La Nuova Sardegna

Duplice omicidio Caddori, il pm chiede 30 anni per l'86enne Doa

Duplice omicidio Caddori, il pm chiede 30 anni per l'86enne Doa

L’uomo aveva sparato ad Arzana contro i due fratelli al culmine di una lite per l’eredità

20 dicembre 2019
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI . Solo per una questione di soldi, un’eredità che sembrava sfumare, l’ottantaseienne Peppuccio Doa ha ammazzato con due colpi ciascuno di pistola calibro 7.65 i fratelli Andrea e Roberto Caddori, 43 e 46 anni, colpevoli di aver provato a sedare la sua furia nei confronti dell’anziana sorella Maria Doa, il 10 agosto 2016 ad Arzana. Per questa ragione il pm Nicola Giua Marassi ha chiesto per lui alla Corte d’Assise presieduta da Giovanni Massidda, a latere Giorgio Altieri, la condanna a trent’anni di carcere. Secondo la Procura il pensionato è responsabile di omicidio volontario e porto abusivo di arma da fuoco, una Browning detenuta legalmente ma per la quale non aveva il permesso di portarla fuori di casa.

Tre anni è la pena sollecitata dal magistrato dell’accusa per Massimiliano Sumas, 44 anni, il genero del presunto assassino, colpevole di favoreggiamento personale per aver cercato di depistare le indagini della polizia con informazioni false. Il pm Giua Marassi ha concluso la sua requisitoria poco prima delle 13, un intervento a senso unico dove il magistrato ha messo in fila la lunga serie di elementi d’accusa che inchiodano Doa alle sue responsabilità ed escludono, per il pm, che il movente sia diverso da quello individuato fin dalle prime fasi dell’inchiesta. A scatenare la rabbia del pensionato, che all’epoca dei fatti aveva poco meno di 83 anni, è stato il sospetto che la sorella fosse in procinto di sottoscrivere un testamento in cui il destinatario dei suoi risparmi, circa 160 mila euro, non fosse il fratello ma la madre e la figlia dei due fratelli Caddori, che l’avevano accudita negli ultimi anni.

Per l’accusa la ricostruzione dei fatti contenuta nel rapporto di polizia è quella giusta: Peppuccio Doa si presentò nel pomeriggio a casa della sorella, che era a letto per le conseguenze di una caduta. Il progetto era di cercare documenti notarili relativi alle proprietà di famiglia, quanto il pensionato si aspettava di ricevere in eredità alla morte di Maria. I testimoni hanno riferito di una lite, che Peppuccio Doa avrebbe chiuso sparando colpi di pistola all’impazzata. Alla richiesta di aiuta lanciata dalla sorella Bruna, i fratelli Caddori sarebbero accorsi a casa Doa trovandosi subito di fronte Peppuccio. L’anziano pensionato, letteralmente inferocito, avrebbe estratto la pistola per esplodere due colpi a ciascuno dei due fratelli, colpiti al torace. Quindi la fuga senza speranze, conclusa la notte successiva quando Peppuccio Doa si presentò stremato all’ospedale di Lanusei per offrire i polsi ai poliziotti. Nel corso della requisitoria il pm Giua Marassi ha espresso la sua sorpresa per il silenzio opposto nel corso del dibattimento da alcuni familiari chiamati dalla difesa, ma ha escluso che dietro la decisione di uccidere i fratelli Caddori ci fossero ragioni diverse, legate a maltrattamenti e dissapori di vecchia data. Il movente, per l’accusa, è l’eredità e la possibilità di perderla è stata il fattore che ha scatenato la violenza del pensionato. Saranno i difensori, gli avvocati Pierluigi Concas ed Herika Dessì, a sviluppare le altre tesi che si sono affacciate nel corso della vicenda processuale, compresa l’ipotesi che Maria Doa abbia chiamato il fratello con un messaggio telefonico per chiedergli di difenderla dai fratelli Caddori che la maltrattavano. L’udienza dedicata alla difesa è fissata per il 13 gennaio, quando probabilmente i giudici dell’Assise si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza. (m.l)
 

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative