La Nuova Sardegna

M5s: no alla dorsale del gas Pili: abbiamo speso milioni

M5s: no alla dorsale del gas Pili: abbiamo speso milioni

La sottosegretaria Todde e il viceministro Buffagni: «Opera inutile e costosa» L’assessora all’Industria: «Quale è l’alternativa? Subito il confronto col governo»

17 novembre 2019
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SASSARI. L’accordo non si trova e la questione energia rischia di finire nel mezzo di un pantano. Il Movimento 5 stelle preferisce l’elettrodotto Sicilia-Sardegnama dice sì al metano in Sardegna: a patto però che la distribuzione non avvenga attraverso la dorsale, opera giudicata costosa e inutile. Una posizione netta ribadita da Alessandra Todde e Stefano Buffagni, rispettivamente sottosegretario e vice ministro al Mise. I due esponenti del Movimento hanno partecipato alla presentazione del progetto Aria alla ex Carbosulcis e ribadito la contrarietà alla dorsale all’assessora regionale all’Industria Anita Pili. Che invece, in sintonia con il governatore Christian Solinas, punta con decisione alla realizzazione della linea nord-sud. E ora, dopo l’ennesimo no, pretende chiarezza e chiede un tavolo di confronto con il Governo.

M5s: no alla dorsale. «Ho lavorato a quattro progetti diversi di metanodotti, so cos'è una dorsale e cosa implica: viene fatta nella misura in cui è necessaria». Così la sottosegretaria Todde: «In Sardegna abbiamo poli industriali ben delimitati come Macchiareddu, Portovesme, Porto Torres e la dorsale è un'infrastruttura che giustifica il suo costo solo se viene dimostrato che dal punto di vista dell'utilità è imprescindibile». Però, metanodotto a parte, «non abbiamo preclusioni per il gnl», ha chiarito la sottosegretaria. Per poi aggiungere: la priorità devono essere tariffe basse per le industrie e le famiglie». D’accordo il viceministro Buffagni: «È fondamentale garantire la diminuzione delle tariffe per i cittadini, ma all'interno di un progetto complessivo: crediamo che in questo momento l'elettrodotto sia la soluzione migliore e più rapida». Il collegamento tra la Sicilia e Sardegna è quello sponsorizzato con forza da mesi dal premier Giuseppe Conte.

La Regione: serve chiarezza. È chiaro che le risposte arrivate non erano quelle sperate dall’assessore all’Industria Anita Pili. Che però non ha alcune intenzione di mollare la presa. «Chiediamo che sia riaperto un tavolo di confronto in cui il governo dica qual è il futuro della transizione energetica dell'isola», spiega l’esponente della giunta Solinas. Che ricorda gli investimenti fatti sinora «per infrastrutturare la Sardegna, parlo dei milioni spesi per i bacini del gas. Ora – incalza l'assessora – devono dirci perché queste risorse pubbliche non dovranno essere utilizzate attraverso l'arrivo del metano con la dorsale che loro non vogliono portare avanti. Serve chiarezza, concretezza e responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche». Ancora: «Se il metano non è per loro la soluzione ideale, ci dicano qual è l'alternativa concreta: come sardi chiediamo gli stessi diritti dei cittadini della Penisola». Sull’ipotesi elettrodotto: «È una struttura necessaria per garantire la stabilità energetica dell'intero Paese, ma non equivale all'arrivo del metano in Sardegna. Sono due cose distinte. A noi il metano serve per affrontare la transizione energetica e arrivare all'obiettivo del 2050 con energia prodotta da fonti rinnovabili».

Sider Alloys. Sempre sul fronte energia ci sono buone notizie invece all’orizzonte per Sider Alloys, l’ex Alcoa di Portovesme. La fabbrica dell’alluminio rilevata dal fondo svizzero è ferma in attesa che si raggiunga l’accordo promesso dal governo sul prezzo dell’energia. Secondo la sottosegretaria Todde la soluzione è vicina. «Con l'azienda abbiamo fissato degli incontri per la prossima settimana con l'obiettivo di firmare il memorandum d'intesa», ha detto l'esponente del M5s che ha incontrato, oltre ai lavoratori e ai sindacati metalmeccanici, anche l'ad della multinazionale svizzera Giuseppe Mannina e il responsabile Energia dell'azienda, Gaetano Libia. Una schiarita accolta con soddisfazione anche dai sindacati, in allarme per la sorte dei lavoratori, circa 900, in stand by in attesa della ripartenza degli mpianti. (si. sa.)

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