La Nuova Sardegna

Dalla giunta 99 milioni per la sanità privata

Dalla giunta 99 milioni per la sanità privata

Nieddu: garantirà i livelli di assistenza che il pubblico non riesce a soddisfare Le case di cura: «Abbiamo riallacciato il dialogo dopo anni di scontri e ricorsi»

11 gennaio 2020
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CAGLIARI. Lo scontro è finito. La Regione e le otto cliniche private hanno trovato un accordo: il tetto di spesa quest’annosarà appena sotto i 99 milioni. È un ritorno al passato, al budget del 2018, mentre era intorno ai 97 milioni l’anno scorso, ma soprattutto segna la ripresa di un «dialogo costruttivo», aggiunge Andrea Pirastu, presidente regionale dell’Associazione delle case di cura, e che «è arrivato dopo troppi anni di duro faccia a faccia con la precedente Giunta e l’Ats, e infatti dopo la firma, abbiamo subito ritirato il ricorso che avevamo presentato contro i tagli del passato». Non c’è dubbio però che questa pace riconquistata solleverà più di un dubbio in chi considera esagerato trasferire quasi 100 milioni nelle casse della sanità privata, più gli altri 60,5 milioni previsti dal contratto fra il Mater Olbia e l’Azienda sanitaria regionale, l’Ats. «È un equivoco questa storia dei costi fuori controllo scaricati sulle nostre spalle – ribattono dall’Associazione – Nasce solo dal non voler capire che invece il ruolo delle case di cura è complementare, non alternativo e tanto meno in concorrenza con quello della sanità pubblica. Anzi, potremmo dare molto di più per abbattere ad esempio le infinite liste d’attesa, ma questo è un altro discorso». Le contestazioni comunque ci saranno, perché, anche quest’anno, la spesa sanitaria finirà per divorare gran parte del bilancio regionale. In attesa di nuovi e prevedibili scontri fra favorevoli e contrari, per l’assessore Mario Nieddu, in ogni caso la ritrovata intesa conferma che sarà proprio «la sanità privata, oggi integrata ancora meglio nel nostro sistema, a garantire i livelli essenziali di assistenza anche in questo periodo, dove la produttività negli ospedali pubblici purtroppo è diminuita a causa della mancanza di personale».

Le quote. Sono otto le cliniche private, con un potenziale di 830 posti letto, e tra breve firmeranno i contratti con l’Ats fino al 2021. Esiste già uno schema di massima delle quote assegnate: al gruppo Kinetika andranno 40 milioni per la Sant’Elena, a Quartu, l’ex Diran, sempre a Quartu, e la San Salvatore di Cagliari. Poco meno di 12 milioni sarà il tetto per la Nuova casa di cura, a Decimomannu, e intorno ai 10 milioni quello riconosciuto alla Madonna del rimedio di Oristano. Le altre cliniche cagliaritane riceveranno: Villa Elena 6,8 milioni, Sant’Antonio 9,5, e Sant’Anna 5,7. Da quest’anno nell’elenco è stato reinserito anche il Policlinico sassarese, avrà 8,9 milioni, che sta per rientrare a pieno regime dopo l’ultimo passaggio di proprietà e su cui l’assessore Nieddu sottolinea: «Abbiamo tenuto fede agli impegni con la nuova proprietà all’indomani dell’operazione di salvataggio dopo il fallimento della vecchia società». Infine, la quota per la Tommasini di Jerzu sarà intorno ai 5 milioni.

Le novità. Rispetto al vecchio contratto – è scritto nella delibera – saranno «più rigidi i controlli sui risultati ottenuti dalle case di cura». È stata prevista anche una nuova soglia minima di prestazioni per gli interventi e i ricoveri di pazienti acuti e post acuti in ortopedia, medicina, chirurgia generale e lungodegenza. Sarebbero questi gli ultimi anelli deboli della sanità pubblica.

Le uniche perplessità. L’Associazione non nasconde di puntare in futuro anche a un aumento delle tariffe: «Da noi sono bloccate da troppo tempo, altrove le hanno adeguate». Poi sostiene che ogni anno il tetto di spesa ideale dovrebbe essere intorno ai 100-115 milioni, ma «almeno stavolta abbiamo fatto un passo avanti e non più indietro». E infine c’è il caso del Mater Olbia, con i suoi 202 posti letto, che avrà una corsia preferenziale fino al 2021: «Fra noi e loro c’è un’evidente differenza di trattamento ma per noi resta ancora inspiegabile». (ua)

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