La Nuova Sardegna

I sindaci chiedono verità: «Volpe 132, basta silenzio»

I sindaci chiedono verità: «Volpe 132, basta silenzio»

A Ottana una giornata per ricordare i due finanzieri morti 26 anni fa Il primo cittadino: è un diritto negato. Presenti anche Cuglieri e Decimomannu 

04 marzo 2020
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OTTANA. La società civile vuole abbattere il muro di silenzio che da 26 anni circonda la vicenda della Ustica sarda. È partita da Ottana la mobilitazione pacifica di tre comunità per aprire un varco nel muro di gomma che dal 1994 nasconde la verità sulla tragedia dell’elicottero della guardia di finanza Volpe 132, precipitato nel mare davanti a Capo Ferrato il 2 marzo del 1994. L’A-109 Agusta, con a bordo il maresciallo di Cuglieri Gianfranco Deriu di 41 anni e il brigadiere di Ottana Fabrizio Sedda di 28 anni, venne abbattuto: lo ha stabilito una perizia della Procura di Cagliari. Ma 26 anni di silenzi, depistaggi e pesanti sospetti non sono stati sufficienti per raccontare una verità sulla morte di due uomini in divisa, di due servitori dello Stato. Per questo motivo il Comune e la Pro loco di Ottana, nel giorno dell’anniversario, hanno voluto ricordare il concittadino Sedda e il maresciallo Deriu in una manifestazione che hanno chiamato “Il giorno del rumore”. Cioè il rumore della parola, dello sdegno composto, ma duro, di chi pretende verità e rispetto della legge. «Da oggi – ha detto il sindaco di Ottana Franco Saba – il 2 marzo per noi sarà sempre il giorno del rumore. Sarà un appuntamento per ricordare Fabrizio e Gianfranco, ma anche per ricordare a noi stessi un diritto che ci viene negato». Poi Saba, coetaneo e amico d’infanzia del brigadiere scomparso a Capo Ferrato, ha dedicato parole commosse a Fabrizio: «Da bambini giocavamo a guardie e ladri. Noi eravamo i ladri e Fabrizio sempre la guardia. Lavorare nelle forze dell’ordine era il suo sogno e lo ha realizzato».

Dopo Saba è stato il presidente della Pro loco Sandro Carboni a sottolineare come la comunità di Ottana abbia voluto lanciare un messaggio di civiltà e impegno perché il silenzio non oscuri la protesta per una giustizia negata. E che qualcosa sia davvero cambiato nella vicenda è stata la risposta partecipata e commossa di altre comunità. Come quella di Cuglieri (paese di Deriu), rappresentata dal vice sindaco Bruno Pibiri e dall’assessora alla Cultura Maria Franca Curcu. E come quella di Decimomannu, rappresentata dalla sindaca Anna Paola Marongiu, dalla sua vice Monica Cadeddu e dai consiglieri Claudia Serreli e Alessandro Muroni. Cuglieri e Decimomannu seguiranno Ottana nella denuncia e nella mobilitazione civile.

È solo l’inizio di un sorprendente processo di democrazia partecipata, di affermazione dei principi fondanti della legalità. Dopo la toccante testimonianza di un ex commilitone di Fabrizio Sedda, Armando Bonazzi, giunto appositamente da Roma per ricordare l’amico scomparso, la parola è passata alla giornalista e promotrice culturale Maria Barca e a Samanta Giusti che cura il programma di proiezioni del docufilm “Il grano e la volpe”, dedicato alla misteriosa vicenda di Volpe 132. Sono state loro a introdurre la proiezione dell’inchiesta giornalistica condotta da Vincenzo Guerrizio, Raffaele Manco e Francesco Deplano. Una ricostruzione degli eventi minuziosa e attenta, nella quale è possibile intuire cosa sia accaduto la sera del 2 marzo 1994 o comunque cosa le autorità militari non hanno saputo spiegare. Un film duro e raffinato, di forte impatto. In un clima di grande tensione emotiva è seguito un dibattito a cui hanno partecipato il giornalista Piero Mannironi, il regista Raffaele Manco, Samantha Giusti e Peppino Sedda, il fratello di Fabrizio, che da 26 anni combatte per conoscere la verità. Il risveglio della società civile ha l’altro ieri cambiato profondamente la storia di questa tragedia chiamata l’Ustica sarda. Perché ora una cosa è certa: “Il giorno del rumore” non sarà un episodio isolato, ma l’inizio di un percorso di affermazione di legalità.



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