La Nuova Sardegna

Eni e Novamont al Mise riparte la Chimica verde

di Giovanni Bua
Eni e Novamont al Mise riparte la Chimica verde

La sottosegretaria ha affrontato alcuni nodi cruciali di industria ed energia Il 31 a Roma si parlerà anche della centrale di Fiume Santo e di green deal

25 gennaio 2020
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PORTO TORRES. Eni e Novamont convocate al più presto al Mise, per sciogliere una volta per tutte il nodo che sta strozzando la Chimica verde e congelando investimenti e interventi. Un tavolo già programmato il 31 gennaio con i gestori degli impianti energetici dell’Isola per parlare del phase-out di Fiumesanto e Sulcis. E ancora bonifiche, con i fondi europei del Green Deal di cui non si conosce ancora ripartizione e governance «ma che ci impegniamo a utilizzare al meglio, con la Sardegna che sicuramente sarà in cima alla lista». Accordo di programma per le aree industriali complesse e sulla zona economica speciale a cui dare gambe in fretta. E metano. Che, al netto delle differenti posizioni sulla dorsale, è fondamentale per lo sviluppo dell’Isola.

Ascolta per due ore abbondanti il sottosegretario allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, ieri mattina a Porto Torres per l’incontro organizzato dal sindaco Shen Wheeler e lievitato nei giorni fino a diventare una maxi assemblea con sindaci del territorio (c’era Conoci per Alghero e il vice di Campus, Gianfranco Meazza per Sassari) il presidente del Cip, Valerio Scanu, con il vice Claudio Pecorari e al direttore Salvatore Demontis, il presidente dell’autorità di Sistema portuale, Massimo Deiana, l’amministratore unico della Provincia Pietrino Fois, il direttore del Parco dell’Asinara, Vittorio Gazale, i rappresentanti di Confindustria e di Cgil, Cisl e Uil. Ascolta assaggi di temi complessi, non liquidabili in poche battute. Replica, rassicura. E, ad assemblea finita, prova a tirare le somme: «Sono qui volentieri perché ritengo sia fondamentale essere presente sui territori per capire come trasformare le criticità in opportunità e per ascoltare direttamente la voce degli enti locali e del mondo produttivo. E riportarle a Roma».

Molti i tavoli aperti: «Sicuramente – sottolinea Todde – vanno sciolti i nodi sull’accordo di programma per le aree industriali complesse e sulla zona economica speciale, due strumenti che quando entreranno nella fase di piena attuazione consentiranno di creare servizi, incrementare l'attrattività del territorio e del porto e sostenere le imprese. Come va sciolto il nodo sulla chimica verde. Con una divergenza tra le parti che sta impattando non solo sul piano di sviluppo ma anche sulla strategia di ripresa del progetto. Abbiamo deciso di convocare al più presto le parti al Mise per alzare, insieme alla Regione, il livello del confronto. E degli impegni che si prendono. La chimica verde era una sorta di risarcimento per il territorio, e non può essere bloccato dagli interessi di governance di due aziende, pubbliche o private che siano». Poi la decarbonizzazione di Fiumesanto: «Al centro di un tavolo programmato il 31 gennaio al Mise con i gestori degli impianti energetici. Chiederemo loro di confrontarsi rispetto a un’esigenza che è stata messa in evidenza in maniera molto chiara: la Sardegna deve comunque avere 400 MW di potenza installata e deve essere garantita la salvaguardia della rete. Chiaramente i temi di riconversione sono anche legati alle tempistiche di Terna. Non possiamo chiedere la riconversione delle centrali se le autorizzazioni per le infrastrutture non vanno di pari passo». Inevitabile un passaggio sul metano. «Al di là delle differenti posizioni – ha detto la sottosegretaria – è chiaro che c’è la necessità di fare arrivare il metano nelle zone industriali e di farlo arrivare velocemente e in maniera strutturata. Non ci siamo controntati tanto sul tema della dorsale, che è il “tubo”, ma su dove arrivano questi rigassificatori, chi servono, come possono infrastrutturare e servire per infrastrutturare le aree industriali, e come possano magari anche essere utili per la riconversione delle centrali». Su Fiumesanto: «Io il progetto di Eph – ha spiegato – non l’ho ancora visto. Il tema della riconversione è importante ma va anche sostenuto dal punto di vista economico. Credo che loro avessero presentato un primo piano di conversione che richiedeva però dei grossi incentivi da parte dello Stato. Evidentemente per utilizzare soldi pubblici ci deve essere un progetto di utilità complessiva pubblica, non solamente di aiuto nei confronti di una singola azienda». Focus infine sui progetti sulla sostenibilità dell’infrastruttura portuale, già individuata come sede del deposito di Gnl attraverso un progetto finanziato dal Consorzio industriale provinciale, e sulle opportunità della industria del diporto e della cantieristica navale. E richiesta unanime di monitorare le tempistiche delle bonifiche che saranno oggetto dei fondi europei del Green Deal «la cui ripartizione non è stata ancora quantificata – ha precisato il sottosegretario – ma ci impegneremo a utilizzarli non appena saranno individuate risorse e modalità di spesa».



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