La Nuova Sardegna

Violenza a Sennori, l’uomo conosciuto in chat la picchia e la deruba

di Nadia Cossu
Violenza a Sennori, l’uomo conosciuto in chat la picchia e la deruba

Ex carabiniere porta via alla compagna anche la catenina del figlio morto a 5 anni

17 febbraio 2020
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Quella catenina d’oro era l’ultimo ricordo che le era rimasto di suo figlio. Un bambino morto ad appena 5 anni travolto da un’auto mentre cercava erbette insieme alla nonna e allo zio sul ciglio della strada. Un dolore che le aveva lasciato una ferita profonda nell’anima e l’aveva resa fragile.

Proprio lì, nella sofferenza che sembrava non trovare sollievo, si era insinuato quell’uomo. In punta di piedi aveva conquistato la donna conosciuta sul sito di incontri Badoo e poi su Facebook, le aveva dichiarato il suo amore, le aveva detto che l’avrebbe sposata, era persino andato a vivere da lei, a Sennori. Poi l’inferno: dopo averle fatto vendere tutto l’oro che aveva in casa ed essersi fatto consegnare i pochi soldi che lei possedeva, era riuscito anche nell’intento più infimo: «Sapeva dove tenevo la collanina di mio figlio. L’unico oggetto che mi ero rifiutata di vendere al Compro oro. Lui l’ha trovata e mi ha portato via anche quella...».

Il racconto di questa madre e compagna tradita dalla persona che aveva accolto con amore in casa sua ha scosso un’intera aula del tribunale di Sassari dove si sta celebrando il processo a carico dell’uomo, un ex carabiniere di 53 anni, di Cagliari, accusato di truffa e maltrattamenti. All’epoca (era il 2013), Giuseppe Steri – questo il suo nome – era stato arrestato dai carabinieri di Sennori e poi era stato mandato ai domiciliari da sua madre. Durante le indagini i militari, al comando del maresciallo Giuseppe Innocenti (che ha testimoniato nel processo), avevano scoperto che la 43enne di Sennori era solo una delle tante vittime dell’uomo. L’unica, però, che era riuscita a incastrarlo.

«Ero innamorata di lui e lui era pazzo di me – ha detto la donna, assistita dall’avvocato Mario Spanu, sentita come parte offesa davanti al giudice Mauro Pusceddu – Almeno così mi aveva fatto credere. In realtà mi ha raggirato abilmente. Quando otteneva ciò che voleva era amorevole e attento, ma se le sue richieste non venivano soddisfatte allora diventava violento. Verbalmente e fisicamente». La vittima era diventata talmente succube che, quando si era trovata senza più un soldo, aveva cominciato a chiedere prestiti ai familiari, raccontando loro una marea di bugie. E si era rivolta anche a persone poco raccomandabili.

Steri, infatti, le aveva fatto credere che di lì a poco sarebbe venuto in possesso di un importante lascito, un patrimonio immobiliare del valore di 600mila euro. E diceva che per definire le pratiche di proprietà aveva bisogno di liquidità per pagare il notaio. «Faceva finta di ricevere chiamate davanti a me e io gli credevo». Dopo tre mesi di conoscenza l’uomo si era trasferito a Sennori. «In poco tempo, sempre con i suoi raggiri e il suo finto amore, mi ha spinto a buttare fuori di casa mio figlio e mia nuora che vivevano con me. Mi induceva a chiamare diverse persone per chiedere soldi. Ero riuscita a dargli quasi diecimila euro, gli facevo i versamenti sulla postepay ma non bastava mai. Mi ero fidata di lui, mi diceva che quei soldi erano per il nostro futuro».

Era un truffatore talmente abile che un giorno l’aveva chiamata al telefono e le aveva detto di esser rimasto intrappolato nella zona del terremoto e di avere urgente bisogno di soldi. E allora via con l’ennesimo versamento nella postepay.

Ma quando a un certo punto la donna ha manifestato la difficoltà a trovare ancora contanti sono cominciate le minacce e le percosse: «Mi diceva: “Io ti faccio male, sei una puttana”. Mi strattonava e mi ha anche picchiato».

Alla fine, stremata, ha trovato la forza di denunciarlo. «Rannicchiata in un angolo, dopo aver subìto la sua violenza, un giorno ho trovato il coraggio di chiedere aiuto a mio figlio. E insieme siamo andati dai carabinieri per fare la denuncia».

Eppure nemmeno allora la donna era riuscita a liberarsi completamente di quel legame malato. Quando infatti i militari di Sennori, al comando dei marescialli Innocenti e Diego Paparella, cercavano Steri per arrestarlo, la 43enne aveva negato che lui fosse in paese. «Grazie al figlio – ha raccontato Innocenti in aula – sapemmo che la mamma quel giorno aveva cucinato per due. E infatti quando andammo a casa sua trovammo la tavola apparecchiata non per una sola persona. Ricordo che lui era in camera da letto, quasi certamente aveva provato a nascondersi nell’armadio». E così lo arrestarono.

Il processo a carico di Giuseppe Steri sta per concludersi. A metà marzo è prevista la discussione e poi ci sarà la sentenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative