La Nuova Sardegna

Il sindaco: Sedilo diffamato dagli animalisti

di Maria Antonietta Cossu
Il sindaco: Sedilo diffamato dagli animalisti

Pes annuncia una querela nei confronti dell’associazione che aveva denunciato i maltrattamenti

23 gennaio 2020
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SEDILO. Due anni dopo la denuncia per maltrattamento si ribaltano i ruoli e a salire sul banco degli imputati sono gli animalisti. Il Comune minaccia un'azione legale nei confronti dell'associazione Animalisti italiani onlus, accusata di aver leso l'immagine del paese. A innescare la reazione sono stati i recenti sviluppi della vicenda giudiziaria scaturita dalla denuncia sporta dall'organizzazione per presunte vessazioni ai danni di agnellini e maialetti. L'esposto è culminato nel decreto di condanna penale nei confronti del cittadino di Sedilo chiamato in causa per il ruolo di banditore che all'epoca dei fatti incriminati svolse per conto della chiesa locale.

L'antefatto risale al 16 gennaio del 2018, quando erano in corso i festeggiamenti in onore di Sant'Antonio. A Sedilo è consuetudine accompagnare l'accensione del falò votivo con la vendita all'asta dei prodotti e dolci tipici che i fedeli donano alla parrocchia con il fine di contribuire alle opere di bene alle quali è destinato il ricavato. L'impiego di ovini e suini vivi in questa fase della festa, indicata con l'espressione dialettale "sos protzettos", fece inorridire l'Associazione animalisti italiani, che nei social e agli organi di stampa descrisse quella pratica come «una barbara e crudele vendita di anime innocenti che culmina con lo sgozzamento». Poche settimane fa il banditore ha ricevuto il decreto di condanna, contro cui ha fatto opposizione. Il risvolto di una vicenda già mal digerita dall'inizio ha spinto il Comune a scendere in campo in segno di protesta contro i metodi di chi considera dei meri detrattori. «Affideremo l'incarico a un avvocato per sporgere querela contro gli animalisti da tastiera», ha annunciato il sindaco Salvatore Pes, che ha tenuto a precisare: «Bisogna fare delle distinzioni all'interno della categoria, perché ci sono associazioni e attivisti seri e altri che non lo sono affatto. È da questi soggetti che ci vogliamo difendere. Con gli animalisti autentici, invece, è sempre aperto un dialogo leale e proprio grazie a questo confronto anche a Sedilo sono stati modificati diversi aspetti per quanto attiene alle tradizioni che prevedono l'impiego di animali». Sottinteso il riferimento all'Ardia, spesso finita nel mirino degli animalisti. Sulla tradizione "incriminata" il primo cittadino ha smentito più di un'accusa. «Siamo di fronte a un falso storico: gli animali non vengono uccisi in piazza, è pura invenzione. È un'affermazione gravissima che sa di diffamazione. Non solo: in molti casi sono gli stessi allevatori ad acquistare l'animale donato alla chiesa e a reinserirlo nel gregge, e altri acquistano i capi con lo scopo di risparmiargli la vita». L'amministratore ha ribattuto punto su punto alle accuse mosse a suo tempo dal vicepresidente degli animalisti Riccardo Manca, che riferì di animali incaprettati prima di essere uccisi e definì gli autori della presunta carneficina «beceri trogloditi». «Essere chiamati in quel modo offende noi sedilesi e tutte le comunità che coltivano queste tradizioni nel rispetto delle regole e del benessere animale. Al riguardo abbiamo interpellato diversi veterinari e non hanno rilevato maltrattamenti in nessuna fase della festa. Ricordo anche che legare le zampe è una pratica del mondo agropastorale finalizzata a tutelare l'incolumità degli ovini», ha sottolineato Pes. L'arringa del sindaco si è conclusa con un appello. «Gli eccessi non vanno mai bene ma non si può sacrificare ogni aspetto delle tradizioni se queste sono normate e le regole vengono rispettate. Mi auguro che altri Comuni, sardi e non, reagiscano con azioni legali».

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