La Nuova Sardegna

Sardine, l’isola fa il botto: oltre cinquemila in piazza

di Stefano Ambu
Sardine, l’isola fa il botto: oltre cinquemila in piazza

Pienone alla manifestazione a Cagliari: «Diciamo basta alla politica dell’odio»

08 dicembre 2019
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CAGLIARI. Mai vista piazza Garibaldi così piena. Le Sardine ci sono anche a Cagliari. E sono oltre cinquemila, più o meno la cifra prevista dagli organizzatori sardi del movimento. Che alla questura, quando avevano chiesto l'autorizzazione a fine settembre, erano stati abbastanza prudenti. E nei documenti avevano scritto tremila persone. Ma chi sono queste Sardine? E che cosa vogliono? Ieri le prime risposte. Chi? Facce sconosciute quelle degli organizzatori: Lorenzo Caddeo e Francesco Piseddu, che in realtà guidano un gruppo più ampio, prima di questa manifestazione, non li aveva mai intervistati nessuno. Età media molto bassa, poco sopra i venti anni, quella dei registi dell'operazione. In piazza moltissimi giovani da scuole e Università, ma anche molti cinquantenni e sessantenni. Tante famiglie. Insomma, un po' di tutto. Che cosa vogliono? Una nuova politica. E quindi non è antipolitica. Con progetti e non slogan. Che cosa non vogliono essere? Non vogliono essere fascisti. Odiano il razzismo. E non vogliono slogan: soprattutto le frasi fatte e i luoghi comuni che raccontano una realtà dove la colpa è sempre degli immigrati. Un movimento partito su Facebook con un gruppo di 24mila persone e un evento da 4mila. E che continuerà sulla rete: «Vogliamo costruire qualcosa di importante – hanno detto i promotori al termine del flash mob – ci risentiamo su Facebook».

Sardine non mute. Il clou è stato il canto collettivo di Bella Ciao. Il primo sotto la guida della cantante Claudia Aru, solenne, quasi ipnotico. Poi il bis, quello più ritmato, nella versione riportata nelle piazze e nei cortei dai Modena City Ramblers. Ma attenzione alle false piste. Se alle Sardine sarde si chiede un parere sull'ultima uscita di Francesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, pronta a scendere in piazza con loro il prossimo 14 dicembre, le risposte sono queste. Una, a livello nazionale: «È benvenuto chiunque sia contro il sovranismo». Due, a livello sardo. «Siamo aperti al dialogo – ha detto Caddeo, uno dei promotori, poco prima del via alle danze –, chiunque abbracci il messaggio dell’antiretorica è ben accetto. Chiunque voglia dialogare è benvenuto: a noi interessano i contenuti». Messaggio ribadito durante il flash mob: «Forse chi è in questo momento accanto a voi – è stato urlato in piazza – è partito da un percorso diverso. Ma questo è il momento di stare uniti».

C'è qualcosa che le Sardine, naturalmente munite di pesciolini disegnati, ritagliate e poi tirati su con rudimentali aste di legno o di cartone, hanno in comune: «Basta capri espiatori – queste le parole – basta con il dare le colpe a chi arriva da fuori e ai non allineati. Siamo orgogliosamente contro il fascismo e contro tutte le sue declinazioni». Parole contro odio e contro intolleranza. Persino un gruppetto di contestatori ha potuto esporre tranquillamente un cartello con le scritte «La Sardegna non si inscatola» e sul retro «Parlateci di Bibbiano». Insomma il più classico degli slogan che le Sardine combattono. Lì vicino c'era il parlamentare Andrea Frailis, Pd, che ha risposto a uno di loro: «Di Bibbiano si può parlare sempre, quando volete». Sottolineando - questo il concetto - che nessuno ha mai voluto nascondere nulla. Tra le presenze Pd in piazza anche quella del segretario Emanuele Cani. Confuso tra la folla, non sulle scalinate o sul balcone da dove partivano gli interventi. Niente striscioni, qualche bandiera della pace e tanti cartelli. «Siamo sardine di Sardegna», si legge in un manifesto. Ma il migliore è "Sa die de sa Sardina" - il giorno della sardina - che ricorda in un colpo solo la giornata di ieri è quella in cui si celebra la festa del popolo sardo in ricordo dell'insurrezione del 1794 contro i piemontesi. Poi la musica. Qualche coro per Rino Gaetano (“Ma il cielo è sempre più blu"), il rifacimento della hit di Frankie Hi-nrg "Quelli che ben pensano" rifatta da Marracash e ribattezzata "Quelli che non pensano". Polemicamente dedicata, appunto, a chi non pensa. Primo momento toccante con l'inno sardo "Procurade ‘e moderare", canzone di rivolta contro i feudatari. Poi Bella Ciao, canto di liberazione e liberatorio. No al razzismo. E solidarietà a Liliana Segre: «Quando una donna di 89 anni vive sotto scorta abbiamo perso tutti». Poi l'invito all'isola: «Esistono un’altra Cagliari un’altra Sardegna: andiamo oltre la piazza, mettiamoci insieme. Dobbiamo avere il coraggio di muovere le pinne e costruire una politica senza odio».

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