La Nuova Sardegna

Sarlux e inquinamento a Sarroch, inchiesta al capolinea

di Mauro Lissia
Sarlux e inquinamento a Sarroch, inchiesta al capolinea

Idrocarburi e metalli in terra e in mare, la Procura attende la relazione sui possibili danni alla salute

09 gennaio 2020
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CAGLIARI. Le inchieste erano partite insieme dopo la prima proiezione cagliaritana del docufilm Oil, del regista di origini pugliesi Massimiliano Mazzotta. Era il 2009 e la Procura, allora coordinata da Mauro Mura, scelse di dare seguito al contenuto del lavoro cinematografico aprendo due fascicoli contro ignoti su ipotesi di disastro ambientale: uno per l’area industriale di Sarroch, dove si trova il gigantesco impianto della Saras (oggi Sarlux) e l’altro per il compendio militare di Teulada, il famigerato poligono dove si addestrano le forze armate di mezzo mondo. A distanza di dieci anni l’indagine parallela è chiusa per Teulada e alle ultime battute per Sarroch, ma le conclusioni del pm Emanuele Secci sembrano essere molto diverse passando dall’uno all’altro procedimento: richiesta di archiviazione per il poligono - nessun danno per la salute umana, inquinamento accertato ma di origini remote - e ipotesi di inquinamento ambientale, secondo la recente fattispecie penale varata dal Parlamento durante il governo Renzi, per la superficie industriale su cui grava l’industria della famiglia Moratti. A chiudere il cerchio dell’inchiesta manca soltanto la relazione sullo studio epidemiologico condotto dal docente fiorentino Annibale Biggeri, ormai uno specialista di veleni veri e presunti in terra sarda. È stato lui, con l’aiuto di alcuni collaboratori, a mettere in rapporto i dati su morti e malattie nell’area di Sarroch con la media sarda: i risultati dello studio sono ancora coperti dal segreto investigativo, l’esito potrebbe essere decisivo. La risposta dell’ex ministro dell’ambiente Gianluca Galletti all’interrogazione presentata due anni fa dall’ex senatore del m5s Roberto Cotti ha confermato infatti che le ricerche condotte su acque marine, terra e aria dalle varie équipe di specialisti incaricate da Secci hanno prodotto risultati preoccupanti. Sia in mare che in terra, così come nei corsi d’acqua e invasi, è stata riscontrata la presenza di idrocarburi, metalli e altre sostanze considerate nocive. Ha scritto fra l’altro Galletti che «la contaminazione delle matrice suolo-sottosuolo insaturo e acqua di falda risulta effettivamente riconducibile alle attività della Sarlux (ex Saras)» anche se l’azienda petrolchimica - ha aggiunto il ministro - ha affrontato il problema «mettendo in sicurezza la falda» grazie a una «barriera idraulica costituita da 46 pozzi». Si tratta di capire se lo stato ambientale dell’area di Sarroch abbia influito sull’incidenza di malattie nella popolazione locale e se Sarlux abbia violato norme penali. E’ stato sempre Galletti a rendere noto che l’azienda si è mossa per mettere rimedio alle criticità emerse e che a partire dalla prima autorizzazione integrata ambientale (Aia) del ministero, datata 24 marzo 2009, il documento è stato aggiornato sulla base delle «18 modifiche non sostanziali apportate da Sarlux» e delle altre tre definite sostanziali. Altri 8 procedimenti di aggiornamento dell’Aia erano in corso due anni fa, come dire che l’azienda dei Moratti non ha smesso di aggiornarsi rispetto ai parametri europei di sicurezza ambientale. Se queste attività basteranno a spegnere l’attenzione della Procura sul grande stabilimento e sulle altre attività industriali esterne alla Sarlux è presto per dirlo. La decisione del pm Secci di andare avanti con l’inchiesta e di attendere la conclusione del lavoro di Biggeri sembrano indicare la volontà di portare finalmente alla luce del sole la verità sullo stato ambientale di Sarroch dopo quasi sessant’anni di interrogativi rimasti senza risposte certe da parte di organismi indipendenti. Sul caso Saras-Sarlux, così come su Teulada, le denunce si sono susseguite senza che sia emersa una prova concreta di responsabilità penale su possibili danni alla salute umana.

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