La Nuova Sardegna

«Ho deciso: mi ricandido voglio unire i progressisti»

di Luciano Piras
«Ho deciso: mi ricandido voglio unire i progressisti»

Il sindaco di Nuoro scioglie la riserva: alle elezioni di giugno sarà di nuovo in corsa «Fermeremo la Lega come Bonaccini in Emilia». E apre a un’alleanza con i 5 stelle

14 febbraio 2020
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NUORO. «Sì, ho deciso di ricandidarmi». Finalmente una risposta chiara e secca. Il sindaco Andrea Soddu rompe il silenzio con questa intervista esclusiva alla Nuova Sardegna. Quarantacinque anni, avvocato, nella scrivania del suo ufficio al primo piano del palazzo civico c’è una pila di carte da leggere e firmare. Segno evidente che c’è ancora tanto da lavorare. «Ho deciso di ricandidarmi dopo averne parlato a casa, con mia moglie, la mia famiglia, con la mia più stretta cerchia di amici, con quelli che sono il mio movimento politico, che si chiama “Scegliamo Nuoro” e che mi ha accompagnato in tutti questi anni in maniera molto costruttiva. Poi ne ho parlato con la mia coalizione, infine ne ho parlato con alcuni esperti anziani di politica in città... soltanto allora ho deciso di ricandidarmi». Non fa nomi e cognomi, il sindaco che cerca il bis, salvo quello della moglie: Giuliana Puligheddu, imprenditrice agricola, determinante nella scelta. La coppia ha tre figli: Giulia, Mario e Michela.

Era a loro che faceva riferimento qualche giorno fa quando ha dichiarato che prima di candidarsi doveva pensare alla famiglia?

«Certo. Quella del sindaco è una missione. Implica una sostanziale rinuncia alla vita privata, al lavoro, alle passioni. La candidatura a sindaco, per chi come me ha moglie e figli, passa per forza di cose per una valutazione collettiva. Se non hai il sostegno della famiglia, rischi di mandarla a scatafascio e non andare da nessuna parte».

Lei sa benissimo che le malelingue a Nuoro corrono parecchio...

«(sorride) Succede già dai tempi del “Giorno del giudizio” (il romanzo capolavoro di Salvatore Satta, ndr)».

Circola voce che ultimamente lei stesse cercando un posto di lavoro fisso a tutti i costi per assicurarsi un futuro con la sua professione di avvocato piuttosto che come sindaco. È così?

«Mi è stato riferito anche questo... mi fa meraviglia perché ho la fortuna di appartenere a uno studio legale che esiste sul mercato dagli anni Cinquanta. È da vent’anni che sono laureato (all’università di Parma, ndr), è da quasi vent’anni che faccio l’avvocato e non ho mai avuto, tranne una volta, un cliente che fosse istituzionale, mai un’amministrazione comunale, una banca, un’assicurazione. I miei clienti sono tutti privati, e grazie a Dio ci sono loro che mi hanno consentito di crescere, di tenere la famiglia, di svolgere un lavoro che a me piace tantissimo, l’avvocato, che ha una caratteristica: è una libera professione. Perciò quando vado a votare, prendo le mie decisioni proprio perché sono libero. Questo è l’insegnamento di mio padre (Giannetto Soddu, ndr), che è stato anche il mio maestro come avvocato. E mio padre è stato a sua volta allievo di un altro grande maestro, Luigi Oggiano, fondatore del Partito sardo d’Azione, che viveva la professione e la politica come una missione».

Ha appena citato il Psd’Az, suo compagno di avventura nel movimento civico che l’ha portata all’elezione nel 2015. Cammin facendo, però, l’ha perso per strada...

«Il Partito sardo d’Azione è storicamente uno dei fenomeni politici più importanti d’Italia che ha radici che affondano nel cuore della Sardegna, basti pensare ai suoi fondatori, Lussu, Mastino, Bellieni, per passare poi per Oggiano e altri pensatori come Simon Mossa! Non si può scindere la Sardegna dal Psd’Az. Con il Psd’Az abbiamo fatto la campagna elettorale cinque anni fa e abbiamo amministrato insieme per tre anni e mezzo, poi ci siamo divisi come può capitare anche nelle migliori famiglie. Ciò non toglie che comunque io abbia un grande rispetto per questo partito e stima per coloro che con me in giunta, e nello stesso partito, hanno fatto un percorso comune».

Cinque anni fa, tuttavia, vi siete schierati contro il Partito democratico. E avete vinto. Oggi, invece, è proprio il Pd che vuole come candidato sindaco Andrea Soddu.

«La scorsa volta siamo andati alle elezioni e poi siamo arrivati al ballottaggio contro il Pd, ma potevamo andare al ballottaggio contro il centrodestra, per cui non avevamo niente contro il Pd. Noi volevamo portare una ventata nuova nella politica della città. Questo abbiamo fatto. Resta fermo che il Pd è una componente essenziale della vita politica italiana ed è la più grande comunità politica del centrosinistra. Mi sento di appartenere profondamente alla famiglia dei socialdemocratici europei ed è in questa ottica che mi sono candidato come indipendente senza essere iscritto nella lista unitaria del centrosinistra alle europee dell’anno scorso».

E dunque? Oggi come si pone davanti al Pd?

«Se oggi il Pd dovesse appoggiare il nostro progetto, sostenendolo e credendoci, io ne sarei ben contento».

Gli scenari sono cambiati anche a livello nazionale. Il Pd è al governo con il Movimento 5 stelle. Anche a Nuoro sarà possibile un’alleanza simile?

«Sì. La nostra visione è quella di proiettarci al 2030, al 2040, 2050. Bisogna avere obbiettivi molto alti. L’amministrazione, la comunità, la Sardegna in generale deve raggiungere l’obbiettivo sui temi dell’istruzione, cultura, ambiente, lotta contro le diseguaglianze, lotta alle povertà, allo spopolamento. Su questi temi anche forze politiche giovani come i Cinque stelle possono benissimo contribuire alla declinazione politica e concreta delle amministrazioni comunali».

Nuoro è sempre stato un laboratorio politico della periferia italiana. Trova possibile, qui in città, anche una alleanza con la Lega?

«Contano i valori e i principi della nostra Costituzione repubblicana. Chi sposa questi principi, quelli della tolleranza, dell’inclusione sociale, della multiculturalità, è ben accetto, non si discute. Resta fondamentale la matrice antifascista».

Alle elezioni europee del 2019, dove è stato esponente di spicco del Pd, lei ha avuto più voti di Salvini vice premier. Non ha pensato, allora, di farsi consegnare direttamente da Zingaretti le chiavi del Pd sardo? Magari sarebbe diventato l’uomo aggregante di questa sinistra dispersa in mille rivoli...

«No, non ci ho pensato, anche perché non è casa mia. Non ritengo che in politica la cosa importante siano gli uomini forti. Anzi: rifuggo da questa categoria. Il mio è un contributo umile, con i piedi per terra, alla costruzione di uno schieramento ampio del centrosinistra, pragmatico, che non abbia più paura alcuna del centrodestra, di Salvini soprattutto, come ha dimostrato Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Spero di trovare uno spirito di coesione, che porti avanti politiche progressiste per una pacificazione sociale basata sui principi di solidarietà, di uguaglianza e di fraternità»

Lei sa benissimo che Nuoro non perdona, ma spesso bastona. L’accusa che le viene mossa è che si sia allontanato troppo dalla città, magari proprio con la candidatura alle europee dell’anno scorso. Come risponde a questa accusa? Non ha paura di essere “bastonato” alle prossime comunali?

«No, non ho nessuna paura e non mi sembra di essermi allontanato dalla mia città. Sono tutti i giorni qua, esco, dovunque vada ci conosciamo tutti e tutti ascolto. Non ho mai negato un appuntamento a nessuno. La politica, d’altronde, deve ascoltare la comunità per poi elaborare soluzioni».

In questi cinque anni, il sindaco Soddu ha messo le mani nei conti di bilancio. È anche riuscito a ottenere dalla Regione 31milioni per sanare i debiti. Peccato però che ne arriveranno 11 in meno, l’ha appena detto la Corte dei conti...

«Più che la Corte dei conti, sono gli uffici regionali che danno una interpretazione diversa dalla nostra sulla normativa che ha portato a Nuoro i 31 milioni. In sostanza la Regione dice che con i soldi del contributo per gli espropri può pagare solo la quota capitale dei mutui e non la quota interessi. Noi invece diciamo che possono pagare anche la quota interessi come pure le penali. Questa è la differenza. Bene: tutti devono sapere che il sindaco Soddu, la nostra amministrazione si batterà con il coltello tra i denti, con tutte le forze, per difendere la nostra tesi. Anche gli 11 milioni devono restare a Nuoro, sono soldi che noi abbiamo ottenuto e se ce li vogliono portare via, noi andremo anche all’autorità giudiziaria più alta. Per quanto riguarda la Corte dei conti, ho la massima fiducia, e sono sicuro che le difese, meglio: le memorie che il Comune sta predisponendo convinceranno i magistrati che la nostra è la tesi giusta. Ma sono certo che troveremo una linea d’intesa anche con la Regione, perché lo dice il buonsenso: la legge della Regione serve per aiutare i Comuni, non per remargli contro».

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