La Nuova Sardegna


Olbia, chiude l’aeroporto: crescono i timori sul futuro di Air Italy

di Roberto Petretto
Olbia, chiude l’aeroporto: crescono i timori sul futuro di Air Italy

Quaranta giorni di stop per il rifacimento della pista. L'allarme dei sindacati: "I dipendenti della compagnia vicini al baratro"

02 febbraio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. La sensazione angosciante del terreno che si sbriciola sotto i piedi, di un baratro che diventa sempre più minaccioso: le incertezze sul futuro di Air Italy angosciano i lavoratori che attendono risposte. Dalla compagnia e dalle istituzioni. L’associazione dei piloti, l’Anpav, annuncia che tra pochi giorni sarà proclamato un nuovo sciopero di 24 ore sui voli su tutto il territorio nazionale e denuncia: «Le istituzioni nazionali e regionali appaiono totalmente disinteressate al baratro che si avvicina alle famiglie dei dipendenti di Air Italy».

Dal 3 febbraio chiude per 40 giorni l’aeroporto di Olbia-Costa Smeralda, per dei lavori di rifacimento della pista. L’Anpav teme che questo possa essere l’inizio della fine per Air Italy: «il personale navigante di quella base sarà posto in “fermo tecnico” a zero ore. Tale condizione, temporanea solo nelle dichiarazioni aziendali, rischia di diventare definitiva, attesa la fine della continuità territoriale prevista per il 16 aprile prossimo».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:regione:1.38419736:Video:https://video.lanuovasardegna.it/locale/chiuso-l-aeroporto-di-olbia-gia-avviati-i-lavori-sulla-pista-dureranno-40-giorni/119350/119831]]

C’è un motivo per tanto pessimismo, secondo l’Anpav: «Nessuna dichiarazione aziendale in merito alla disponibilità ad un’eventuale proroga, è pervenuta alla nostra associazione professionale né, ci risulta, alle altre organizzazioni sindacali».

La situazione sembra precipitare e non si capisce quali saranno le scelte future della compagnia: «Al taglio delle linee storiche della compagnia, alla messa a terra dei nuovi 737 Max per i tristemente noti accadimenti a due suoi esemplari, alla progressiva dismissione di aeromobili senza alcun nuovo ingresso in flotta di nuove macchine e alla continua cessione di attività in wet lease a compagnie dell’Europa dell’est, è conseguito un crollo verticale delle ore volo del personale di volo dell’intera compagnia».

Cosa fare, dunque? «Le istituzioni per prime, ministeri dei Trasporti, del Lavoro e dello Sviluppo economico, Regione Sardegna e Regione Lombardia - continua l’Anpav -, dovrebbero chiedere conto agli azionisti Akfed e Qatar Airways degli impegni che erano stati presi oltre tre anni fa».

L’associazione aveva anche chiesto di essere ricevuta sia dai rappresentanti del Governo sia dal governatore Solinas ma: «ad una prima convocazione poi rinviata, non è stato dato ulteriore seguito».

Si muovo anche Ap-Associazione piloti, Cobas e Unione sindacale di base che scrivono ai ministri dello Sviluppo economico, dei Trasporti, del Lavoro, alla Regione Sardegna e alla Regione Lombardia per chiedere «un tavolo di discussione che affronti tutte le problematiche, per tutelare tutti i dipendenti coinvolti ed evitare una grave crisi occupazionale e sociale, richiamando gli investitori ai propri doveri ovvero presentare un piano di investimenti e sviluppo che consenta la crescita di Air Italy in un mercato del trasporto aereo che sta invece attraversando un periodo di grande crescita ed espansione».

Le tre sigle sindacali ricordano che «Air Italy impiega circa 1.200 dipendenti dislocati nei territori sardo e lombardo».
 

Primo piano
Medio Oriente

Brigata Sassari in allerta massima ma non è prevista l’evacuazione

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative