La Nuova Sardegna

Processo su agnelli taroccati, reati prescritti

di Nadia Cossu
Processo su agnelli taroccati, reati prescritti

Udienza rinviata al dicembre 2020, per quella data sarà decaduta anche l’associazione a delinquere

18 dicembre 2019
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SASSARI. Nel 2015 gli indagati erano passati da 45 a 131: l’inchiesta della Procura di Sassari sulle presunte irregolarità nelle certificazioni degli agnelli Igp si era allargata a macchia d’olio e aveva interessato tutta la Sardegna. Si trattava di allevatori e macellatori di ogni parte dell’isola, dirigenti del Consorzio di tutela dell’agnello sardo con sede a Nuoro e dell’organismo di controllo Ocpa di Bonassai (Olmedo). Tra gli alti dirigenti finiti sotto la lente di ingrandimento figuravano l’allora presidente del Consorzio di tutela Salvatore Bussu, l’ex direttore Antonello Gallisai e, per quanto riguarda invece l’organismo di controllo Ocpa, l’ex presidente Pierluigi Pinna e l’ex direttore dell’ente Giovanni Piredda. Tutti, a conclusione delle indagini, erano stati rinviati a giudizio dal gup di Sassari.

A giugno del 2018 c’era stata una sentenza parziale di intervenuta prescrizione per 42 dei 131 imputati. Ieri mattina, davanti al collegio presieduto da Mauro Pusceddu (a latere Giulia Tronci e Sergio De Luca) i reati di truffa e falso sono stati dichiarati estinti anche per gli altri 89. Resta in piedi l’associazione a delinquere ma, considerando che il processo è stato rinviato a dicembre del 2020, per allora quasi certamente saranno decorsi i termini di prescrizione anche per questo reato.

Agli imputati era stata contestata dal procuratore Gianni Caria l’associazione a delinquere in una seconda fase dell’inchiesta. Per l’accusa, infatti, direttori, consiglieri, dirigenti, responsabili di servizi di controllo del Consorzio e dell’Ocpa, ma anche titolari o gestori di macelli, «si associavano allo scopo di commettere più delitti di falso ideologico e materiale, truffa ai danni dello Stato e della Regione Sardegna e frode in commercio».

L’indagine della Procura di Sassari sulle presunte anomalie nelle certificazioni Igp per l’agnello sardo era partita nell’estate del 2011 con le prime perquisizioni dei carabinieri del nucleo antifrodi di Roma in alcune aziende di macellazione e produzione.

L’inchiesta aveva avuto origine in particolare da un’operazione finalizzata a contrastare le frodi nel commercio. L’attività aveva interessato anche la Sardegna e – in questo caso – la commercializzazione degli ovini. Nella fattispecie si trattava di capire se gli agnelli “spacciati” come sardi e quindi marchiati con la prestigiosa etichetta Igp (Indicazione geografica protetta) fossero stati sottoposti ai controlli previsti dalla normativa. Se rispondessero cioè al disciplinare e se avessero di conseguenza i requisiti necessari per ottenere quel tipo di marchio.

Secondo la Procura di Sassari sarebbero state commesse diverse irregolarità durante queste procedure. L’indagine era stata avviata proprio per capire se le certificazioni Igp fossero state realmente rilasciate dopo aver eseguito controlli scrupolosi sul prodotto. Oltretutto, secondo il pubblico ministero, alcuni imputati avrebbero «ottenuto indebitamente i contributi comunitari» attraverso «false dichiarazioni di conformità». Così come sarebbero state «false» le «dichiarazioni che venivano utilizzate dai macelli Igp per la fittizia commercializzazione di carcasse di agnelli come Igp “Agnello di Sardegna”. Mentre ad alcuni dirigenti Ocpa era stata contestata la truffa «per aver dichiarato spese per verifiche ispettive periodiche di immissione e mantenimento nei confronti di allevatori e macellatori della filiera Igp “Agnello di Sardegna” in realtà mai effettuate».

Ieri in aula il giudice ha dichiarato la prescrizione di alcuni reati contestati alla presenza degli avvocati Sergio Milia e Maria Claudia Pinna che hanno sostituito anche gli altri colleghi assenti.

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