La Nuova Sardegna

Restyling dei vigneti sardi, il bando piace ai giovani

di Antonello Palmas
Restyling dei vigneti sardi, il bando piace ai giovani

Pubblicata la graduatoria per la riconversione: impossibile soddisfare tutti. Centoventicinque le domande finanziate con 4,5 milioni di fondi europei

05 gennaio 2020
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SASSARI. Questa volta il budget a disposizione non è stato sufficiente a soddisfare tutte le domande come invece accaduto gli anni scorsi. La misura “Ristrutturazione e riconversione dei vigneti” del Piano nazionale di sostegno nel settore del vino (campagna 2019-2020) è stata ancora una volta un successo, tanto che qualcuno è rimasto deluso. In tutto sono arrivate 254 domande, delle quali sono state classificate come ammissibili 207, ma solo 125 hanno avuto accesso al finanziamento (le altre restano in stand-by in attesa di nuove risorse) e 47 sono state escluse perché non rispettavano i requisiti. Molti i giovani che hanno aderito e si tratta sicuramente di una bella notizia per il settore.

I fondi europei Ocm-Feaga a disposizione per la Sardegna ammontano a 4,5 milioni di euro e la misura a favore dei produttori vitivinicoli si esplica tramite bandi annuali emessi dal ministero per le politiche agricole e dalla Regione, con contributi a fondo perduto in questo caso del 50% della spesa sostenuta, fino a un massimo di 16mila euro a ettaro (22mila per aree di pregio).

Il 31 dicembre è stata pubblicata la graduatoria e dall’elenco delle domande che potevano essere proposte da imprenditori agricoli singoli o associati, organizzazioni di produttori del settore viticolo; società di persone e di capitali esercitanti attività agricola; consorzi di tutela dei vini Dop e Igp. «In pratica troviamo dal piccolo coltivatore alla grande azienda tipo Sella&Mosca – conferma il direttore del servizio autorizzazione pagamenti e controlli Feaga-Feamp dell’Agenzia Argea, Tullio Satta – Insieme all’altra misura “Investimenti” suscita sempre grande interesse. Permette di ristrutturare o riconvertire un vigneto, magari estirpando quello vecchio giunto alla fine del ciclo produttivo per reimpiantarne uno con la stessa varietà o con una nuova, più redditizia. E si può anche passare da un tipo di “allevamento” a un altro. L’obiettivo è migliorare la qualità, attraverso la riconversione o l’ammodernamento degli impianti».

La presenza di molti giovani in graduatoria (ben 33 dei richiedenti hanno un’età compresa tra i 18 e i 41 anni) che significato ha? «È la conferma che c’è molto interesse, così come il fatto che per la prima volta abbiamo dovuto produrre una graduatoria – dice Satta – anche se c’è da dire che i giovani hanno più punteggio rispetto agli altri». Sono stati 33 su 125 i richiedenti under 41 e che si sono insediato per la prima volta in una azienda agricola da meno di 5 anni; sono 80 i beneficiari che rientrano nellòa categoria degli imprenditori agricoli professionali e/o coltivatori diretti; in 70 non avevano mai usufruito della misura prima d’ora; 4 dichiarano di possedere vigneti coltivati in superfici con pendenza superiore al 25% o con altitudine media di 500 metri di altezza o terrazzati o coltivati nelle piccole isole; ben 95 rivendicano almeno il 70% della superficie vitata totale alla produzione Dop/Igp; sono sei a richiedere l’impianto di vigneti per la produzione di vini a denominazione di origine considerati produzioni di nicchia e altamente caratterizzanti la vitivinicoltura della Sardegna quali Girò di Cagliari, Malvasia di Bosa, Doc Cagliari nelle tipologie Malvasia e Moscato, Mandrolisai, Moscato di Sorso–Sennori, Nasco di Cagliari e Vernaccia di Oristano. E 37 producono uve certificate come biologiche.

«Il settore è tra i più in salute tra quelli del comparo agricolo – dice Tullio Satta – direi spumeggiante: c’è vitalità, voglia di investire, anche cantine di nascita recente trovano sbocchi di mercato, e di ciò abbiamo diversi esempi in Gallura. Certo, la polverizzazione delle aziende (tante e piccole, ndc) non aiuta, ma si tratta di un problema che è rporpio di tutta l’agricoltura sarda. Spesso i vigneti non sono molto estesi, è vero, ma la cantina decisa a instaurare rapporti commerciali con l’estero comunque deve avere una certa grandezza, o comunque appoggiarsi a dei soci che garantiscono la produzione».

Presto toccherà all’altra misura attesa dal settore vitivinicolo, la “Investimenti”: «Riguarda opere strutturali relative non al vigneto – spiega Satta – come ad esempio il rifacimento della cantina, dei locali di lavorazione, dello showroom, insomma, tutto ciò che serve nella fase della post produzione». Le domande sono state chiuse il 25 novembre, ma ancora non c’è la graduatoria.

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