La Nuova Sardegna

Contributi inesistenti per maturare le pensioni

di Mauro Lissia e Luciano Onnis
Contributi inesistenti per maturare le pensioni

Versamenti fantasma per 32 artigiani, indagato il direttore di un patronato Inca

29 febbraio 2020
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CAGLIARI. Mancano i contributi di qualche anno per maturare la pensione? Arriva l’aiutino, basta seguire le istruzioni del direttore del patronato Inca della Cgil: ecco che d’incanto nell’estratto contributivo del lavoratore compaiono versamenti datati anni Settanta, riferiti a un lontano apprendistato artigiano. Poca roba, due o tre anni. Ma quanto basta per completare il vissuto previdenziale di un artigiano o di un operaio e condurlo dritto all’assegno pensionistico. Sembrava una vicenda di piccolo cabotaggio locale, l’intervento della Procura di Cagliari l’ha scoperchiata d’improvviso mettendo in luce quella che finora viene valutata come una truffa ai danni dello Stato. L’indagato è uno solo: si chiama Antonello Deidda ed è il direttore presunto factotum dell’operazione quiescenza facile. Ieri mattina i carabinieri del Nil - Nucleo ispettorato del lavoro - insieme ai colleghi della polizia giudiziaria hanno perquisito le sedi Inca di Villacidro, Guspini e San Gavino, quelle dirette da Deidda fino al 13 gennaio, quando è stato sospeso dai vertici Cgil del sud Sardegna. I militari hanno perquisito anche l’abitazione e l’automobile di Deidda, che ricorderà il 28 febbraio come un giorno infausto: insieme alla notizia del decreto di perquisizione firmato dal sostituto Maria Virginia Boi il funzionario ha ricevuto la lettera di licenziamento legata - come ha spiegato il segretario della Cgil Camera del Lavoro Medio Campidano sud Sardegna, Antonello Congiu - alla caduta del vincolo fiduciario. All’ormai ex direttore non è rimasto che nominare i difensori, gli avvocati Guido Manca Bitti e Nicola Floris. Con loro discuterà la linea di difesa rispetto ad accuse piuttosto documentate e circostanziate, tutte contenute in due esposti mandati in Procura lo scorso mese di gennaio, dove le anomalie nei documenti previdenziali di 12 pensionati, poi diventati 32, sono state riscontrate dal patronato Cgil e soprattutto dall’Inps.

Le posizioni previdenziali all’esame degli investigatori sarebbero complessivamente 77 e coprirebbero un arco di tempo di quasi cinquant’anni. Impossibile, se di truffa si tratta, calcolare a quanto ammonti esattamente: qualcuno - stando alle ipotesi accusatorie - avrebbe ottenuto l’assegno prima del tempo, altri senza averne diritto grazie all’aggiunta postuma dei contributi per l’apprendistato artigiano pilotata dal direttore. La domanda però è un’altra: Deidda avrebbe offerto il suo servizio a persone consapevoli che si trattava di una truffa? E poi: avrebbe ricevuto qualcosa in cambio dell’aiuto? Dare risposte a queste domande significa allargare il campo dei potenziali indagati e rivisitare anche l’ipotesi di reato. Di certo come direttore di sedi Inca Deidda non era un pubblico ufficiale, quindi non scatterebbe la corruzione.

Un passo indietro per capire. A sentire puzza di bruciato è stato l’ufficio legale della Cgil quando l’Inps ha cominciato a sospendere l’erogazione di alcuni assegni mensili. I lavoratori si lamentavano e chiedevano spiegazioni, qualcosa non quadrava, mancavano riscontri di vecchi versamenti, al contenuto dei fascicoli personali di alcuni iscritti all’Inps non corrispondeva la posizione previdenziale: «Abbiamo chiesto chiarimenti a Deidda - ricorda il segretario Antonello Congiu - ma le risposte non sono state convincenti». Così, mentre Deidda - un dipendente Cgil – veniva sospeso dal servizio, sono partite due segnalazioni alla Procura, una dalla Camera del Lavoro e l’altra dall’Inps: «Abbiamo eseguito controlli e verifiche, quindi d’intesa col nostro avvocato Maurizio Barrella ci siamo messi a disposizione della magistratura per qualsiasi necessità e approfondimento». Gli esposti hanno completato la loro navigazione negli uffici di piazza Repubblica e ieri è arrivato il momento delle perquisizioni: «Non spetta a noi ipotizzare reati - avverte Congiu - la sola certezza è che Deidda ha deluso la fiducia del sindacato e il sindacato ha immediatamente preso le distanze da questa vicenda, cui la Cgil non intende neppure essere accostata. Si è rotto il rapporto fiduciario - insiste Congiu - e per questo abbiamo deciso di licenziare il direttore. Mi piacerebbe essermi sbagliato, vedremo che cosa emergerà dalle indagini». L’attesa non sarà lunga: i documenti viaggiano già verso la Procura.

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