La Nuova Sardegna

I contagi in ospedale due inchieste in Procura

di Gianni Bazzoni
I contagi in ospedale due inchieste in Procura

Sassari, le ipotesi di reato sono omicidio colposo ed epidemia colposa I direttori della Aou: protocolli rispettati ma le risorse erano poche

24 marzo 2020
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SASSARI. Mentre aumentano i morti - ieri altri tre a Sassari - va avanti l’inchiesta avviata dalla procura della Repubblica e seguita direttamente dal procuratore capo Gianni Caria. Sono due i fascicoli nei quali sta arrivando il materiale raccolto dai carabinieri del Nas di Sassari, della sezione di Polizia giudiziaria della Procura e degli specialisti dello Spresal -il Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro - e su cui sta lavorando il sostituto procuratore Paolo Piras. L a direzione Aou ha affidato la tutela legale all’avvocato Nicola Satta.

Le indagini. Omicidio colposo ed epidemia colposa, queste le ipotesi di reato. Il primo fascicolo è relativo alla morte del paziente uno contagiato in Cardiologia dove era ricoverato da una ventina di giorni e poi deceduto, il 15 marzo, agli Infettivi. Il secondo si riferisce alla situazione che si è verificata nel reparto Dialisi, dove pazienti e familiari hanno denunciato di essere stati abbandonati e hanno affidato le loro testimonianze anche a video e file audio che sono stati acquisiti dagli investigatori. L’obiettivo è quello di accertare che cosa non abbia funzionato nell’applicazione dei protocolli e dei piani di emergenza, perché c’è stata a Sassari una così elevata concentrazione di contagiati tra il personale sanitario (fino a sfiorare il 90 per cento) e se sono state adottate tutte le procedure per garantire la tutela e la sicurezza dei pazienti e di tutti coloro che hanno avuto accesso ai reparti prima che scattasse il blocco. Le valutazioni riguardano anche i contenuti. Cioè come è stato possibile predisporre piani e percorsi di emergenza se vi era già una carenza cronica di risorse e organici? È solo per questo che le cose non hanno funzionato o c’è dell’altro? E se ci sono state negligenze gravi a quale livello sono state commesse?

Parlano i medici. Ieri sulla vicenda sono intervenuti i direttori del Dipartimento dell’Aou di Sassari Francesco Bandiera, Maria Cossu, Salvatore Dessole, Alberto Porcu, Michele Portoghese, Stefano Profili e Corrado Rubino. «Al di là di alcune possibili mancanze, che forse potrebbero esserci state nei comportamenti di qualcuno (che non è facile prevenire perché se ne viene a conoscenza soltanto dopo che sono avvenute, nonostante nelle note emanate con largo anticipo le disposizioni di prevenzione fossero chiare) – hanno detto – è opportuno rimarcare che gran parte dei problemi potrebbero essere ricondotti alla carenza di risorse, sia di materiali sia degli organici. Tra i primi è sufficiente citare i tamponi con i relativi reagenti, la cui carenza non permette la diagnosi nei casi sospetti o a rischio di Sars-Cov-2 in tempo utile a isolare, curare o mettere in quarantena i soggetti positivi. Tra i secondi, soprattutto, la carenza di anestesisti e rianimatori, in questo momento in cui è necessario quadruplicare, i posti letto della Rianimazione. Per i quali esisteva già una carenza nel periodo pre-pandemia». I dirigenti sostengono che la direzione aziendale si è preparata tempestivamente all’arrivo della pandemia e, pur nella ristrettezza dei presidi, «ha da subito definito una strategia che ha limitato i danni. Quando in Lombardia scoppiavano i primi casi e si chiudevano i confini dei comuni del circondario milanese, a Sassari la direzione aziendale era già pronta ad allestire un pre-triage nel piazzale del Pronto soccorso che potesse arginare l'arrivo dall'esterno del Covid-19. Ma il nuovo virus non è entrato nella nostra azienda dal Pronto soccorso. Il virus era, con tutta probabilità, presente tra noi, in Sardegna, già tra fine gennaio e inizio febbraio poco dopo l'inizio della pandemia in Lombardia. A tal proposito, si ricordi che le possibilità di movimento erano del tutto libere sino a fine febbraio e gli spostamenti da e per la Lombardia sono frequenti. Pertanto, è più probabile che il virus sia entrato nella nostra Azienda attraverso asintomatici a cui, come si sa, non vengono effettuati i test».

Secondo i dirigenti Aou, «ci troviamo di fronte a un evento rarissimo, eccezionale, si potrebbe definire epocale, e qualsiasi organizzazione avrebbe avuto difficoltà a prevenire la diffusione ospedaliera dell’infezione (proveniente dalla comunità), specie con le nostre carenze strutturali, di mezzi e di personale. Sassari, a differenza di Cagliari, ha un solo ospedale e un solo Pronto soccorso (se si esclude quello con accesso diretto del Materno infantile), che deve far fronte contemporaneamente ai pazienti affetti da Covid+ e ai non Covid con patologie complesse pertinenti a tutte le altre discipline mediche e chirurgiche. È difficoltosa la demarcazione tra Covid+ e Covid-, ma sono stati individuati percorsi e zone separate, con reclutamento di spazi maggiori in base alla numerosità dei pazienti Covid».

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