La Nuova Sardegna

«Nessun danno alla salute»: il pm chiede l’archiviazione

di Mauro Lissia
«Nessun danno alla salute»: il pm chiede l’archiviazione

Secondo la Procura l’addestramento non provocò un disastro ambientale L’esito delle ricerche scientifiche: nessuna traccia di inquinanti nell’area militare

21 dicembre 2019
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CAGLIARI. Le attività di addestramento militare al poligono di Teulada non hanno provocato alcun danno alla salute della popolazione e dei soldati: lo sostiene il pm Emanuele Secci nel documento di trentacinque pagine col quale, dopo sette anni di indagini, ha chiesto al gip l’archiviazione dell’inchiesta per disastro ambientale e omicidio colposo plurimo aperta dopo le denunce di alcune famiglie. L’esito dell’inchiesta, condotta con la collaborazione dei maggiori centri di ricerca italiani in materia di epidemiologia e con quella di medici legali incaricati dalla Procura, non metterà certamente fine alle eterne polemiche sui rischi legati alla presenza militare nell’isola. Di certo, se il giudice confermerà l’archiviazione, chiuderà il capitolo giudiziario più approfondito sul tema sempre rovente delle basi, confermando che a Teulada non è avvenuto nulla che non rientrasse nelle pratiche addestrative autorizzate. Una conclusione ampiamente anticipata negli ultimi due anni, ora formalizzata in un atto della Procura.

Per il pm Secci devono essere archiviate le posizioni dei cinque capi di stato maggiore che hanno operato al poligono dal 2009 al 2015. Resta aperta soltanto la questione della penisola interdetta, la famosa penisola Delta, che fino al 2005 è stata considerata il bersaglio di bombardamenti micidiali anche con i missili Milan: la situazione non è irreversibile, la bonifica è complessa ma possibile e l’accordo raggiunto con la Procura - che l’ha confermato alla Nuova Sardegna - prevede che vengano eseguiti interventi di precaratterizzazione e di carotaggio per arrivare gradualmente al recupero del materiale bellico potenzialmente inquinante e al ripristino dell’area, esclusa ormai da anni dall’attività militare. Mentre dopo l’uscita del decreto ministeriale del 2010 è già stabilito che ad ogni sessione di addestramento, le famose guerre simulate, debbano essere le forze armate impegnate a Teulada a ripulire le superfici interessate dall’attività e a ripristinare l’ambiente sotto il controllo costante dell’Arpas. In altre parole l’indagine della Procura è servita a mettere nero su bianco prescrizioni inderogabili, valide per il presente e il futuro. Quanto è avvenuto nei decenni passati - danni ambientali, si parla solo di questo - risulta prescritto sul piano penale, mentre nessuna indagine epidemiologica ha potuto dimostrare l’esistenza di un nesso di causalità fra i casi di morte per malattie tumorali nella zona e l’attività addestrativa condotta nei circa 70 ettari di zona militare. D’altro canto - è scritto nelle relazioni scientifiche - l’incidenza media di malattie potenzialmente riferibili alle attività del poligono nell’area di Teulada è la stessa, in certi casi addirittura inferiore, a quella del resto della Sardegna. Come dire: a Teulada si muore di patologie tumorali o di altre patologie riferibili all’uso degli armamenti esattamente come altrove. A certificarlo è stato il gruppo di ricerca capeggiato da Annibale Biggeri, come risulta - al di là dell’indagine penale - anche nella relazione elaborata per la commissione parlamentare sull’uranio impoverito presieduta da Giampiero Scanu. Ma è certo che queste realtà, contenute in documenti ufficiali e in un fascicolo giudiziario penale, non basteranno a spegnere gli allarmi ricorrenti sui pericoli per la salute degli abitanti.

Non nuovo ma per comunque clamoroso - come risulta dall’istanza di archiviazione e dalle conferme fornite direttamente dalla Procura - l’esito delle analisi compiute nel corso dell’indagine su acque, suolo, bestiame e latte. Agli atti del procedimento ci sono centinaia di rapporti scientifici, esami di laboratorio, relazioni tecniche dal contenuto inequivocabile: nessuna traccia di elementi inquinanti.

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