La Nuova Sardegna

Giuseppe Fasolino: «L’accordo sulle entrate farà ripartire la Sardegna»

di Luca Rojch
Giuseppe Fasolino: «L’accordo sulle entrate farà ripartire la Sardegna»

L’assessore al Bilancio: «Ci sono 2 miliardi per investimenti sulle infrastrutture». E sulle poltrone per Asl e Province: «Sono un risparmio, ora ritorna la politica»

04 gennaio 2020
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SASSARI. Non ha l’aspetto arcigno del padrone della cassaforte della Regione, ma Giuseppe Fasolino è l’uomo dei soldi. L’assessore al Bilancio ha tra le sue mani la gestione delle risorse. Un compito in cui si è calato subito con convinzione. Da munifico sindaco di Golfo Aranci era più abituato a spendere per la comunità che a fare il centellinatore di euro. Oggi si trova a gestire un bilancio regionale quasi blindato e a dovere spesso dire di no ai colleghi assessori che bussano alla sua porta alla ricerca di fondi per i loro settori.

In pochi mesi Fasolino ha portato a casa una vittoria storica: l’accordo sulla vertenza entrate. La battaglia era iniziata nella precedente legislatura, ma Fasolino e il governatore Christian Solinas sono riusciti a chiudere l’accordo, che garantisce un gettito extra per le casse della Regione. Un tesoretto che dovrà essere gestito con attenzione. Le risorse possono diventare strategiche per il rilancio dell’economia dell’isola.

Assessore in molti all’inizio della legislatura non erano del tutto convinti che lei fosse l’uomo giusto nell’assessorato giusto.
«Io l’ho vista da subito come una sfida. Le mie attitudini erano differenti, ma mi sono impegnato e ho lavorato duro in tutti questi mesi. Poi mi sono reso conto che il Bilancio è un assessorato universale, perché di fatto entra in tutti gli altri e ne determina decisioni e indirizzi. Diventa indispensabile per centrare gli obiettivi politici e dare gambe alle direttive politiche».

Ma le è toccato dire molti no ai suoi colleghi?
«Per il momento è andata bene. Anche perché gli obiettivi li deve dettare il presidente. Noi dobbiamo cercare di realizzarli. Abbiamo deciso di concentrarci ogni anno su un punto preciso. Per esempio in questa Finanziaria abbiamo puntato sugli artigiani. Una categoria messa da parte da troppo tempo. Da quanti anni non si dava il 40 per cento a fondo perduto a questo settore? Anche perché gli artigiani sono la colonna portante di un settore trainante per l’economia dell’isola. Queste risorse creano occupazione e contribuiscono all’incremento del Pil. E anche nei prossimi anni ci concentreremo su determinati aspetti da sviluppare e su cui puntare».

Tra qualche giorno entrerà in aula la Finanziaria, non teme l’assalto alla diligenza?
«È la prima. Non sono preoccupato, forse sono un po’ incosciente. Ma ho grande rispetto e considerazione dei consiglieri. So che sosterranno l’impianto di questa Finanziaria perché sanno che è finalizzata alla crescita dell’isola. Il nostro impegno in questo momento è creare valore aggiunto, mettere le basi finanziarie che consentano all’isola di ripartire. Ora dobbiamo dare risposte alla Sardegna.

Certo, ma la spesa per la sanità continua a portare via il 60 per cento delle risorse disponibili in Finanziaria.
«È così. Ma ci sono risorse per la Sardegna. Siamo partiti come sempre dai territori e dalle loro esigenze. Dalle richieste che sono arrivate dagli enti locali. Per esempio c’è molta più attenzione sul sociale. Perché le amministrazioni hanno sottolineato come su questo punto ci sia una grande sofferenza».

Poi ci sono le risorse dell’accordo sulla Vertenza entrate.
«È stato un risultato storico. Credo che questo accordo resterà negli anni. Ho letto tante critiche sull’intesa che abbiamo sottoscritto. Certo tutto è perfettibile, ma credo che abbiamo ottenuto un grande risultato che resterà nella storia della Sardegna. Io mi metto a disposizione per migliorare, ma partiamo dal dato oggettivo. Parliamo di 2 miliardi per la crescita della nostra terra. Una parte delle risorse è destinata a investimenti che miglioreranno le condizioni della Sardegna».

Su cosa punterete?
«Di sicuro sul potenziamento delle infrastrutture. Sulla viabilità, sui territori. Faccio un esempio, è fondamentale investire sulla sicurezza dei comuni. Abbattere il rischio idrogeologico di molte aree dell’isola. Ma ci concentriamo anche sui fondi della programmazione 2021-27. Vogliamo dare vita a un circuito virtuoso che porti le grandi imprese a investire in Sardegna. In questo modo si potrà creare occupazione».

Nel frattempo il reddito medio dei sardi si è abbassato e l’isola è ritornata nell’Obiettivo uno.
«Certo. E questo è un male. Ma dobbiamo trasformarla in una occasione. Abbiamo la possibilità di puntare su obiettivi a lungo termine. Su progetti importanti, il cui risultato si vedrà negli anni. Gli investimenti decisi in questa legislatura dovranno coinvolgere anche le prossime maggioranze. Questo deve essere il nostro punto di arrivo. E per questo lavoriamo».

Si parte con tre mesi di esercizio provvisorio. Non teme che proprio le scelte politiche possano essere penalizzate?
«Riusciremo ad andare avanti, poi arriverà la finanziaria».

Un altro tema al centro del dibattito è legato alle nomine che verranno fatte tra Asl, cda delle Agenzie e Province. Non teme che appesantiscano ancora i bilanci della Regione?
«No. Al contrario sarà un risparmio. Un cda costa meno di un manager, ed è molto più efficiente. E a dimostrarlo sono i risultati scarsi degli amministratori e dei burocrati. Serve un ritorno alla politica e alle sue scelte. Ha ragione il governatore. La politica deve indirizzare le scelte. Ho visto in prima persona quanto sia determinante. Se decidiamo di crescere e di puntare sulla tecnologia digitale serviranno degli ingegneri informatici. A chiederli è il mercato. Ecco che la politica deve essere di indirizzo. Deve fare scelte che vadano in una direzione precisa. Anche i consigli di amministrazione sono un investimento, in questo modo le risorse regionali diventano una leva finanziaria. E a lungo termine si avranno meno costi sul sociale. Noi lavoriamo sui fondi comunitari 2021-27 per incentivare nuovi investimenti nell’isola. Ma nei prossimi mesi faremo di tutto per sbloccare le risorse ferme sui vecchi bandi. Ci sono a disposizione fondi per oltre 500 milioni di euro».

Ma lei da assessore condivide la spesa per riattivare le Province?
«Sono indispensabili per far funzionare la macchina. La loro abolizione è stata un costo che si è aggiunto. Si è aperto un vuoto che deve essere ricolmato. Ecco perché sono convinto che vadano riportate in vita e anche che lo si debba fare con l’elezione diretta dei consiglieri».

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