La Nuova Sardegna

Lo stuntman di Busachi fa impazzire la Germania

Claudio Zoccheddu
Lo stuntman di Busachi fa impazzire la Germania

Valentino Moi gira l’Europa mettendo in scena spettacoli a base di brividi e risate. Ha iniziato guidando un Ape 400 su cui aveva montato il motore di una Kawasaki 

10 dicembre 2019
4 MINUTI DI LETTURA





BUSACHI. Fino a qualche anno fa i social network preferiti dai ragazzini funzionavano a miscela, avevano un motore da 50cc, due ruote alte e una sella. Gli influencer dell’epoca, allora come oggi, cercavano soluzioni per distinguersi dalla massa e un tocco personale garantiva un boom di “likes”, soprattutto quando l’upload si materializzava su un Apecar, apixedda per gli amici. All’epoca Valentino Moi aveva a disposizione quasi tutti gli ingredienti per sfondare: l’officina da fabbro del babbo, una notevole competenza acquisita sul campo e un po’ di tempo libero per mettere a fuoco i suoi progetti: «Mancava solo l’Ape 400, quella bella grande – racconta – ma l’occasione mi capitò presto e non me la feci sfuggire». Perché l’idea di Valentino era un post virale ante litteram: «Montarci sopra un motore di Kawasaki per andare a due ruote». E due ruote non significava la banale impennata in stile Celentano in “Segni particolari, bellissimo”. «È con la macchina che è difficile», diceva il molleggiato rispondendo alla sfida di un motociclista invidioso, e poi alzava il muso della Spider Alfa Romeo. L’Ape di Valentino si metteva di traverso a 45 gradi e camminava così, a un pelo dall’asfalto. Era il primo passo della sua nuova carriera, perché il 45enne di Busachi è uno dei pochissimi stuntman sardi che lavora in giro per il mondo portando il suo spettacolo, la sua simpatia innata e la sua mitica “Kawasape”, come ha battezzato il suo triciclo supersonico mezzo sardo e mezzo giapponese.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.38190634:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.38190634:1653510436/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Gli inizi. Il primo pensiero non era completamente a fuoco sul futuro. Non era facile immaginare un lavoro da stuntman ma la passione per i motori e per l’ingegneria del divertimento c’era eccome: «Sono andato contro tutti per realizzare i miei sogni – spiega Valentino Moi –. Quando ho iniziato con la Kawasape mio padre diceva che stavo perdendo tempo. Lui ha un’officina da fabbro a Busachi, come il padre, e anche io ho iniziato a lavorare là. È anche un esperto di meccanica, costruiva i macchinari per fabbricare quello che ci serviva. Quindi in officina avevo tutto a disposizione, in più avevo fatto profitto dei suoi insegnamenti. Covavo l’idea di comprare un Ape 400 per modificarla come piaceva a me. Quando l’ho fatto, però, ho iniziato di nascosto. Ci lavoravo la sera, quando mio padre rientrava a casa. Poi la sistemavo in un angolo del giardino e la ricoprivo con frasche per non fargliela vedere». La Kawasape stava per nascere ma non aveva ancora un nome: «Avevo appena montato il motore Kawasaki quando ricevetti la visita del maresciallo del paese. Aveva visto le luci accese in officina e pensava ci fossero i ladri. Così si è avvicinato e ha visto la mia Ape. È stato lui a suggerire il nome, mi ha detto “Valentino, chiamala Kawasape”. Mi è piaciuto subito e così ho battezzato la mia creazione preferita».

I primi spettacoli. Costruita e battezzata la Kawasape, non restava che metterla in mostra e studiare qualche evoluzione spericolata: «Ho iniziato a frequentare le sagre di paese con la mia Ape che andava su due ruote. Facevo uno spettacolino, niente di che – confessa Valentino – ma alla gente piaceva e così iniziarono a chiamarmi in diversi posti. L’esordio l’avevo fatto ad Atzara, mi ero divertito tantissimo e si erano divertiti anche gli spettatori, così ho pensato che il mio divertimento potesse funzionare anche come lavoro. Ho iniziato a girare per la Sardegna ottenendo ovunque le stesse reazioni: erano tutti entusiasti». Ma ogni showman che si rispetti deve sempre aggiungere qualcosa: «E io ho aggiunto il personaggio del Dottor K, per fare il verso a Valentino Rossi. Indossavo un camice e avevo anche le mie ombrelline: due manichini acquistati a Oristano. Non potevo permettermi di pagare nessuno, quindi...». La svolta, però, viaggiava sul filo dell’Adsl: «Quando ho aperto la pagina Facebook e la mia Kawasape ha iniziato a farsi conoscere anche fuori dalla Sardegna fino a quando mi hanno invitato per un’esibizione a Pontedera, in Toscana. È stato un boom e hanno continuato a chiamarmi. Ho avuto anche problemi, come quella volta che mi si guastarono tutti i mezzi e allora ho fatto lo spettacolo vestito da Spiderman sul mio Daily, il furgone che utilizzavo per portare la Kawasape».

Da doc a prof. «Il Folco Team, una squadra di stuntman molto quotata in tutta Italia mi ha notato e mi ha proposto una selezione. Ho partecipato e mi hanno preso. Il primo contratto l’ho firmato per un mese di esibizioni a Oslo, in Norvegia. Chi l’avrebbe mai detto che mia apixedda costruita in mezzo alla Sardegna sarebbe arrivata così lontana. Quello però era solo il primo passo perché dopo l’esperienza di Oslo è arrivata una chiamata dalla Germania dove ho lavorato sino a pochi giorni fa. Un altro boom. Mi sono trovato benissimo, mi diverto e faccio divertire la gente con i miei spettacoli. È questa la cosa più importante ed anche quella a cui non voglio rinunciare perché questo deve diventare il mio lavoro. Vedeste quanto ridono i tedeschi quando vedono la mia vespa che cammina in retromarcia...». Dal varo della Kawasape sono passati diciotto anni: «È vero, adesso è maggiorenne – ride Valentino –, dovrà fare qualcosa per celebrarla».

La sensazione è che l’idea giusta possa arrivare presto. D’altra parte, se c’è qualcosa che non manca allo stuntman di Busachi è proprio la fantasia.
 

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative