La Nuova Sardegna

Sardara attende il ritorno di Matteo morto a Parma sul lavoro

Sardara attende il ritorno di Matteo morto a Parma sul lavoro

Il ricordo del maestro: «Era un bravo ragazzo»

04 novembre 2019
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SARDARA. Tutto il paese aspetta il ritorno di Matteo Loi, il giovane emigrato 31enne andato via da Sardara tre anni fa assieme alla ragazza per lavorare in una impresa di movimento terra. Purtroppo ri tornerà chiuso in una bara: Matteo è morto giovedì pomeriggio 31 ottobre, a Monchio delle Corti, in provincia di Parma, mentre, nella nebbia più fitta, lavorava con un escavatore per mettere in sicurezza una stradina di montagna che collega il comune sull’Appennino tosco-emiliano alla sua frazione di Antria. Il pesante mezzo, da cui era sceso un attimo, si è mosso da solo e lo ha travolto e schiacciato contro un muretto di contenimento. «Matteo era un gran lavoratore e lo ha dimostrato anche in quel nebbioso cantiere che gli ha tolto il sole e la vita – commenta addolorato e con tanta tristezza Angelo Mascia, suo insegnante di materie letterarie alle scuole medie ed ex sindaco –. Quando l’ho conosciuto da alunno era un ragazzo buono come sanno esserlo i ragazzi di 13 anni. Matteo resterà per sempre nel cuore della mamma, delle sorelle, dei parenti, ma anche in quello di chi, come me, ha fatto un tratto di strada con lui».

Lo ricorda anche un ex sindaco, Giorgio Zucca, che con la famiglia di Matteo ha sempre avuto un ottimo rapporto. «Una famiglia di gente perbene – dice Zucca –, tutti grandi lavoratori, gente stimata. Matteo è dovuto andar via per avere un lavoro sicuro e costruirsi una vita dignitosa. Sono, e siamo, veramente addolorati». La notizia della tragica morte del giovane emigrato è rimbalzata in tutto il paese già nel primo mattino nel giorni di Ognissanti. La famiglia era stata informata intorno alle 20 di giovedì sera, poche ore dopo la disgrazia capitata al loro Matteo, quarto di cinque figli e unico maschio rimasto in famiglia dopo la scomparsa del padre, una decina d’anni fa. Due cognati sono partiti per Parma e faranno rientro in paese con la salma, forse oggi o domani.

Intanto crescono le polemiche e il rammarico per i soccorsi dopo l’incidente. La nebbia ha impedito all’elisoccorso di alzarsi in volo e l’ambulanza ha impiegato tempi non accettabili per percorrere i 70 chilometri di tortuosa strada di montagna e arrivare in ospedale a Parma. Quando è arrivato nel nosocomio parmense, Matteo era ancora vivo. Ma il trauma toracico riportato nello schiacciamento da parte dell’escavatore ha causato lesioni interne che forse, con un intervento di soccorso più rapido ed efficace, non sarebbero diventate letali.(l.on)

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