La Nuova Sardegna

Aziende agricole a rischio nell'isola: in 5mila verso il fallimento

di Antonello Palmas
A rischio migliaia di aziende agricole della Nurra
A rischio migliaia di aziende agricole della Nurra

Nove parlamentari del M5s si rivolgono a Conte e ai ministri Gualtieri e Bellanova Vogliono salvare gli imprenditori finiti nella trappola dei mutui per l’innovazione

17 gennaio 2020
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CAGLIARI. Un’interpellanza urgente per cercare di salvare quasi 5000 aziende agropastorali che rischiano di fallire e finire all’asta, dopo essere rimaste intrappolate nelle reti della famigerata legge regionale 44 del 1988, trasformatasi da grande opportunità di sviluppo in tagliola. L’hanno presentata nove parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle (primo firmatario Pino Cabras, insieme a Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Mara Lapia, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni e Lucia Scanu) rivolta al premier Giuseppe Conte e ai ministri dell'economia Roberto Gualtieri e delle politiche agricole Teresa Bellanova. I parlamentari hanno anche presentato un emendamento al decreto Milleproroghe con il quale si punta a sospendere fino al luglio 2021 i giudizi pendenti nei tribunali sardi e si istituisce un commissario ad acta che dovrà definire una soluzione che tuteli gli imprenditori agricoli, la sostenibilità dell’attività e i lavoratori coinvolti.

Nel 1988 la giunta regionale tentò di dare impulso all'arretrata agricoltura isolana con una legge con cui si impegnava a pagare gli interessi dei mutui sino a quindici anni che le aziende agricole avessero contratto con le banche per innovare le proprie imprese. Ci fu una risposta entusiasta e in 4970 si indebitarono. A rovinare la festa il ricorso di alcuni agricoltori olandesi all’Unione Europea, che nel 1997 bocciò il finanziamento bollandolo come “aiuto di Stato”, ovvero concorrenza sleale. La Regione fu quindi obbligata dall’Ue a chiedere indietro i soldi e le banche a fare da esecutori.

A causare il danno maggiore – dicono gli interpellanti – furono le gravissime inadempienze della Regione che «non informò i beneficiari dei mutui, limitandosi a non erogare più il contributo in conto interessi, causando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5% a quello del 13-18%, e consentì di richiedere la restituzione delle somme erogate in conto interessi senza neanche concedere agli imprenditori agricoli la possibilità di rateizzarle. Da qui una serie di fallimenti e solo nel 2001 la Regione ha notificato il provvedimento di revoca del concorso interessi concesso, «richiedendo ai circa cinquemila beneficiari la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi».

Così ora migliaia di aziende rischiano di finire all’asta e «mentre fino ad ora si è dato per scontato che il ruolo di custode del bene all’asta potesse essere svolto dallo stesso imprenditore, nell’interesse dell’integrità del bene e del proseguimento dell’attività dell’impresa, attualmente il tribunale sta procedendo alla nomina di custodi tramite l’Istituto di vendite giudiziarie, rendendo impossibile la prosecuzione dell’attività di impresa, indispensabile per accumulare liquidità in vista di una chiusura concordata della controversia, col rischio di pregiudicare il benessere del bestiame e la salvaguardia dei beni immobili».

Nel frattempo il mondo dei pastori fa ancora i conti con le divisioni interne che certo non aiutano nella vertenza per il prezzo del latte. In un documento gli allevatori dell’associazione Più Sardegna «si dissociano, non condividendole, dalle iniziative personali, dai proclami e dai comportamenti di Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi (i leader dei pastori senza bandiera, ndc)», definiti “autoproclamati”, affermando di non riconoscerli come portavoce e ribadendo piena fiducia nell'assessora Murgia e giudicando positivamente la proposta di legge di Forza Italia sugli incentivi per lo stop alla produzione di latte per farne alzare il prezzo. Sanna e Falchi replicano: «Mai e poi mai abbiamo preteso di rappresentare tutti i pastori della Sardegna, ma nemmeno l'associazione Più Sardegna rappresenta tutti i pastori, solo i suoi iscritti e per questi deve parlare», rilevando che tutto nasce dalle richieste di dimissioni fatte da Sanna alla Murgia («molto vicina all’associazione») nella riunione di Nuoro. E ancora: «Non siamo autoproclamati, ma riconosciuti da quei pastori che a febbraio hanno buttato il loro latte stufi di associazioni, movimenti e politici inutili».

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