La Nuova Sardegna

La ministra dell'agricoltura: «Stop al latte sottocosto, difendiamo i nostri pastori»

di Luca Rojch
La ministra Teresa Bellanova
La ministra Teresa Bellanova

Teresa Bellanova interviene sulla vertenza del pecorino: portiamo avanti i contratti pluriennali

28 ottobre 2019
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Un esordio senza passerella per la ministra Teresa Bellanova. Martedì sarà nell’isola, ma troverà più pastori che politici ad attenderla. Per lei subito la più esplosiva delle vertenze, quella sul prezzo del latte. Ma il clima ad alta tensione non spaventa la Bellanova, che ha un passato da sindacalista dei braccianti. Dovrà dare subito risposte ad allevatori e produttori. E lei dimostra subito di avere già una road map tracciata.

Ministro, il governatore della Sardegna Christian Solinas chiede l’attivazione di un tavolo nazionale per la vertenza del latte che rischia di degenerare in una nuova protesta. Cosa farà?

«Martedì sarò in Sardegna per incontrare tutte le rappresentanze della filiera del latte ovino. Stiamo lavorando a livello nazionale per dare risposte concrete, non ci sottraiamo alle responsabilità ma chiediamo a tutti un passo in avanti. Partendo da un principio: il reddito dei pastori va tutelato anche attraverso un'attenta verifica del rispetto del divieto di vendita palesemente sotto i costi di produzione».

La vertenza sul prezzo del latte sta per esplodere. Si parlava di un saldo a un euro per litro per la fine dell’anno, ma per ora questa cifra sembra lontana e i pastori riprendono la mobilitazione.

«Essere arrivati alle proteste di piazza è stata una sconfitta per le istituzioni. Dobbiamo evitare che accada di nuovo. Sul prezzo per mia abitudine non sono abituata a vendere chiacchiere, ma assicuro che il mio impegno personale è massimo. In riunione voglio ascoltare le posizioni e dire cosa stiamo facendo di utile. Perché qui non si tratta di affrontare le prossime settimane ma di dare stabilità a una filiera che è sinonimo di Sardegna, di Italia, nel mondo».

Consorzio del pecorino, Coldiretti dovrebbero collaborare per costruire una filiera certificata del pecorino romano. Ma al contrario si querelano per calunnia.

«È il momento della responsabilità, guardiamo al futuro. Maggiore calma da parte di tutti credo aiuterà a risolvere problemi che si trascinano da anni».

Non c’è accordo sui tetti di produzione del pecorino, né su quelli di produzione del latte.

«Lo strumento della programmazione produttiva deve aiutare ognuno ad avere una migliore remunerazione. Per questo vogliamo proporre un cambio di approccio attraverso la sottoscrizione di contratti di filiera pluriennali. Stanno funzionando in tante realtà, proviamo anche con il pecorino».

Teme che i dazi imposti dagli Usa possano danneggiare i prodotti sardi, su tutti il pecorino?

«Per ora il pericolo è scampato. L'aumento del 300% degli ordini negli ultimi mesi dice quanto gli americani abbiano voglia di made in Italy e siano in disaccordo con le politiche di Trump. Noi vogliamo portare ancora più Pecorino romano dop, ancora più dieta mediterranea negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Ho scritto al presidente Conte e al Ministro Di Maio proprio per una campagna di promozione straordinaria contro il falso e per l'autentica eccellenza agroalimentare italiana».

In questi anni i pagamenti legati al Piano di sviluppo Rurale sono sempre stati difficoltosi. Questo è diventato uno dei maggiori problemi dell’agricoltura sarda. Come vuole intervenire?

«Intanto dando piena disponibilità dei tecnici del Ministero per supportare le regioni in ritardo di spesa e poi dicendo che anche su questo fronte dobbiamo cambiare. Dobbiamo ascoltare di più le imprese prima di scrivere le misure dei Psr. Il piano strategico nazionale della nuova Pac post 2020 potrà essere un valido aiuto. E vogliamo scriverlo con la partecipazione dal basso. Mi faccia dire anche che sul bilancio europeo ci faremo sentire: no a tagli all'agricoltura. Non possono essere i nostri produttori a pagare la Brexit, dopo aver lasciato 1 miliardo di euro all'embargo russo e dover affrontare ora i dazi made in Trump».

I cambiamenti climatici influiscono in modo pesante sul sistema produttivo del mondo agricolo in Sardegna. Alluvioni e grandi periodi di siccità, e anche i rimborsi per chi ha subito dei danni hanno tempi infiniti. Spesso arrivano quando l’azienda è già stata chiusa.

«L'ho detto anche in Parlamento. La crisi climatica è in atto. L'agricoltura è uno dei settori più esposti, ma deve essere anche uno dei motori della soluzione. Per questo credo debbano aumentare gli investimenti nella prevenzione, dalle assicurazioni all'impiego di tecnologie che aiutino nell'adattamento climatico. E poi ricerca. Sulle colture mediterranee».

Nell’isola si è quasi riusciti nel miracolo di eradicare la peste suina africana, ma resta il blocco per l’esportazione delle carni. Una voce importante per molte aziende. Cosa intende fare?

«Ho chiesto un approfondimento su questo tema, perché oggi la peste suina sta colpendo duramente la Cina con ripercussioni in tutto il mondo sulla filiera suinicola. È un problema da affrontare anche a livello europeo».

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative