La Nuova Sardegna

È scomparso Ferruccio Checchi, ex ostaggio dell’Anonima

di Paolo Merlini
È scomparso Ferruccio Checchi, ex ostaggio dell’Anonima

Rapito nel 1995 a Dorgali, creò il villaggio Palmasera a Cala Gonone

14 marzo 2020
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NUORO. Scompare un altro protagonista suo malgrado della stagione di sequestri degli anni Novanta, una delle più drammatiche nella storia dei rapimenti in Sardegna. Aveva 85 anni, si chiamava Ferruccio Checchi e nella primavera del 1995 era stato catturato nel suo regno turistico a Cala Gonone, il villaggio Palmasera. Viveva da tempo a Monterotondo, cittadina alle porte di Roma da dove era cominciata la sua avventura di imprenditore, fatta di alti e bassi ma di intuizioni spesso geniali e di continue sfide. Da semplice impiegato postale aveva aperto una fabbrica di camicie che ebbe una discreta notorietà, Rodrigo, omaggio al nome del suo primogenito. Ceduta l’azienda, apre un piccolo albergo a Tivoli, ma la svolta arriva all’inizio degli anni Settanta in Sardegna, quando scopre Cala Gonone. E riesce, nonostante malumori locali ma con appoggi politici importanti, e forse anche con capitali sardi, a costruire uno dei primi villaggi turistici di questa parte della costa orientale, il Palmasera appunto, struttura capace di 600 posti letto in riva al mare, a poche miglia dalle splendide Cala Fuili e Cala Luna. Proprio quest’ultima spiaggia nel 1974 diventerà il set del film più famoso di Lina Wertmüller, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”. Ed è proprio all’hotel Palmasera che la regista e la sua troupe fanno base durante le riprese. Chi c’era racconta le liti tra la protagonista Mariangela Melato e il compagno di allora Renzo Arbore, giunto in Sardegna con il fido Bracardi al seguito; o le avventure amorose di Giancarlo Giannini, molto ben disposto verso le ragazze sarde che facevano da controfigura alla Melato.

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Il blitz dei banditi. L’imprenditore viene rapito nel 1995, la sera del 18 maggio. La stagione turistica è alle porte e Checchi è nell’albergo con i familiari per i preparativi. Con lui ci sono la seconda moglie Gilda Romano, la figlia di tre anni Gioia e la baby sitter Medina. Alle 22,35 quattro banditi mascherati fanno irruzione nella hall, dove trovano l’albergatore e la moglie. Chiedono della bambina, che al momento è con la baby sitter in un’altra ala dell’albergo, e la madre risponde che la piccola Giada è rimasta a dormire a casa della zia. Era lei la vittima prescelta dai rapitori? Non è per nulla fantasioso supporlo, se è vero che poco tempo prima, nel 1992, un bambino di sette anni, Farouk Kassam, era stato sequestrato in Gallura, picchiato e mutilato durante il sequestro che si era protratto per quasi sei mesi. La banda allora ripiega sull’imprenditore e si dà alla fuga, non prima di aver legato e imbavagliato Gilda Romano e un dipendente del villaggio. Riusciranno a liberarsi dopo mezz’ora e dare l’allarme, quando il commando è già sulla strada per il Supramonte.

La lunga prigionia. Qui, a Lanaitho, in una grotta che si affaccia sulla vallata tra Oliena e Dorgali, Ferruccio Checchi resterà prigioniero per 160 giorni. Ìn quel momento in Sardegna ci sono altre tre persone vittime di sequestro: una di loro, l’imprenditrice di Abbasanta Vanna Licheri, verrà uccisa. Gli inquirenti erano convinti che dietro questi rapimenti ci fosse un’unica regia, se non addirittura una stessa banda. I beni della famiglia Checchi vennero posti sotto sequestro dalla magistratura, come prevedevano le norme per contrastare i rapimenti, ma venne comunque versato un riscatto di quattro miliardi e 250 milioni di lire (circa tre milioni e mezzo di euro di oggi) secondo quanto risultò dal processo che vide alla sbarra otto imputati. Nel 2001 la Cassazione confermò le pene per Nicolò “Cioccolato” Cossu (30 anni di carcere) , Tonino Crissantu (30), Giovanni Gaddone (29), Salvatore Carta (24), Sebastiano Gaddone (24) e Tonino Congiu (24). La corte aveva confermato l'assoluzione della sentenza d’appello per Nicola Dettori e Luigi Demurtas, condannati a 25 anni in primo grado.

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Cittadino onorario. Nel 2015 Checchi era diventato cittadino onorario di Dorgali. «Il sequestro non mi ha lasciato alcun segno. Venti giorni dopo la liberazione sono tornato a Cala Gonone per festeggiare il capodanno», aveva detto in quell’occasione Ferruccio Checchi con lo spirito un po’ guascone che ha contraddistinto la sua vita.

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