La Nuova Sardegna

In cella con il sussidio denunciati sette furbetti

di Luciano Onnis
In cella con il sussidio denunciati sette furbetti

Blitz della Finanza: nei guai anche un negoziante e il suo dipendente in nero

01 marzo 2020
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Un detenuto, un negoziante, un suo dipendente in nero, lavoratori regolarmente assunti e con relativa posizione contributiva previdenziale che si fingono però disoccupati: nel calderone dei beneficiari del reddito di cittadinanza si trova un po’ di tutto. Il comando provinciale di Cagliari della guardia di finanza – che di recente aveva già smascherato diversi di questi furbetti, ne ha scovato dall’inizio dell’anno altri sette. E oltre a dover restituire per intero quanto irregolarmente percepito qualcuno dovrà rispondere di truffa davanti all’autorità giudiziaria.

Emerge così, come si temeva, che insieme a chi la compensazione sociale la percepisce legittimamente perché ne ha realmente bisogno, ci sono anche gli immancabili che riescono a ottenere ciò che non è dovuto grazie a sotterfugi che attestano condizioni economiche disagiate e quindi un bisogno di sostentamento. Diverse, e in alcuni casi particolari, le tecniche truffaldine riscontrate dalle fiamme gialle a Cagliari e provincia.

Il primo caso scoperto, sicuramente il più singolare ed eclatante, è quello di un commerciante che usufruiva del reddito di cittadinanza e che aveva alle sue dipendenze un lavoratore in nero, a sua volta anche lui beneficiario del sostentamento per gli indigenti. La scoperta è stata fatta dai finanzieri in un’attività commerciale durante un normale controllo sulla regolarità di assunzioni e contributi. Un dipendente del negozio è risultato lavoratore “in nero”, senza alcuna misura contrattuale e assistenziale. Ma non è finita lì perché i successivi approfondimenti dei militari hanno fatto emergere che il dipendente faceva parte di un nucleo familiare che percepiva anch'esso il reddito di cittadinanza. Risultato: segnalazione all’Inps ai fini della revoca del sostegno e recupero da parte dell'istituto previdenziale della somma indebitamente percepita. La persona, oltre a perdere il lavoro, seppure irregolare, dovrà restituire 8.620 euro allo Stato.

Ma non basta. Il datore di lavoro è risultato per il fisco evasore totale. E dire che aveva chiesto il reddito di cittadinanza dichiarando la non sussistenza di introiti economici. Oltre alla revoca dell’assegno previdenziale, dovrà restituire quanto illegittimamente percepito e dovrà risponderne in tribunale. Si configurerebbe il reato di truffa ai danni dello Stato.

Altro caso: quello di un detenuto che, proprio in ragione del suo stato, percepiva illecitamente il reddito di cittadinanza per il nucleo familiare e dovrà quindi restituire all’Inps 10.475 euro. Infine 4 lavoratori regolarmente assunti e del tutto in regola dal punto di vista retributivo e assistenziale: nonostante ciò, avevano chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza dichiarando di essere disoccupati.

«Fenomeno in crescita – commenta il tenente colonnello Edmondo Massa, comandante del Gruppo Cagliari della Guardia di finanza – il numero di denunciati è significativo e sono in corso ulteriori accertamenti. I settori più interessati dal fenomeno sono il commercio, la ristorazione, i pubblici esercizi come i bar». È proprio in questo campo di attività che proliferano i lavoratori in nero che, spesso d’accordo con i datori di lavoro, chiedono e ottengono di mantenere tale posizione occupazionale per poter beneficiare del reddito di cittadinanza, oltre allo stipendio.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative