La Nuova Sardegna

Campi quasi spariti negli ultimi 15 anni

SAN VERO MILIS. Negli ultimi quindici anni i dati elaborati dall’Agenzia Laore dicono che gli ettari coltivati a grano duro in Sardegna sono passati da poco meno di 98 mila a 20 mila circa. E questo...

12 dicembre 2019
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SAN VERO MILIS. Negli ultimi quindici anni i dati elaborati dall’Agenzia Laore dicono che gli ettari coltivati a grano duro in Sardegna sono passati da poco meno di 98 mila a 20 mila circa. E questo nonostante il consumo delle farine o dei derivati dal grano duro non sia diminuito. In Italia la quantità maggiore di grano duro che arriva e che vine trasformato nelle aziende, è di provenienza europea (in prevalenza Francia e Grecia). Ma una buona parte arriva anche da paesi extraeuropei, come Canada (con oltre un milione di tonnellate), gli Stati Uniti (197 mila), il Messico (195 mila) e l’Australia (128 mila). Per un fabbisogno nazionale di oltre 7 milioni di tonnellate, ne importiamo circa 2 milioni e 400 mila. Nel 2018, gli ettari di grano duro coltivati hanno prodotto una resa media per ettaro di circa 29 quintali, per poco più di 581 mila quintali. Eppure, nonostante il contributo di 150 euro a ettaro più altri 50 aggiuntivi deliberato dalla Regione ed erogato in regime de minimis per aiutare la coltivazione del grano duro in estensioni non inferiori a 5 ettari, le produzioni continuano a calare. Copagri Sardegna, ipotizza una strategia per lo sviluppo del comparto, e individua elementi di forza nella promozione di alcuni prodotti della tradizione e nella commercializzazione degli stessi attraverso una rete di imprese di lavorazione e trasformazione, come le industrie di molitura, le imprese di prodotti di panetteria, le aziende di produzione di pasticceria fresca e conservata e molto altro. (pi.maro)

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