La Nuova Sardegna

La truffa cinica di Fadda: sfruttare le figlie di Zdenka

di Nadia Cossu
La truffa cinica di Fadda: sfruttare le figlie di Zdenka

Aveva organizzato una raccolta fondi per fingere di aiutare una delle bimbe

05 marzo 2020
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SASSARI. Un salvadanaio realizzato con diverse foto di una delle due gemelle e la scritta “Aiutiamo ... ad affrontare il trapianto di cellule staminali”.

L’ultima trovata criminale di Francesco Baingio Douglas Fadda, poco tempo prima che uccidesse la compagna Zdenka Krejcikova in un bar di Sorso lo scorso 15 febbraio, era stata quella di girare per i locali di Sassari – e di chissà quanti altri paesi del circondario – per raccogliere soldi che, a suo dire, sarebbero serviti per un’operazione cui avrebbe dovuto sottoporsi una delle due figlie undicenni della vittima che ha gravi problemi di salute. Le patologie purtroppo esistono davvero ma non sono certo risolvibili con un intervento di quel tipo. E Fadda lo sapeva bene.

L’uomo, è stato accertato, si è presentato in un bar di Sassari (e la stessa cosa si ipotizza abbia fatto in altri locali) come padre della bambina (cosa non vera) e ha raccontato al gestore una storia strappalacrime. Ha quindi lasciato nome, cognome e numero di telefono scritto di suo pugno su un foglietto di carta che aveva poi attaccato sul fondo del salvadanaio.

In seguito all’esposto presentato in Procura dall’avvocato Daniela Masala – nominata tutrice legale delle due gemelle rimaste sole dopo la tragedia del 15 febbraio – il primo salvadanaio recuperato in un bar di via Roma a Sassari è stato sequestrato. «Ma chissà quante altre raccolte a suo nome ci saranno – spiega la Masala – E dobbiamo fermarle, perché si tratta di iniziative fasulle».

Per questo la tutrice ha diffuso una mail (avv.masaladaniela@gmail.com) chiedendo ai titolari di locali che abbiano ricevuto la “visita” di Fadda di prendere contatto con lei.

L’esposto dell’avvocato va a integrare il già corposo fascicolo aperto dalla magistratura nei confronti del 45enne indagato per l’omicidio della donna ceca di 40 anni al quale sono state contestate tutta una serie di aggravanti, tra cui la premeditazione. Adesso se ne aggiungerà un’altra, visto che la raccolta fondi per il trapianto di cellule staminali rivela l’intenzione dell’indagato di lucrare persino sulla malattia di una bambina di appena 11 anni. Che, oltretutto, aveva spacciato – mentendo – come sua figlia.

Una tragedia nella tragedia. Le due gemelle hanno assistito all’omicidio della mamma, accoltellata da quell’uomo di cui si fidavano, l’hanno anche accompagnata nella lunga agonia in auto verso Ossi. Hanno assistito al suo abbandono in quella casa di estranei e sono poi state trascinate nella folle fuga dell’assassino in auto.

Le bimbe sono ancora ricoverate in Neuropsichiatria infantile. Diversi specialisti si prendono cura di loro ogni giorno, insieme alla tutrice Daniela Masala che sta lavorando con grande professionalità e con amore per tentare di alleviare la sofferenza delle bimbe e allo stesso tempo pensare al loro futuro. «La situazione è molto delicata e bisognerà lavorare a lungo – è stato l’unico commento del legale – Adesso la priorità è preservarle il più possibile».

Per ora nessuno dei familiari si è fatto vivo dalla Repubblica Ceca ma non è escluso che nei prossimi giorni possa arrivare in Sardegna la nonna materna.

Intanto, sul fronte giudiziario, si attende l’esito degli accertamenti sui telefoni cellulari di Francesco Baingio Douglas Fadda sequestrati dagli inquirenti immediatamente sopo il delitto. Lorenzo Galisai, l’avvocato che difende l’indagato, nei prossimi giorni andrà in carcere a Bancali per parlare con il suo assistito.

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