La Nuova Sardegna

Fridays for future a Sassari: «Un’invasione per il clima»

di Luigi Soriga
Fridays for future a Sassari: «Un’invasione per il clima»

Lorenzo Tecleme, 19 anni, è il portavoce dei giovanissimi attivisti attesi a marzo: «Che emozione essere stati selezionati, ma adesso abbiamo tanto lavoro da fare»

13 febbraio 2020
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SASSARI. Per loro che si battono contro i cambiamenti climatici, la notizia si è abbattuta come un piccolo tsunami: il 14 marzo Sassari sarà la capitale del Friday for Future, il luogo di ritrovo di centinaia di discepoli di Greta Thunberg. Uno di loro è Lorenzo Tecleme, 19 anni, sassarese, studente in Scienze delle Comunicazioni a Bologna.

«Quando ci hanno comunicato la notizia – dice – eravamo un po’ increduli e al settimo cielo. Abbiamo superato candidati del calibro di Roma, di Mantova e della Val di Susa. Era una selezione difficilissima e francamente all’inizio non davamo così tante chance a Sassari. Però pian piano abbiamo visto la gente che ci votava, che considerava l’enorme valore simbolico e ambientale della nostra isola. E abbiamo iniziato a crederci».

E adesso?
«È un attimo passare dall’euforia al terrore. E in questo momento siamo terrorizzati. Perché abbiamo realizzato cosa ci sta per capitare, la responsabilità che abbiamo sulle spalle, quello che dobbiamo fare e il poco tempo che abbiamo per farlo».

Cosa sta per succedere a Sassari?
«Nel week end del 14 e 15 marzo saremo la capitale del clima. In pratica i giovani attivisti del movimento Fridays For Future si incontreranno in una grande assemblea nazionale per decidere i prossimi passi e lanciare il global strike di venerdì 24 aprile. Significa che in città stanno per arrivare ragazzi da tutta la Penisola, che bisognerà accogliere, sfamare e far dormire. Abbiamo lanciato l’appello e la straordinaria risposta della cittadinanza ci ha davvero rincuorato».

Chi vi supporterà?
«Diverse famiglie hanno già dato la propria disponibilità a offrire una stanza e un letto ai ragazzi. Il passaparola sta andando avanti e sono sicuro che troveremo una sistemazione per tutto. In più anche le associazioni si stanno mobilitando, e alcune che possiedono ampi locali, faranno dormire in alcuni stanzoni i giovani muniti di sacco a pelo. Per quanto riguarda poi la location dell’evento, l’Università ci sta supportando in tutto, mettendoci a disposizione probabilmente l’Aula Magna. E questo è un segnale di grande sensibilità nei confronti dei giovani e di chi lotta per preservare il proprio futuro».

Quante persone vi aspettate?
«Sinceramente non sono una cima nel fare previsioni. L’anno scorso, ad esempio, in occasione del primo Global Strike, siamo andati in questura per mettere a punto alcuni dettagli organizzativi. Quando ci hanno chiesto il numero presunto dei partecipanti, la mia risposta è stata attorno ai 250. Alla fine ci siamo ritrovati con un corteo di 3500 persone».

Qual è l’identikit dell’ecologista del Friday for Future?
«In prevalenza si tratta di studenti delle superiori. Le tematiche ambientali attecchiscono più facilmente nei giovanissimi. C’è proprio uno scarto generazionale nell’attenzione alla salvaguardia del pianeta. I ragazzi sono molto informati, ne parlano molto a scuola tra loro, capita che diversi rappresentati d’istituto siano anche attivisti. Naturalmente ci sono anche gli universitari, ma in proporzione inferiore. E gli adulti che hanno a cuore il futuro dei propri figli».

I 3500 in piazza hanno contribuito alla candidatura di Sassari a location del Friday for Future nazionale?
«Penso di sì. Quel numero ci ha dato visibilità e a livello nazionale ci conoscono come un gruppo molto attivo che porta vanti un progetto solido. Ma credo che questi siano aspetti secondari. L’attenzione su Sassari si è catalizzata principalmente per le vertenze ambientali che riguardano il nostro territorio. La Sardegna è diventata un simbolo».

Allude alla dorsale del metano?
«Questa è la questione centrale. Quando si parla di futuro, di sviluppo e di ambiente non si può prescindere da questo tema. E la nostra isola rischia di fare la scelta più sbagliata. Perché se si fosse parlato di metano quaranta anni fa, allora sarebbe stata una opzione sensata. Spegnere le centrali a carbone in virtù di una fonte energetica a minore impatto. Ma adesso siamo fuori tempo massimo, sarebbe una scelta del tutto anacronistica che ci porterebbe fuori da tutti i target climatici. Le indicazioni vanno tutte verso l’utilizzo sempre più esclusivo delle rinnovabili, le uniche che possono davvero abbattere le emissioni in atmosfera. E i tempi per mettersi al passo sono davvero stretti. Se la Sardegna si impelaga nella realizzazione di un’opera così costosa e mastodontica come una rete del metano, costruita da zero, non lo farà per usufruirne un decennio. Ci sono i tempi lunghi di realizzazione, ci sono i costi da ammortizzare, le industrie che si adeguano a questa tipologia di alimentazione, e poi anche un’ipotetica riconversione sarebbe altrettanto lunga, tra smantellamento, bonifiche e via dicendo. Insomma con la dorsale del metano si rischia di ipotecare una fetta di futuro di 50 anni, e non possiamo permettercela».

Nell’assemblea sarà un tema cruciale, ma di cos’altro si parlerà?
«Ancora non abbiamo una elaborato un programma definitivo. Siamo ancora in fase cantiere. Dobbiamo avere le conferme di alcune adesioni. Abbiamo invitato alcuni nomi tra i più noti del panorama ecologista nazionale e mondiale e scienziati di fama. Oltre all’appuntamento all’Università contiamo anche di organizzare degli eventi all’aperto, che potrebbero essere una festa e un flash mob».

Come si è scoperto ecologista?
«Ho sempre avuto un’attenzione particolare verso l’ambiente. Ma la “vocazione” a diventare un attivista mi è venuta durante un viaggio in Germania. È successo due anni fa. Ero in compagnia di un gruppo di volontari e ambientalisti, abbiamo dormito in tenda vicino a una cava di carbone. Uno sfregio al paesaggio che mi ha segnato. Dopo quell’esperienza, appena rientrato a Sassari, ho preso contatti su internet e così è nato il nostro gruppo di Friday for Future. Prima eravamo una manciata, adesso siamo in 250 che ci teniamo in contatto quotidianamente su whatsapp. In questi giorni dovremo davvero rimboccarci le maniche e darci da fare. Ospitare un simile evento nazionale a Sassari per tutti noi sarà un grande onore».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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