La Nuova Sardegna

Conad-Auchan, è stallo: dai sindacati sos ai prefetti

di Silvia Sanna
Conad-Auchan, è stallo: dai sindacati sos ai prefetti

L’Antitrust non decide e i fatturati vanno a picco: «Rischio di ulteriori esuberi»

27 gennaio 2020
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SASSARI. Si va avanti alla giornata, con lo sguardo fisso sul calendario in attesa delle decisioni dell’Antitrust. Il rinvio – l’Authority ha rimandato di 45 giorni il verdetto inizialmente atteso per il 20 gennaio – ha gettato sempre più nello sconforto i lavoratori impiegati nei 4 ipermercati ex Auchan dell’isola: sono 738 e nessuno di loro ha la certezza di conservare il suo posto né può sapere chi sarà il nuovo titolare dell’azienda. Una situazione di incertezza diffusa che genera da una parte prudenza da parte dei vertici – con ricambio merce ridotto al minimo indispensabile e zero iniziative promozionali – e diffidenza da parte dei clienti dall’altra: negli ultimi mesi, da quando dopo gli annunci trionfali il passaggio Auchan-Conad è entrato in una fase di stallo, gli affari sono colati a picco. Si naviga a vista anche nella struttura di Cagliari-Santa Gilla, l’unica ad essere già entrata nella rete Margherita a fine ottobre 2019 e per la quale è stato già stabilito il nuovo gestore: sarà il socio Conad-Tirreno Insieme. La paura è che il quadro economico sempre più negativo faccia lievitare anche il numero degli esuberi rispetto a quelli annunciati da Conad: quasi 6200 in tutta Italia, di cui 3105 considerati non ricollocabili. La dieta degli organici intanto è già cominciata: 817 i dipendenti degli uffici messi in mobilità, metà dei quali erano impiegati nella sede centrale di Rozzano (Milano). Nessuna ricaduta, ma solo per ora, in Sardegna. Dove la pazienza è però arrivata al limite. Al punto che i sindacati hanno intenzione di chiedere il coinvolgimento delle Prefetture per sensibilizzare l’Antitrust e arrivare così a una decisione in tempi rapidi.

Tempo scaduto. Dice Cristiano Ardau, segretario regionale Uil Tucs: «Sono furente. Se è giusto e pacifico che debba esistere in Italia un soggetto garante del mercato come l’Antitrust, è altrettanto chiaro che queste lungaggini burocratiche stanno minando la vertenza. È necessario rispettare i lavoratori coinvolti, in preda all’ansia per il loro futuro. Questo non è accettabile. Esiste già un numero preoccupante di esuberi per il modello di business che Conad vuole adottare ma il rischio è che ogni giorno di ritardo porti a ulteriori esuberi. E noi dobbiamo fare di tutto per cercare di evitarlo». Ecco perché i rappresentanti sindacali, pressati quotidianamente dalle richieste di aiuto da parte di lavoratori esasperati dall’attesa e dall’assenza di notizie, chiameranno in causa le Prefetture per provare a dare una accelerata alla vertenza. Con la consapevolezza di essere solo all’inizio: non appena l’Antitrust spiegherà nel dettaglio che cosa Conad può gestire in Sardegna e che cosa invece dovrà cedere (primo candidato l’iper ex Auchan di Olbia) il colosso della grande distribuzione sarà chiamato a svelare le sue carte e a spiegare come intende muoversi nell’isola. Lo farà al tavolo già istituito in Regione, assessorato all’Industria, che si è riunito il 9 gennaio seguendo le indicazioni del Mise: la Sardegna è stata una delle prime regioni a fare partire il confronto territoriale con l’obiettivo finale di salvaguardare tutti i dipendenti al netto delle uscite volontarie e concordate con l’azienda.

Gli scenari. Antitrust a parte, Conad ha annunciato al ministero che procederà a una riorganizzazione delle strutture di vendita riducendole in maniera significativa, dal 30 al 50 per cento, per quanto riguarda gli iper: si passerà dai 7-8mila metri quadri attuali ai circa 4000-4500 dei megastore Conad. Una riduzione che comporterà il taglio di alcuni segmenti di prodotti: per esempio l’elettronico e il tessile al quale Conad non è interessato e che per questo cederà ad altri compratori. Dove invece interverranno i paletti dell’Antitrust e il colosso non potrà gestire le strutture Auchan né in maniera diretta né cedendola in affitto, dovrà trovare nuovi acquirenti. Al momento non ci sono nomi all’orizzonte nell’isola, con Carrefour che dopo avere rilevato una ventina di negozi in Lombardia ha detto di non essere interessato a potenziare ulteriormente la sua presenza in Italia.

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