La Nuova Sardegna

Rifiuti, i piani dell’isola: addio termovalorizzatore

di Silvia Sanna
Rifiuti, i piani dell’isola: addio termovalorizzatore

La differenziata vola: entro il 2022 uno dei 2 impianti potrebbe essere spento 

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SASSARI. Il ragionamento va capovolto: sbagliato pensare di risolvere il problema costruendo nuovi inceneritori, giusto puntare a un sistema integrato dei rifiuti. Significa potenziare la raccolta differenziata, ridurre la produzione procapite e incentivare il compostaggio. Solo così si rispetta il principio dell’economia circolare, in base alla quale il rifiuto non è quasi mai qualcosa da smaltire in discarica o da ridurre in cenere, al contrario può essere trasformato e riutilizzato. La Sardegna, su questo argomento, può dare lezioni a tanti. Perché l’isola vanta un sistema di gestione integrata dei rifiuti che funziona e garantisce l’autonomia e l’efficienza regionale. «Lo dicono le percentuali raggiunte nelle raccolta differenziata – dice l’assessore regionale all’Ambiente – e l’apprezzamento ottenuto per la qualità della raccolta dai Consorzi che si occupano di compostaggio. I risultati raggiunti sono confortanti e ci permettono di tracciare nuovi obiettivi ancora più ambiziosi». Come quello di eliminare uno dei 2 termovalorizzatori presenti nell’isola, perché con la crescita ulteriore della raccolta differenziata non sarà più necessario».

Sardegna virtuosa. L’isola è sesta nella classifica nazionale della raccolta differenziata: la percentuale ha raggiunto il 63%, «meglio di noi fanno soltanto il Veneto 72,9% ndr), il Trentino Alto Adige, la Lombardia, il Friuli e l’Emilia Romagna», dice l’assessore Spano. La media nazionale è rimasta molto indietro, soprattutto a causa del Sud Italia che arranca: la percentuale è del 52,5%, dunque lontanissima dal 65% predicato dall’Europa. L’isola invece è lì, a un passo dal superamento di quella soglia: «L’attuale percentuale – aggiunge l’esponente della giunta Pigliaru – è destinata a salire velocemente perché le aree metropolitane stanno passando al sistema porta a porta che dà una spinta notevole». Il piano regionale della gestione dei rifiuti ha già stabilito i prossimi step: «L’obiettivo di raccolta differenziata è stato innalzato sino all’80% nel 2022 e contiamo di raggiungere l’obiettivo di 70% di riciclo entro lo stesso anno». Non solo: «Vogliamo ridurre del 10% la produzione di rifiuti urbani rispetto al 2010». Il processo è ben avviato: da qualche anno le quantità procapite si sono assottigliate: da 470 a 433 chilogrammi di rifiuti all’anno, con l’obiettivo fissato a 415 chili entro il 2022 sempre più vicino.

Le buone pratiche. I buoni risultati ottenuti sono frutto di azioni diversificate e strategiche, messe in campo «basandosi sulle migliori pratiche di gestione a livello europeo», dice l’assessore Spano. Ecco qualche esempio: «Senza dubbio merita rilievo il sistema di premialità/penalità sulla tariffa di smaltimento del secco indifferenziato – spiega – in funzione del raggiungimento di determinate percentuali di raccolta differenziata, calcolate considerando la frazione organica, gli imballaggi e i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Recentemente – aggiunge l’assessore – abbiamo semplificato il sistema di vantaggio dei comuni virtuosi». E poi: «Un ulteriore elemento rilevante che ci ha consentito il raggiungimento dei risultati è stata la realizzazione di interventi di efficientamento della rete di impianti di compostaggio, distribuiti omogeneamente su tutto il territorio regionale, e che ci ha consentito di ridurre al minimo gli scarti e incentivare al contrario il recupero della frazione organica».

Termovalorizzatori. La prima precisazione riguarda i nomi: c’è una differenza tra inceneritore e termovalorizzatore, perché il primo trasforma il rifiuto in cenere, l’altro invece dal rifiuto ricava energia elettrica e termica. Dunque, all’interno del circuito dell’economia circolare, la termovalorizzazione del rifiuto sta al quinto posto della scala, prima del conferimento in discarica e il successivo incenerimento, che occupa l’ultimo gradino. In Sardegna sono operativi due termovalorizzatori: il più piccolo a Macomer nella zona industriale di Tossilo, il più grande al Tecnocasic di Macchiareddu. «Nel nostro sistema regionale – dice l’assessore Donatella Spano – il termovalorizzatore costituisce l’anello finale e residuale della gestione dei rifiuti. Il Piano regionale prevede 2 impianti in maniera transitoria ma si arriverà ad un unico impianto quando si raggiungeranno gli obiettivi dell'80% di raccolta differenziata previsti dal piano». Dunque mai come in questo periodo è impensabile parlare della costruzione di un nuovo impianto. Grazie ai risultati raggiunti è stata scongiurata l’ipotesi che si era affacciata nel 2016, quando la percentuale di differenziata superava appena il 50% e l’allora ministro all’Ambiente aveva ipotizzato che l’isola potesse ospitare uno degli 8 nuovi impianti previsti in ambito nazionale. Ora l’argomento è tornato di stretta attualità ma la Sardegna, forte dei suoi numeri, si chiama fuori.

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