La Nuova Sardegna

Todde frena sul metano e sposa l’elettrodotto

Todde frena sul metano e sposa l’elettrodotto

La sottosegretaria al Mise (M5s) ha incontrato la Regione, i sindacati e le imprese «La Dorsale non è tutto ma possiamo mediare». L’assessora Pili: risposte subito

12 ottobre 2019
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CAGLIARI. Non c’è nulla da fare: al governo Conte-bis, ma era lo stesso col precedente, non piace che il metano cominci a spopolare fra uno due anni anche in Sardegna. Se una settimana fa il premier aveva frenato – «Vedremo, ci sono delle ottime alternative, l’elettrodotto» – la sottosegretaria del ministero per lo sviluppo economico Alessandra Todde, nuorese, in quota Cinque stelle, ha continuato a premere sullo stesso pedale. Alla fine dell’annunciato vertice, all’assessorato all’industria, con dall’altra parte del tavolo Regione, sindacati e imprese, s’è fatta scudo con un’altra dichiarazione di sbarramento o quasi. «All’inizio della riunione, ho chiesto a tutti di valutare il tema dell’energia, che riconosco essere un’emergenza in Sardegna, ma senza pregiudizi, senza proporre modelli preconfezionati di cui semmai ci si è innamorati tempo fa, mentre oggi esiste altro. Credo che si debbano prendere in considerazione tutte le possibili soluzioni, per capire, dopo un confronto a tutto campo, quale sia la migliore dal punto di vista della sostenibilità e dell'utilità». Non è stato però un muro contro muro, perché ha aggiunto: «Sono venuta per ascoltare e sono pronta a mediare, nell’interesse della mia terra, perché al più presto riprenda il tavolo nazionale sull’energia dedicato alla Sardegna». Però, queste sue dichiarazioni un altro muretto comunque l’hanno tirato su. Soprattutto attorno alla futura rete di distribuzione del gas naturale liquido, la Dorsale, considerata un «errore storico terribile» anche dagli ambientalisti, a cominciare da Legambiente, fino ai ragazzi ecologisti dei Fridays for future. Sul fronte opposto Regione, sindacati e imprese, che invece sollecitano il metano prima di qualunque altra alternativa. Tant’è che la sottosegretaria s’è persino dichiarata stupita di quest’accordo in blocco: «Non capita spesso – ha sottolineato – sentire la stessa richiesta (dal metano ai rigassificatori) arrivare da parti di solito contrapposte». Forse il suo primo approccio con la Sardegna delle vertenze, nei prossimi giorni riceverà dal ministro la delega per gestire diversi tavoli di crisi, è stato segnato anche da un inaspettato faccia a faccia, davanti all’assessorato, con Antonello Pirotto. È il capopopolo degli operai dell’Eurallumina, una delle industrie che se non avrà una montagna di energia, ovviamente pulita, non riaprirà più. Quando il sindacalista le ha detto: «Ora che siamo a un passo dal ritornare in fabbrica, non ci faremo certo licenziare per colpa dei dubbi di questo Governo», Alessandra Todde ha risposto: «Ma sa che se il metano arriva, arriverà tra 10 anni? Non è che i tubi si poggiano in un giorno». Poi aggiungerà, alla fine del vertice, «Ricordo a tutti che il premier, qui a Cagliari, ha parlato di elettrodotto, mentre per il metanodotto i pezzi da mettere assieme sono tanti: navi gasiere, rigassificatori, depositi e anche i tubi. Quindi, come vedete, la Dorsale è solo un pezzo di questo sistema». È un sistema complesso che però i sindacati hanno spiegato nel dettaglio al prefetto di Cagliari, sotto le finestre c’erano 200 operai, per accelerare «nuovi e indispensabili contatti» fra il Governo e la Sardegna. Michele Carrus della Cgil è stato diretto: «Il piano che la Sardegna propone, in cui il metano ha un ruolo decisivo, perché è questa l’unica possibilità che abbiamo per dire addio al carbone nel 2030, e non nel 2025 come ci vogliono imporre, è addirittura più efficiente e ambizioso di quello nazionale. Noi, solo con questa transizione sostenibile, possiamo azzerare le emissioni di Co2 10 anni prima della scadenza europea: nel 2040 invece del 2050». Dopo il vertice in Regione, Alessandra Todde dirà: «Questo Governo sarà comunque e sempre un interlocutore serio e molto attento». L’assessora all’industria, Anita Pili, invece chiuderà con parole cariche di speranza: «La disponibilità dimostrata dalla sottosegretaria m’induce all'ottimismo, ma è necessario che da Roma, oggi più che mai, arrivino risposte certe in tempi brevissimi». (ua)

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