La Nuova Sardegna

Docenti precari di religione sul piede di guerra

di Daniela Scano
Docenti precari di religione sul piede di guerra

Sit in a Roma contro i criteri per la stabilizzazione. In Sardegna sono 112 gli insegnanti interessati

11 dicembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Sono 112 in Sardegna e seimila in tutta Italia, lamentano una discriminazione inaccettabile dopo una vita da precari della scuola.

Mentre i loro colleghi otterranno il sospirato (in qualche caso da decenni) contratto a tempo indeterminato al termine di un percorso semplificato, nel corso del quale non dovranno affrontare un vero e proprio esame, per restare in cattedra loro dovranno affrontare un ansiogeno concorso ordinario. E non ci stanno, perché pensano sia profondamente ingiusto.

Gli insegnanti di religione sono sul piede di guerra e oggi manifesteranno a Roma, davanti al Senato, per chiedere che venga riscritto l’articolo 1-bis del “decreto scuola 196/19” che contiene “disposizioni urgenti in materia di reclutamento del personale docente di religione cattolica”. Davanti a Palazzo Madama ci sarà anche una delegazione dei docenti sardi, in fibrillazione perché temono di perdere il treno della stabilizzazione.

«Questo decreto – spiega Orazio Ruscica, segretario del sindacato di categoria Snadir – non risolve il problema del precariato e crea una discriminazione tra colleghi che anche un bambino può comprendere».

Succede, spiega il rappresentante degli insegnanti di religione cattolica, che per i docenti precari di tutte le materie scolastiche è stato creato un percorso di stabilizzazione “soft”: una procedura semplificata che culmina con una prova orale non selettiva, senza voto, e che tiene conto soprattutto dei titoli del candidato. Nella graduatoria finale del concorso, spiega il portavoce dei docenti di religione, ha un punteggio maggiore chi insegna da più tempo con un contratto precario.

Per gli insegnanti di religione, invece, questo meccanismo non esiste. «Per loro – dice il segretario generale dello Snadir – è previsto un concorso ordinario con la sola garanzia di una quota, non superiore al 50 per cento, di posti riservati al personale docente di religione cattolica in possesso della idoneità diocesana che abbia svolto almeno tre annualità di servizio». Chi non supera il concorsone continuerà a insegnare solo se resta nella quota del trenta per cento di cattedre riservate a docenti in possesso della idoneità diocesana.

«Siamo convinti – si legge nel sito ufficiale dello Snadir – che solo una massiccia mobilitazione di tutti gli insegnanti di religione possa garantire la soddisfazione delle loro legittime richieste». La Sardegna c’è.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.
In Primo Piano
La mappa

Sardegna 15esima tra le regioni per reddito imponibile, Cagliari la città “più ricca”

Le nostre iniziative