La Nuova Sardegna

Una Caretta caretta nasce a San Teodoro. L'area marina protetta: allarme clima

di Roberto Petretto
Una Caretta caretta nasce a San Teodoro. L'area marina protetta: allarme clima

Gli esperti: deposizioni di uova segnalate sempre più a nord può essere colpa del crescente riscaldamento del mare

22 ottobre 2019
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SAN TEODORO. Uno scricciolo così minuscolo eppure così importante: nuota, si immerge e risale nelle acque cristalline dell’Area marina protetta di Tavolara. È un esemplare di tartaruga Caretta caretta che, a differenza dei tanti ritrovati, curati e rimessi in libertà dalla Rete regionale di tutela della fauna marina, è unico. La sua particolarità è che è nato al massimo un paio di giorni fa. Ed è nato da questa parti, nella spiaggia di Lu Impostu (San Teodoro). È la prima volta che una tartaruga di quella specie si spinge tanto a nord per deporre le uova. O, almeno, è il primo caso realmente accertato, anche se in passato c’erano state segnalazioni (mai confermate) di nidiate a Berchida e a Siniscola.

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Perchè il ritrovamento è importante dal punto di vista scientifico, anche se non rappresenta un segnale positivo per l’ambiente? «La Caretta caretta – spiega Augusto Navove, direttore dell’Amp di Tavolara – originariamente nidificava nel nord Africa. Col tempo si sono registrate presenze in Sicilia, soprattutto a Lampedusa, e poi anche in Sardegna, nella parte sud. È la prima volta che viene accertata la nidificazione sulle coste nord dell’isola. Può essere il segno del riscaldamento del mare, soprattutto in una stagione come questa dove abbiamo ancora 26 gradi in acqua. Ma può essere anche il segno di un maggiore livello di attenzione. Di sicuro la comunità scientifica è in fermento dopo questo ritrovamento».

Il ritrovamento, per la verità, è doppio. Il primo è avvenuto domenica quando una piccolissima tartaruga è stata trovata da una signora nella spiaggia di Lu Impostu. Il personale dell’Amp, ricevuta la segnalazione, è piombato sul posto insieme alla Forestale della stazione di Siniscola, per valutare la situazione. Bisognava agire con attenzione: la piccola tartaruga non riusciva a guadagnare il mare perché soffiava un vento di scirocco che la ricacciava in riva. Così il direttore dell’Amp, Augusto Navone, sentito lo staff e i referenti del Centro di recupero delle tartarughe marine del Sinis, ha deciso di liberare la tartarughina all’imbrunire, per proteggerla da eventuali predatori, e in una zona ridossata, a Capo Coda Cavallo.

Ma la storia non è finita: ieri all’Amp è arrivata una seconda segnalazione da parte di una signora che ha raccontato di aver trovato, sempre domenica e sempre a Lu Impostu, 12 piccole tartarughe, di cui una sola viva. La signora aveva segnalato la cosa alla guardia costiera, ricevendo l’indicazione di mettere in mare gli esemplari. «Peccato – dice Augusto Navone – forse avremmo potuto fare qualcosa per l’esemplare sopravvissuto e avremmo potuto studiare gli altri».

Il personale dell’Amp ha continuato le ricerche: le nidiate delle tartarughe Caretta caretta di solito si schiudono in tre fasi quindi è possibile che altri piccoli tentino di guadagnare il mare. Durante la perlustrazione di ieri un ambulante ha segnalato di aver avvistato una tartarughina nella spiaggia di Cala Brandinchi, sempre a San Teodoro. Gli specialisti dell’Area marina protetta si sono spostati in quella zona e hanno trovato l’esemplare in vita. Oggi verrà liberato con tutta una serie di precauzioni che gli possano consentire di evitare pericoli e guadagnare il mare aperto.

«Le aree marine protette della Sardegna – spiega Navone – agiscono in base a un accordo con l’assessorato regionale alla Difesa dell’ambiente, che stabilisce il riconoscimento di ambiti territoriali per il recupero della fauna marina selvatica in difficoltà».
 

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