La Nuova Sardegna

Bonus bebè da 800 euro al mese: la proposta divide i sindaci

Claudio Zoccheddu
Bonus bebè da 800 euro al mese: la proposta divide i sindaci

Piras, Oniferi: «Sono favorevole ma il contributo deve essere vincolato» . Uras, Giave: «Servono interventi strutturali, l’assistenzialismo non basta»  

16 febbraio 2020
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SASSARI. L’intenzione è dare una spallata allo spopolamento con un’idea molto precisa: 800 euro al mese per ogni nuovo nato nei 275 Comuni della Sardegna che non raggiungono i 3mila abitanti. Ne è convinto l’assessore al Bilancio, Giuseppe Fasolino, e ne è convinto anche il presidente della Regione, Christian Solinas, a cui lo stesso Fasolino ha attribuito la patrenità della nuova misura. Fuori dalla Giunta regionale, però, il dialogo è acceso e non tutti i sindaci dei piccoli Comuni si sono schierati a favore del nuovo, e ricco, bonus bebè ipotizzato da Fasolino. Un ragionamento che prescinde dalla distribuzione geografica degli aiuti economici, perché non tutti i Comuni sotto i 3mila abitanti temono lo spettro dello spopolamento.

Favorevole. Stefania Piras, sindaca degli 887 cittadini di Oniferi, prende posto tra le fila dei sostenitori del bonus bebè immaginato dalla Regione: «Nel nostro Comune stiamo chiudendo i conti per dare un bonus ai nuovi nati, dunque non posso che essere d’accordo con l’idea proposta da Fasolino e Solinas. Poi si può discutere sull’importo, che in effetti può sembrare elevato, ma se non interveniamo subito per contrastare lo spopolamento rischiamo di perdere l’ultimo treno o di metterci in moto quando sarà troppo tardi». Secondo la sindaca di Oniferi, però, il sostegno ai nuovi nati dovrebbe essere completato da alcuni vincoli: «Sarebbe necessario legare il contributo a una sorta di patto di comunità, in modo da evitare che una volta scaduti i 5 anni, ad esempio, i bimbi vengano iscritti a scuole dei paesi vicini. Servono vincoli, perché questa è una misura di sostegno per le famiglia ma soprattutto per le comunità che rischiano di scomparire». a Oniferi, poi, il risultato è guià stato centrato: «Nel 2018 sono nati 10 bimbi, tanti per un paese come il nostro. E diamo mille euro all’anno come sostegno – spiega la sindaca–. Ho sentito diverse critiche che mi lasciano perplessa perché sono sicura che non si faranno figli per ottenere il bonus ma al contrario il bonus aiuterà le famiglie. E non lo vedo come il reddito di cittadinanza, perché in quel caso non era alcuna contropartita, qua in ballo c’è il futuro dei paesi».

Contraria. «Noi lo facciamo già : spiega Maria Antonietta Uras, sindaca di Giave – ma è un contributo comunale singolo: 800 euro a figlio. È un aiuto alle famiglie, che è lecito e si può fare, ma 800 euro al mese mi sembrano eccessivi. Quando stamattina ho letto il giornale credevo di aver capito male e ho dovuto rileggere. Questa cosa non ha alcun significato e presuppone un’enorme spendita di soldi. Dove li trovano, aumenteranno le tasse?». La sindaca preferirebbe altre azioni: «Molto meglio le misure di sostegno per i disoccupati, in modo che possano trovare o crearsi un lavoro. L’idea di un reddito di questo tipo è sbagliata. Lo dico da sindaca che fatica a trovare un ragazzo per le manutenzioni stradali o per il verde pubblico perché adesso sono tutti a casa con il reddito di cittadinanza . Prima avevamo 12 domande per il Reis, adesso solo una. E se attivassimo questo bonus apriremo strada all’assistenzialismo. Forse Solinas dovrebbe mantenere gli impegni presi in campagna elettorale, come la zona franca. Lo spopolamento si combatte creando opportunità di lavoro, aiutano le imprese e i disoccupati invece la Sardegna perde mille partite Iva all’anno e pensa a creare nuove misure per l’assistenzialismo».



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