La Nuova Sardegna

Insegnante sparito: un giallo, si teme il suicidio

Insegnante sparito: un giallo, si teme il suicidio

Il pm ha iscritto un fascicolo per omicidio solo per ragioni tecniche. E anche di Farris nessuna traccia

05 dicembre 2019
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CAGLIARI. Non c’è un solo elemento che autorizzi a ipotizzare un omicidio, la sparizione del maestro di Assemini Marco Frau (52 anni) lascia uno spazio reale soltanto a una possibilità non meno tragica: il suicidio. La decisione assunta dal sostituto procuratore Sandro Pili di iscrivere il fascicolo contro ignoti per omicidio è legata all’esigenza dei carabinieri di compiere una serie di accertamenti tecnici altrimenti impossibili, un’attività investigativa che a oltre un mese e mezzo dalla scomparsa dell’insegnante entra nella fase cruciale senza che nel frattempo sia emerso nulla che richiami con margini di attendibilità accettabili al delitto. Le sole certezze riguardano la vita privata di Frau e quanto è stato trovato al momento dell’uscita di scena: situazione sentimentale complessa, qualche problema personale ma almeno in apparenza nulla di grave, nulla che lasciasse temere un gesto estremo. La scelta di togliersi la vita appartiene però a una dimensione insondabile, ogni tentativo di spiegare assume contenuti arbitrari.

La sua abitazione di via Pola, quando è sparito, è stata trovata in ordine ma alcuni elementi fanno pensare alla pianificazione di un addio: l’avvocato Fausto Argiolas, che tutela i familiari, ha confermato che Frau ha lasciato sul tavolo il telefonino cellulare, gli occhiali, il portafogli e le chiavi. Si può credere a un’uscita di casa normale se non ha sentito il bisogno di portare con sè gli oggetti indispensabili? Nell’appartamento sono rimasti anche i cani e i gatti che da anni gli facevano compagnia, ma nessuna lettera, nulla che possa confermare platealmente la tesi del suicidio.

Eppure quest’ennesimo giallo non sembra avere altre soluzioni: gli investigatori sono convinti che si sia allontanato da casa liberamente, come è stato ipotizzato fin dalle prime ore dopo la scomparsa, ma non per incontrare qualcuno o per qualche ragione legata alla quotidianità: l’idea sarebbe stata di realizzare il progetto del suicidio. Ed è su questa ipotesi che sono impegnati i carabinieri, partendo dai dati contenuti nello smartphone e da altri dettagli raccolti nel corso delle ricerche condotte in questi giorni. Non ci sono testimoni, nessuno che l’abbia visto allontanarsi da casa, nessuno che abbia parlato con lui nelle ultime ore prima della scomparsa e che da lui abbia sentito affermazioni significative. E’ sparito e basta, solo il ritrovamento del corpo potrà far cadere ogni dubbio su quanto è avvenuto.

Nessuna novità neppure su Cristian Farris, il ventisettenne scomparso a Orroli: qui la situazione è meno nebulosa, il procuratore aggiunto Paolo De Angelis indaga per omicidio perché nel passato anche recente del giovane emergono furti e altri reati, un vissuto giudiziario piuttosto intenso che sarebbe sfociato in rapporti tesi con alcuni esponenti della piccola malavita locale. Non c’è ancora una pista definita, resta in cima all’interesse dei carabinieri la vicenda della vendetta, tenuta in piedi da alcuni fatti accertati: alla base ci sarebbe un credito legato a un furto compiuto tempo prima, un furto da 50 mila euro che Farris si sarebbe “dimenticato” di spartire con il complice oppure viceversa. Da qui lo scambio di minacce, concluso nel peggiore dei modi: il giovane potrebbe essere stato eliminato proprio dall'uomo col quale aveva messo a segno il colpo in un'abitazione del centro di Orroli, un colpo ben organizzato e riuscito. Fra le tante voci che circolano anche una che riguarda la tecnica usata per il delitto: l’assassino avrebbe usato una corda per strangolare Farris. Dopo di che avrebbe fatto sparire il corpo, forse con l’aiuto di un complice che ha partecipato alla spartizione postuma del bottino. Solo ipotesi, per ora: l’indagine è in corso. (m.l)

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