La Nuova Sardegna

Coronavirus in Sardegna, non solo i reparti: per chi è contagiato ospedali separati

Umberto Aime
Coronavirus in Sardegna, non solo i reparti: per chi è contagiato ospedali separati

Il Santissima Trinità di Cagliari potrebbe aprire la strada

22 marzo 2020
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CAGLIARI. L'emergenza coronavirus è tale che gli ospedali devono riorganizzarsi. È una necessità. Un obbligo. Finora sono stati troppi i contagiati fra il personale sanitario soprattutto a Sassari, Olbia e Nuoro, ma anche a Cagliari. Il sistema aperto, con i reparti uno vicino all'altro, non ha funzionato. Il virus l'ha fatta da padrone nelle corsie, nonostante i protocolli, applicati più o meno alla lettera, e i dispositivi di protezione individuale più o meno presenti. Al Santissima Trinità di Cagliari, uno dei tre ospedali di riferimento per il Covid-19, gli altri sono il Santissima Annunziata, a Sassari, e il San Francesco, a Nuoro, si fa sempre più strada l'ipotesi che possa essere trasformato in un coronavirus-hospital, con l'esclusione di qualunque altra patologia.

Un'altra riorganizzazione, questa volta del personale, è stata decisa proprio al Santissima Annunziata di Sassari. Nell'epicentro degli ultimi, tanti, casi positivi fra medici e infermieri, è stato rafforzato il personale in servizio nella palazzina per le malattie infettive dopo l'accorpamento di altri reparti. Anche l'Ordine dei medici di Oristano ha proposto all'Azienda sanitaria di formare una task force al San Martino. Qualcosa di simile potrebbe essere studiato al San Francesco di Nuoro, dove però la situazione sembra essere ritornata abbastanza sotto controllo dopo il ripetersi di casi positivi una settimana fa. Infine, al Giovanni Paolo II di Olbia è allo studio un rafforzamento dei sistemi interni di sicurezza sanitariaSantissima Trinità.

A Cagliari sono stati i primari a proporre alla Regione la trasformazione dell'ospedale in un'esclusiva area Covid-19. Hanno inviato una lettera all'assessore alla sanità, Mario Nieddu, in cui spiegano che «questa soluzione faciliterebbe, grazie alla centralizzazione, la gestione dei pazienti, limitando possibili diffusioni dell'epidemia soprattutto all'interno dei presidi sanitari». La proposta dei primari è stata sostenuta subito dal gruppo del Pd in Consiglio regionale, che, in una lettera inviata al governatore Christian Solinas, ha scritto: «Negli ospedali siamo di fronte a un'emergenza nell'emergenza e quindi è indispensabile intervenire anche nella logistica interna alle strutture».

L'opzione che il Santissima possa essere trasformato in un coronavirus-hospital è ora sul tavolo dell'Unità di crisi. Santissima Annunziata. All'indomani di un confronto in videoconferenza, che pare sia stato abbastanza animato e aspro, fra l'assessore alla sanità Mario Nieddu e i vertici dell'Azienda universitaria è stata decisa una profonda riorganizzazione, per «fronteggiare al meglio - come si legge in un comunicato - l'emergenza Covid-19». Nella palazzina di viale San Pietro, sono stati accorpati i reparti di clinica medica e patologia medica e nelle cosiddette Stecche bianche quello di otorinolaringoiatria con le cliniche maxillofacciale, chirurgia pediatrica e oculistica.

«Sarà così possibile - sottolinea Nicolò Orrù, direttore generale - mettere a disposizione il personale infermieristico lì dove è maggiormente necessario, mentre il resto del personale sarà pronto entrare in servizio in una seconda fase dell'emergenza». Per poi precisare che «il reparto di urologia - altro epicentro del contagio - non è chiuso, ma non ha più pazienti ricoverati».San Martino. È stato l'Ordine dei medici a suggerire all'Azienda sanitaria di costituire una task force formata dal responsabile del pronto soccorso, pneumologi, anestesisti e rianimatori, che «uniti alle professionalità e alle competenze presenti nell'ospedale possano sconfiggere insieme questo nemico invisibile e feroce».

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