La Nuova Sardegna

La Regione boccia Abbanoa «Stop al piano di restyling»

di Alessandro Pirina
La Regione boccia Abbanoa «Stop al piano di restyling»

L’assessore Frongia: non risponde alle nostre richieste né alle esigenze dei sardi Nulla di fatto sulla cessione delle quote ai Comuni. L’ad Garau: bisogna fare presto

14 gennaio 2020
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SASSARI. Tra la Regione e Abbanoa è ancora guerra. L’assessore Roberto Frongia stoppa la riorganizzazione presentata dal management della società all’assemblea dei soci a Nuoro: non risponde né alle richieste della Regione né alle esigenze reali dei cittadini. Una bocciatura senza mezzi termini del restyling del gestore dell’acqua pubblica che, dunque, necessiterà di un altro passaggio in assemblea. Appuntamento al 3 febbraio. A quel punto, qualora le risposte non dovessero essere ritenute soddisfacenti, dice Frongia, «la Regione vedrà quale soluzione intraprendere».

L’amore tra l’attuale amministratore delegato Abramo Garau - eletto nella passata legislatura dai Comuni contro il volere della giunta Pigliaru che puntava sul manager romano Andrea Bossola - e il nuovo governo regionale non è mai sbocciato. Anzi. Già a settembre la Regione, che è socio di maggioranza della società, si era astenuta nella votazione di bilancio e ha poi chiesto ai vertici un piano di riorganizzazione totale da illustrare ai soci. Da allora, però, l’assemblea è stata continuamente rinviata. Fino a ieri, quando però il piano di Abbanoa è stato di fatto bocciato da Frongia. «Non sussistono al momento i presupposti per deliberare sulla nuova organizzazione aziendale della società Abbanoa. La riorganizzazione proposta dall’attuale management non risponde né alle richieste della Regione né tanto meno alle reali esigenze dei cittadini sardi e del sistema idrico integrato della Sardegna», così afferma l’assessore ai Lavori pubblici, che scende anche più nei dettagli. «La Regione aveva chiesto una imponente riorganizzazione della società perché deve diventare più efficiente e superare tutte quelle criticità che noi avevamo posto in risalto quando ci siamo astenuti sulla votazione del bilancio – spiega Frongia –. Inoltre, avevamo anche chiesto di presentare una profonda riorganizzazione entro 30 giorni e indire l’assemblea entro 45 giorni. Ma la società non l’ha convocata entro la data richiesta e la Regione si è trovata costretta a depositare un ricorso affinché venisse convocata l’assemblea. Il giorno dopo il deposito è arrivata la convocazione, ma poi ci è stata chiesta un’ulteriore proroga irrituale da parte del presidente del Cal (Andrea Soddu, sindaco di Nuoro, ndr) che noi abbiamo accolto per garbo istituzionale».

Di rinvio in rinvio si è arrivati a ieri. Ma il responso della Regione è stato negativo. «Il management di Abbanoa ha presentato il nuovo sistema informatico come fosse la panacea di tutti i mali. Ebbene, nel giro di tre giorni si è spento. Noi vogliamo capire il perché. Hanno altri 15 giorni per darci tutti i chiarimenti necessari. La società ha tutti gli elementi per presentare un vero piano di riorganizzazione. E qualora non dovesse arrivare una correzione del piano sarà la Regione a decidere quale soluzione trovare». L’assemblea è rinviata al 3 settembre.

Lo stop al Piano ha di fatto portato al rinvio della cessione delle quote ai Comuni. La Regione non può più detenere più del 20 per cento del pacchetto azionario. Frongia ha ribadito la volontà di dare seguito alle indicazioni dell’Anac: in questo senso la giunta ha presentato un disegno di legge, che verrà ora discusso dal Consiglio regionale, che conferma il passaggio delle quote ai Comuni con slittamento di un anno dei termini previsti dalla norma. Ma Abbanoa chiede di fare in fretta. ««È fondamentale – ha detto Garau – che le quote vengano cedute ai Comuni e che si prenda una decisione. Ci sono tempi burocratici di cui bisogna tenere conto, anche perché bisogna convocare tutti i Consigli comunali che devono decidere». «La legge regionale e le delibere dell'Anac parlano chiaro – ha aggiunto Soddu - bisogna procedere all'affidamento in house dell'ente. Se non si fa questo, tra qualche anno si dovrà mettere mano al bando di gara per la gestione dell'ente da parte di privati. Ma il referendum del 2012 è stato chiaro: i sardi vogliono la gestione pubblica dell'acqua».

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