La Nuova Sardegna

Maresciallo in coma dopo il lancio. Il fratello: ce la farà, Massimo è una roccia

di Alessandra Porcu
Maresciallo in coma dopo il lancio. Il fratello: ce la farà, Massimo è una roccia

Qualche lieve miglioramento per il carabiniere di Macomer: «Respira da solo e sembra riconoscere la voce dei familiari»

14 gennaio 2020
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MACOMER. Le sue condizioni restano critiche, ma ci sono dei piccoli miglioramenti quotidiani: inizia a respirare da solo, sebbene rimanga attaccato alle macchine. E dal punto di vista clinico i valori sono buoni. Massimo Piras, il maresciallo maggiore dei carabinieri e comandante del nucleo radiomobile di Borgo Panigale, è in stato di incoscienza dal pomeriggio del 6 gennaio: quel giorno il 49enne di Macomer, mentre era impegnato nell’atterraggio col paracadute, si è schiantato al suolo nell'aviosuperficie di Molinella, nel Bolognese, riportando trauma cranico e fratture alla 7° e alla 10° vertebra, bacino, tibia e femore.

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«I medici del reparto di rianimazione dell'ospedale Maggiore di Bologna sono comunque ottimisti». A parlare è il fratello Gianluca. «Massimo sembra riconoscere la mia voce e quella di tutti i suoi cari. Lo avvertiamo dai piccoli movimenti che fa con le dita quando gli stringiamo le mani. È come se si emozionasse e provasse in questo modo a farci capire che, nonostante il “sonno profondo”, è tra noi. I dottori – aggiunge Gianluca – ipotizzano che questa fase potrebbe protrarsi per altre due settimane o poco meno. Il trauma cranico sta causando un rallentamento a livello dell'encefalo».

Per i familiari del carabiniere eroe, insignito nel 2019 della medaglia d'oro al valor civile dal presidente Mattarella per aver salvato i feriti nell'esplosione di un'autocisterna sulla tangenziale che collega Bologna a Borgo Panigale, continuano a essere ore di infinita attesa. Mamma Maria Antonietta e papà Luigi non abbandonano mai il nosocomio emiliano. Con turni di mezz’ora è permesso da due persone di stare nella stanza di Massimo. «Non resta mai solo – precisa Gianluca – i parenti, gli amici e i colleghi di lavoro sono sempre presenti. Tutti a sostenerlo e a pregare per lui. È una roccia, ha un fisico atletico. Ce la farà. Ce la deve fare per forza».

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Non appena le sue condizioni miglioreranno, il militare dovrà essere sottoposto a diversi interventi chirurgici. Quelli che ha già subito sono stati provvisori. Il primo ha permesso di ricostruire le vertebre e di escludere una lesione al midollo. Il secondo, che ha interessato gli arti inferiori, si è reso indispensabile per applicare sostegni esterni in modo da allineare il femore destro e la tibia sinistra le cui fratture da schiacciamento hanno causato pure la rottura del bacino. «I tempi di ripresa saranno senza ombra di dubbio lunghi – dice Gianluca – ma questo non ci spaventa. Siamo impazienti di riabbracciarlo».

Per quanto riguarda la dinamica dell'incidente, a causarlo sarebbe stato un errore durante l'ultima virata. Massimo avrebbe allargato l'angolo di qualche grado e questo avrebbe impedito la regolarità dell'atterraggio. Lui, con oltre 4000 ore di volo all'attivo, è un esperto istruttore di paracadutismo. «Ma questo purtroppo non è bastato a scongiurare il disastroso incidente. Speriamo – conclude Gianluca – che al più presto tutto possa essere solo un brutto ricordo».
 

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