Thiesi, bomba inesplosa davanti al caseificio Pinna
di Gianni Bazzoni
L’ordigno scoperto da un operaio. Due mesi fa l’attentato a un dipendente
03 marzo 2020
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THIESI. La miccia bruciacchiata, forse spenta durante il volo dall’esterno verso il piazzale dello stabilimento. L’involucro di cellophane con un ordigno rudimentale è stato scoperto ieri mattina poco prima delle 7, durante il cambio turno dei lavoratori del caseificio dei Fratelli Pinna a Thiesi. Immediato l’allarme e sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Bonorva e del comando provinciale di Sassari con gli artificieri. L’area è stata delimitata e le persone sono state tenute lontane fino a quando non sono stati completati i rilievi. Sentiti gli operai che per primi si sono resi conto della presenza dell’ordigno e i carabinieri hanno anche acquisito le immagini delle telecamere per cercare di avere elementi utili per le indagini.
Secondo le prime valutazioni, l’ordigno sarebbe stato lanciato dalla strada da qualcuno che conosce bene la zona e sapeva come muoversi per non essere notato. L’involucro è finito in uno dei due piazzali di manovra dove - di lì a poco - sarebbero cominciate le operazioni con movimentazione dei mezzi e quindi la presenza di diverse persone. E se l’ordigno fosse esploso poteva provocare conseguenze gravi.
La bomba scuote in maniera pesante un ambiente mai pienamente sereno, ma in questo momento in una fase di calma apparente. Ed è la prova che la vertenza latte continua a essere utilizzata da chi ha scelto la strada della violenza per lanciare segnali inquietanti e tenere il confronto sempre sotto quelle tensioni che hanno impedito - in alcuni casi - di avvicinare le posizioni.
I dirigenti dell’azienda di Thiesi ieri hanno scelto il silenzio. Poche parole, solo per manifestare preoccupazione per l’accaduto e per la tutela dell’azienda e dei circa 200 lavoratori. Un sistema che - se inteso nel suo complesso - si collega a tante altre posizioni lavorative indirette. E un no alla violenza già ribadito anche in altre occasioni.
Sull’episodio ha aperto una inchiesta la procura della Repubblica di Sassari che già sta seguendo un altro fatto grave: l’attentato di dicembre dello scorso anno, quando una bomba era stata fatta esplodere a Torralba, davanti alla casa di Giovanni Murru, uno dei dipendenti storici dell’azienda dei Fratelli Pinna. Anche in quella occasione non ci furono conseguenze per le persone solo per puro caso. Danni importanti e paura, e l’evidenza di un attacco mirato, senza necessità di particolari interpretazioni. Dopo due mesi ecco un nuovo segnale, in un momento in cui forse è stata abbassata la guardia e certe situazioni sono state sottovalutate. Agli sforzi fatti da più parti per rilanciare il dialogo e favorire il confronto, è arrivata una risposta con la bomba inesplosa che fa precipitare tutti nell’incertezza e in un clima di terrore.
All’azienda dei Fratelli Pinna è arrivata ieri la solidarietà del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop. Un messaggio vero per testimoniare la vicinanza a quella che viene considerata “un pezzo di storia dell’industria casearia sarda”. Insieme alla ferma condanna per un atto così grave.
«Questi episodi non hanno nulla a che fare con la forte e costante volontà di trovare il giusto equilibrio di mercato da parte di tutti gli operatori del settore – ha detto il presidente del Consorzio Salvatore Palitta – . Si tratta di «un atto vile, che colpisce uno dei nostri associati e purtroppo non incoraggia né favorisce una convivenza nel comparto lattiero-caseario che deve essere fruttuosa per tutti quelli che partecipano alla filiera, dai produttori di latte ai trasformatori».
Il presidente Palitta ha voluto ribadire che il Consorzio «sostiene con convinzione l’utilità di una sana contrapposizione, ma questo va oltre la volontà di tutti i protagonisti della filiera di trovare soluzioni utili e soddisfacenti per le esigenze di ciascuno e nell'interesse del comparto». Questi episodi – ha concluso – «lasciano una profonda amarezza e devono essere immediatamente bloccati».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Secondo le prime valutazioni, l’ordigno sarebbe stato lanciato dalla strada da qualcuno che conosce bene la zona e sapeva come muoversi per non essere notato. L’involucro è finito in uno dei due piazzali di manovra dove - di lì a poco - sarebbero cominciate le operazioni con movimentazione dei mezzi e quindi la presenza di diverse persone. E se l’ordigno fosse esploso poteva provocare conseguenze gravi.
La bomba scuote in maniera pesante un ambiente mai pienamente sereno, ma in questo momento in una fase di calma apparente. Ed è la prova che la vertenza latte continua a essere utilizzata da chi ha scelto la strada della violenza per lanciare segnali inquietanti e tenere il confronto sempre sotto quelle tensioni che hanno impedito - in alcuni casi - di avvicinare le posizioni.
I dirigenti dell’azienda di Thiesi ieri hanno scelto il silenzio. Poche parole, solo per manifestare preoccupazione per l’accaduto e per la tutela dell’azienda e dei circa 200 lavoratori. Un sistema che - se inteso nel suo complesso - si collega a tante altre posizioni lavorative indirette. E un no alla violenza già ribadito anche in altre occasioni.
Sull’episodio ha aperto una inchiesta la procura della Repubblica di Sassari che già sta seguendo un altro fatto grave: l’attentato di dicembre dello scorso anno, quando una bomba era stata fatta esplodere a Torralba, davanti alla casa di Giovanni Murru, uno dei dipendenti storici dell’azienda dei Fratelli Pinna. Anche in quella occasione non ci furono conseguenze per le persone solo per puro caso. Danni importanti e paura, e l’evidenza di un attacco mirato, senza necessità di particolari interpretazioni. Dopo due mesi ecco un nuovo segnale, in un momento in cui forse è stata abbassata la guardia e certe situazioni sono state sottovalutate. Agli sforzi fatti da più parti per rilanciare il dialogo e favorire il confronto, è arrivata una risposta con la bomba inesplosa che fa precipitare tutti nell’incertezza e in un clima di terrore.
All’azienda dei Fratelli Pinna è arrivata ieri la solidarietà del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop. Un messaggio vero per testimoniare la vicinanza a quella che viene considerata “un pezzo di storia dell’industria casearia sarda”. Insieme alla ferma condanna per un atto così grave.
«Questi episodi non hanno nulla a che fare con la forte e costante volontà di trovare il giusto equilibrio di mercato da parte di tutti gli operatori del settore – ha detto il presidente del Consorzio Salvatore Palitta – . Si tratta di «un atto vile, che colpisce uno dei nostri associati e purtroppo non incoraggia né favorisce una convivenza nel comparto lattiero-caseario che deve essere fruttuosa per tutti quelli che partecipano alla filiera, dai produttori di latte ai trasformatori».
Il presidente Palitta ha voluto ribadire che il Consorzio «sostiene con convinzione l’utilità di una sana contrapposizione, ma questo va oltre la volontà di tutti i protagonisti della filiera di trovare soluzioni utili e soddisfacenti per le esigenze di ciascuno e nell'interesse del comparto». Questi episodi – ha concluso – «lasciano una profonda amarezza e devono essere immediatamente bloccati».
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