La Nuova Sardegna

Metano, Carrus: «Il no alla dorsale è una scelta contro i sardi»

di Alessandro Pirina
Metano, Carrus: «Il no alla dorsale è una scelta contro i sardi»

Il segretario della Cgil: «Un’opera pubblica fondamentale, non ci sono alternative. Il governo non può decidere da solo sulla nostra testa, Solinas si faccia valere»

22 novembre 2019
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SASSARI. Per Michele Carrus quella del metano è la battaglia della vita. Dei sardi, non della sua. Da sempre la Cgil è schierata per la metanizzazione dell’isola, per una rivoluzione energetica che riduca le bollette dei cittadini e renda più competitiva l’economia sarda. Un traguardo a un passo, se non fosse che al governo non tutti sono d’accordo sulla Dorsale. Una posizione, in particolare quella del premier Giuseppe Conte e della sottosegretaria sarda dei 5 stelle Alessandra Todde, che manda su tutte le furie il segretario. «Mi sembra una commedia degli equivoci alimentata ad arte – attacca Carrus –. C’è un piano approvato dal governo che a sua volta ha stipulato un accordo di programma con la Regione. L’infrastrutturazione è essenziale, perché noi ne siamo privi. Il gas arriverà non con un tubo sottomarino ma con navi metaniere e verrà distribuito nei bacini in cui la rete è organizzata e da cui ne trarranno giovamento famiglie e imprese».

Opera pubblica. La metanizzazione della Sardegna è per il numero uno della Cgil l’affermazione del principio del controllo pubblico della risorsa. «Con la realizzazione della Dorsale l’infrastruttura resta in mano pubblica. Il che ci consente la sicurezza dell’approvvigionamento, della stabilità del sistema, del prezzo per l’utenza all’interno di un ambito tariffario complessivo. Finalmente – dice Carrus – avremo restituito ai sardi e al sistema economico dell’isola condizioni di pari opportunità con il resto del Paese». Carrus esalta anche il Piano energetico della Sardegna, approvato nella passata legislatura. «Coltiva obiettivi più efficaci e ha ambizioni maggiori di quello nazionale. Prevede una riduzione delle emissioni del 90 per cento entro il 2040, quello nazionale dell’80 entro il 2050. Per fare questo c’è bisogno di efficienza energetica degli edifici, mobilità sostenibile, reti intelligenti, per fare in modo che vengano ridotte del 50 per cento le emissioni climalteranti associate ai consumi entro il 2030. Ma tutta questa strategia si fonda sul piano di metanizzazione. Come nel resto d’Italia».

La posizione del governo. La Sardegna però è stata messa in stand by. Nel Piano integrato per l’energia - Pniec - l’isola è stata stralciata e si sono ipotizzati scenari alternativi. «Il premier e la sottosegretaria Todde dicono: noi abbiamo un’opzione alternativa. Ma non si capisce quale. E comunque si tratta sempre di ipotesi di lungo periodo. Perché in realtà chi dice di volere alternative alla Dorsale sta proponendo di andare avanti a carbone. Ciò che Conte e Todde propongono è devastante. Fare depositi costieri al servizio delle reti vicine significa dire che le grandi imprese energivore avrebbero il metano, mentre tutti gli altri verrebbero sacrificati da questo disegno. In questo modo si sta decidendo di abbandonare al proprio destino le zone interne. Se i cittadini vorranno il metano dovranno comprarselo a un prezzo esorbitante dal furgoncino. Di fatto avremmo un monopolio tra deposito costiero e distributore. Non ci sto all’idea di abbandonare la Sardegna a se stessa perché qualcuno ha una posizione ideologica».

Elettrodotto bocciato. Carrus bolla come «una panzana» la proposta di Conte dell’elettrodotto tra Sicilia e Sardegna. «A noi non serve a nulla, ma solo a garantire la rete siciliana. La Sardegna è già in eccedenza di produzione di energia elettrica, sarebbe un transito per il Nord. Senza contare che l’elettrodotto, ammesso che si possa fare domani, avrebbe bisogno di altre due opere colossali: uno stabilizzatore come quello di Codrongianos al sud, opera da centinaia di milioni, e una nuova capacità di generazione a gas di almeno 400 megawatt, che la può dare solo una rete infrastrutturale. Insomma - a dirlo è il Piano voluto dal governo - l’elettrodotto richiede la metanizzazione».

Appello alla Regione. Carrus parla della Dorsale come di un’opera che, con l’ok del governo, potrebbe essere pronta entro la fine del 2021. «L’opera è già approvata fino a Oristano, Enura ha detto che la realizzerà in 11 mesi. In teoria il primo step sarà pronto entro due anni. Un’opera per nulla impattante, che lascerà i terreni liberi per uso agricolo, e che sarà realizzata con tecniche avanzate. Un investimento sul futuro dal costo di circa 1,5 miliardi. L’elettrodotto da solo ne costerebbe 3 di miliardi». Di qui l’appello di Carrus alla Regione. «Certe decisioni il governo non le può prendere da solo sulla testa dei sardi. Il governatore Solinas dica che è ora di piantarla. Forse – conclude Carrus – anche lui dovrebbe partecipare a meno manifestazioni della Lega e più alle nostre. In questo modo avrebbe maggiore forza nel rapporto dialettico con il governo».
 

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