La Nuova Sardegna

Cantieri fermi e strade ko ma in Sardegna i soldi non si spendono

Claudio Zoccheddu
Cantieri fermi e strade ko ma in Sardegna i soldi non si spendono

Restano bloccati 16 milioni di un accordo quadro per le arterie più importanti

25 gennaio 2020
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SASSARI. Quando si parla di gap infrastrutturale spesso sono loro il riferimento principale, a patto che l’osservatore non si perda nel labirinto degli accordi quadro, degli appalti, dei subappalti e dei fallimenti che proliferano da anni all’ombra dell’asfalto sardo. Non c’è nulla di segreto o recondito, perché in questo caso è tutto alla luce del sole. Un qualsiasi automobilista sardo potrebbe raccontare vita, morte e miracoli (pochi, purtroppo) della rete stradale che attraversa l’isola. Quello che però non riuscirebbe a vedere è il lato oscuro dell’asfalto, la “forza” che blocca tutte le velleità stradali sarde. E, attenzione, non si parla delle strade vicinali o di quelle di penetrazione agricola, comunque importanti. Tra le arterie meno in forma ci sono le indispensabili statali a quattro corsie come la 131 e le sue diramazioni, la 291 della Nurra, la 130 “Iglesiente” e la 554 “Cagliaritana”.

La spina dorsale dei collegamenti e dei trasporti versa in pessime condizioni e sapere che dietro alcune situazioni c’è un collasso burocratico senza uscita, peggiora le cose. Ad esempio, grazie all’accordo quadro CA07_15 da 21 milioni di euro sottoscritto tra Anas Spa e Igeco Costruzioni Spa è stato possibile firmare 8 contratti attuativi per un totale di poco inferiore ai 9 milioni e mezzo di euro di cui però solo 6,3 milioni è stato speso per le strade sarde. Gli altri 3,1 rimangono tra “color che son sospesi”, come scriveva Dante riferendosi a una selva oscura che non è quella delle strade sarde. Anche se le somiglianze sono parecchie. Se poi si aggiunge che, sempre grazie all’accordo quadro CA07_15, la somma disponibile sarebbe in realtà molto più alta, con circa 12 milioni di euro spendibili per opere non previste dai contratti attuativi, il quoziente di imbarazzo non può che aumentare. Un po’ perché le strade più importanti della Sardegna hanno dei tratti che danno del tu alle mulattiere, un po’ perché sembra che la Sardegna continui ad essere la regina dei soldi non spesi.

Cantieri chiusi. Il caso specifico è quasi emblematico e racconta alla perfezione la giungla stradale sarda. La Igeco, maxiditta con sede legale a San Donato di Lecce, ha firmato l’accordo quadro, ha ceduto i suoi lavori in subappalto e poi è stata costretta dall’Anas alla rescissione del contratto per un’inadempienza dettata da una lunga serie di motivi, tra cui un’interdittiva antimafia che sospende i rapporti tra le società e la pubblica amministrazione in caso di infiltrazioni mafiose. Come prevede la normativa, la rescissione del contratto ha congelato tutto: cantieri, pagamenti e soprattutto le ditte subappaltatrici che erano pronte ad eseguire i lavori su strade che ne avrebbero un disperato bisogno. Tutto fermo, come le buche sulle strade più importanti della Sardegna. Più o meno un anno fa, una delle ditte subappaltatrici aveva provato a proporre una scorciatoia (legale) per dribblare l’impasse. Gli impresari avevano proposto di acquistare il ramo d’azienda della Igeco legato agli appalti pubblici. La proposta aveva in allegato le necessarie garanzie di trasparenza assicurate dal controllo del Tribunale Fallimentare e degli organi della procedura di concordato preventivo. Non solo, ne avrebbero giovato tutte le parti in causa: la società appaltatrice avrebbe potuto rivalutare uno dei suoi rami aziendali, le subappaltatrici avrebbero potuto finalmente mettersi in moto recuperando soldi e tempo perduto in modo da rilanciare anche l’indotto che gravita attorno a questo tipo di lavori e infine l’Anas avrebbe finalmente toccato con mano la manutenzione che manca sulle sue strade. Invece, è tutto fermo a eccezione di un’anticipazione di parere negativo filtrata dagli uffici dell’Anas qualche tempo fa. Nessuna risposta ufficiale, sia chiaro. Solo il silenzio che funziona come un anestetico sugli automobilisti, costretti a sfidare strade insicure e cantieri in eterno divenire perché il bandolo della matassa è protetto da una buriocrazia impenetrabile.

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