La Nuova Sardegna

Allevatori, analisi a carico chiesto un aiuto regionale

di Antonello Palmas
Allevatori, analisi a carico chiesto un aiuto regionale

I Riformatori: fuori mercato chi esporta dal centro-sud dell’isola a causa dei costi Cossa: revoca dell’embargo e 300mila euro per gli esami sui capi bovini

27 febbraio 2020
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SASSARI. Devono pagare di tasca loro gli esami se vogliono movimentare i capi bovini e ovini, cioè se vogliono lavorare. Sono gli allevatori del centro-sud Sardegna, che hanno la sfortuna di operare in una zona di sorveglianza rispetto alla presenza della Blue tongue. Un costo di 25,08 euro per ogni animale che debba essere spostato oltre Tirreno o anche solo nel Sassarese, unica area esclusa.

Una spesa che di fatto mette fuori mercato chi lavora nel settore, soprattutto chi vende arieti o pecore. Sino al paradosso di chi ha corpi aziendali sul confine della linea che separa la zona rossa e bianca: per spostarsi da una parte all’altra, magari solo per la transumanza, un gregge di 100 pecore c’è chi si è visto costretto a spendere 2500 euro per le analisi che devono identificare la Pcr (proteina C Reattiva), la cui presenza nel sangue è indicatore di una infiammazione in atto. Un costo insostenibile per un settore non in buona salute.

Questo il motivo per cui ieri mattina il partito dei Riformatori ha presentato al presidente della Giunta e all’assessore regionale alla Sanità una interrogazione (primo firmatario l’onorevole Michele Cossa) chiedendo la revoca o la deroga della zona di sorveglianza e l’inserimento nella prossima finanziaria di un intervento economico da 300mila euro a favore del settore bovino da parte della Regione per ridurre gli alti costi delle analisi sierologiche. Il finanziamento sarebbe destinato direttamente all'Istituto zooprofilattico. Di recente Coldiretti aveva sollevato il caso delle aziende che da 17 mesi, dopo un caso registrato a Teulada nel settembre 2018, devono sopportare un “giogo” economico che di fatto le rende non competitive.

«Chi esporta, soprattutto dall'Ogliastra e dal Nuorese, ma non solo – dice Cossa –è fortemente penalizzato dalle norme per la movimentazione nella zona interessata dalla Blue tongue, troppo ampia, all'interno della quale scatta l'obbligo di costosi esami sierologici a loro carico». I capi nella zona interessata, 150 chilometri di raggio dalla zona infetta, sono almeno 10mila, concentrati soprattutto nell'Ogliastra e nel Nuorese, dove si allevano circa il 40% dei bovini da carne e circa il 30% del patrimonio ovino sardo.

«È un embargo assurdo, almeno da limitare visti gli stretti controlli che si stanno effettuando con esiti negativi – sostiene il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – anche perché stiamo azzoppando un settore, quello del bovino da carne, in un momento positivo. Ben venga quindi la proposta, considerato che l'embargo si concluderà solo il 17 ottobre e che il costo degli esami per gli allevatori costituisce una perdita secca».

«Ringraziamo i Riformatori per aver raccolto il nostro grido di aiuto – commenta il presidente Battista Cualbu – L’interrogazione ribadisce, come avevamo detto, la necessità di un intervento per revocare o ridurre la zona “rossa” e per abbattere i costi alti del Pcr, cosi come già avviene in Sicilia, dove è sceso a circa 6 euro». «Auspichiamo una riposta positiva del Consiglio regionale – dice il capogruppo dei Riformatori Aldo Salaris – perché stiamo parlando di un settore importante della nostra economia reale, formato da migliaia di piccole aziende che, con sacrificio e capacità, riescono a stare sul mercato».



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