La Nuova Sardegna

Bomba sulla porta di casa: «Poteva ucciderci tutti»

di Daniela Deriu
Bomba sulla porta di casa: «Poteva ucciderci tutti»

Attentato notturno contro l’abitazione di un dipendente del caseificio Pinna

04 dicembre 2019
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TORRALBA. É una bomba che poteva uccidere quella collocata in pieno centro a Torralba. L’ordigno è esploso alle 22,30 di lunedì proprio davanti all’ingresso di una casa su due piani di via Grazia Deledda dove abitano Giovanni Murru e la moglie Maria Domenica Carta. Il portoncino di sicurezza è stato proiettato a diversi metri di distanza, lo sportellino del contatore “sparato” come un proiettile. E poi tutto intorno vetri e pezzi di cemento. Salve per miracolo la figlia della coppia e una passante che teneva il figlio, di soli otto anni, per mano.

Giovanni Murru e la moglie Maria Domenica erano in casa al momento dell’esplosione: i coniugi risiedono al secondo piano della casa con i genitori della donna. A parte il grande spavento per l’attentato, fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Solo tanta paura.

Sul posto sono immediatamente accorsi i carabinieri di Torralba che hanno avviato le indagini insieme ai colleghi della compagnia di Bonorva e del Reparto operativo del comando provinciale di Sassari.

Giovanni Murru è un dipendente storico dell’azienda Fratelli Pinna di Thiesi e - dalle prime indiscrezioni trapelate -, pare che siano stati raccolti elementi investigativi a sostegno della pista alle tensioni che gravano sulla vicenda relative alla produzione e vendita del latte. Murru si occupa degli aspetti burocratici dell’azienda e avrebbe rapporti diretti con i fornitori.

«Sappiamo che la potenza della bomba ha scaraventato contro il muretto madre e figlio che stavano passando lì vicino». É un misto di terrore e incredulità quello che stiamo vivendo. Ci sta crollando il mondo addosso». Giovanni Murru (di Thiesi) e la moglie Maria Domenica Carta (che tutti conoscono come Mimma, di Torralba) hanno subito realizzato la portata dell’attentato e la tragedia evitata solo per una casualità. Prende fiato Mimma, e con la voce stanca spiega: «Solo dieci minuti prima dell’esplosione della bomba, mia figlia Roberta era uscita di casa per andare via – spiega –. Sarebbero stati sufficienti pochi minuti e oggi saremmo qui a raccontare di una tragedia. Ora ho la casa sottosopra perché la potenza della bomba era talmente forte che ha buttato a terra il portone blindato del piano terra e quello del secondo piano». Nessun ferito, è vero, ma tanta paura per la famiglia vittima dell’attentato e per tutto il vicinato. Un rumore fortissimo ha rotto il silenzio del piccolo centro del Meilogu. «Sono stati colpiti tutti i vicini – prosegue Mimma Carta – finestre e vetri delle auto sono andati in frantumi».

«Abbiamo sentito un boato fortissimo e per quanto ci sembrasse assurdo, abbiamo subito pensato a una bomba», ha dichiarato una vicina di casa. Del terribile episodio rimane, oltre il dolore della famiglia, il terrore di una comunità ancora incredula per l’accaduto.

Gli effetti dell’esplosione hanno generato danni nel raggio di alcune decine di metri, interessando oltre alle case anche le auto parcheggiate nelle vicinanze.

E a freddo, appare ancora più chiaro che quella bomba poteva uccidere. La casa della coppia si trova, infatti, a pochissimi metri da una piazzetta dove sono soliti sostare i ragazzi la sera per scambiare due chiacchiere prima di tornare a casa.

Lunedì notte data la chiusura del bar-cinema “Carlo Felice”, per fortuna, nella piazza Manzoni nessuno dei ragazzi è trattenuto lì. Altrimenti si sarebbe dovuta raccontare tutta un’altra storia.

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