La Nuova Sardegna

«No alla violenza, dovevo andare a Orune»

«No alla violenza, dovevo andare a Orune»

«Se penso che avevo acquistato un paio di scarpette rosse per andare a Orune e partecipare, in incognito, alla manifestazione contro la violenza di genere, mi sento male. Invece mi sono ritrovata con...

18 dicembre 2018
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«Se penso che avevo acquistato un paio di scarpette rosse per andare a Orune e partecipare, in incognito, alla manifestazione contro la violenza di genere, mi sento male. Invece mi sono ritrovata con una lesione alle costole, vittima di una violenza inqualificabile». Sono le parole di Mara Lapia che, dopo l’aggressione di sabato mattina, ha dovuto cambiare i programmi e domenica è rimasta, dolorante e provata, a casa. Eppure l’occasione era di quelle non perdere. Cento donne hanno sfilato in costume contro la violenza sulle donne, nella giornata clou di Cortes apertas a Orune nell’ultima tappa del circuito «Autunno in Barbagia» dell’Aspen-Confcommercio nuorese. Cento donne di tutte le età hanno detto no, seppure silenziosamente, alla violenza di genere con in mano un cesto pieno di prodotti tipici, il fiocco rosso al petto e le scarpe rosse diventate il simbolo della lotta contro il femminicidio. Ognuna di queste donne ha portato tra le mani un cestino d’asfodelo con all'interno anche trenta cuori in tessuto rosso, quante sono state le vittime di violenza. E in questa occasione si è scelto di far partire un messaggio di speranza dalle donne rivolto alle donne. Per Orune ma anche per l’intero territorio è stato un momento importante di condivisione e di sensibilizzazione, un progetto partito qualche giorno fa dal capoluogo barbaricino con il posizionamento di una panchina rossa, altro simbolo della lotta contro gli abusi sulle donne, nella centralissima piazza Vittorio Emanuele. «Mi sarebbe piaciuto essere lì, tra le altre donne per dire no a un fenomeno odioso – conclude a questo riguardo la parlamentare pentastellata – ma le occasioni per sostenere la lotta contro la violenza di genere di certo non mancheranno». La sua battaglia proseguirà, probabilmente, non solo nelle aule del Parlamento italiano ma anche in un’aula di giustizia del tribunale di Nuoro. (g.f.)

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