La Nuova Sardegna

«Mio padre era fragile la badante lo detestava»

di Nadia Cossu
«Mio padre era fragile la badante lo detestava»

La figlia del 90enne descrive i maltrattamenti: l’ha ferito nella sua dignità

09 febbraio 2020
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SASSARI. L’immagine del proprio padre di novant’anni sporco di escrementi in ogni angolo del volto, Maria Teresa ce l’ha ancora bene impressa nella mente: «Ricordo che aveva l’espressione di un uomo calpestato nella dignità».

E già questo basterebbe a capire cosa deve aver provato quella figlia il 20 novembre del 2017 quando, dopo aver sentito le grida della mamma che abita al piano di sotto, si era precipitata in casa: «Ho urlato come una disperata quando ho visto mio padre in quelle condizioni, aveva feci ovunque, dentro la bocca, nelle narici. Dissi a quella donna di andare subito via da casa nostra!».

“Quella donna” è Francesca Gaspa, la badante di 66 anni che il giudice di Sassari Gian Cosimo Mura ha condannato a due anni di reclusione (pena sospesa) per tortura. Una sentenza storica per la Sardegna. Il sostituto procuratore Maria Paola Asara, infatti, dopo aver letto il dettagliato fascicolo depositato dagli uomini del commissariato di Alghero che avevano raccolto la denuncia dei familiari del novantenne Gerolamo Pirisi, aveva deciso di contestare alla badante quel reato. Ritenendo, evidentemente, che sfregare un pannolone sporco di feci sul viso di una persona anziana, allettata, impossibilitata a difendersi fosse un gesto crudele, un trattamento inumano, «degradante per la dignità della persona» come recita l’articolo 613 bis del codice penale. «Quel giorno provai una grande rabbia – continua la figlia dell’anziano, deceduto lo scorso dicembre – Fu un gesto diabolico e non certamente istintivo come lei ha cercato di far credere. La verità è che quella donna non sopportava mio padre, soprattutto quando lui urlava per i dolori. Lo disse a una persona che poi ce lo riferì. E a quella stessa persona raccontò anche che prima o poi gli avrebbe messo il pannolone in faccia». Un’azione meditata, quindi, secondo Maria Teresa che, dopo quell’episodio, seppe da sua madre di 82 anni che la Gaspa non si era comportata bene anche in precedenti occasioni: «Diciamo che non era mai stata dolcissima, fin dall’inizio. Però abbiamo pensato che ognuno ha il proprio carattere e quindi non abbiamo dato peso al suo modo di essere. Mia mamma evitava di raccontarmi cosa non le piacesse di quella donna, avrebbe voluto mandarla via ma aveva paura di non trovare un’altra persona che potesse aiutarla in casa con mio padre. Io lavoro, insegno, sono figlia unica e non avevamo nessuno che ci desse una mano. E sono convinta che questa badante abbia approfittato proprio delle debolezze di mia mamma e della sua paura di rimanere sola ad accudire il marito».

E lui, il signor Gerolamo, si era mai confidato con la moglie o con la figlia? «Non era contento di lei – racconta oggi Maria Teresa con la voce commossa – Diceva che non aveva bei modi. E non è vero che mio padre le parlava male. Gli anziani sono come bambini, bisogna dar loro dolcezza, comprenderli. Dico solo che se lei non si sentiva in grado di fare quel lavoro avrebbe dovuto semplicemente dirci: “Scusate, me ne vado”. Di sicuro non mi sarei aspettata un comportamento di quel tipo da una donna matura che è madre e nonna. E non le credo quando parla di una reazione d’impulso perché se così fosse stato ci avrebbe chiesto scusa subito dopo. E invece non ha mai mostrato alcun segno di pentimento. Nemmeno a distanza di tempo».

Le due donne si sono affidate all’avvocato Giuseppe Tiana per farsi tutelare nel processo. La giustizia ha dato la sua prima risposta, perché non bisogna dimenticare che si tratta di una sentenza di primo grado. «Siamo soddisfatte ma è una consolazione parziale. Perché certe cose della vita non si possono dimenticare facilmente».

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