La Nuova Sardegna

La giornata più nera: sei morti nell’isola

di Umberto Aime
La giornata più nera: sei morti nell’isola

Non si attenua la diffusione del contagio nel nord Sardegna

03 aprile 2020
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CAGLIARI. È arrivato il giorno più nero e terribile. In 24 ore sono morti sei pazienti ricoverati per il Covid-19. Finora mai era stato raggiunto un tetto così alto in una sola giornata. Il numero totale di chi purtroppo non ce l’ha fatta sale a 40. Le ultime vittime della pandemia sono ancora una volta anziani e in gran parte sono del Nord Sardegna, che continua a mantenere questo triste primato, è il 65 per cento sul totale dei decessi, oltre a quello del più alto numero di contagiati. Erano nati a Sassari un donna di 80 anni e un uomo di 90. Ad Alghero e Sorso, invece, altre due donne, avevano 95 e 89 anni. La conferma del loro decesso è arrivata dal bollettino ufficiale dell’Unità di crisi dopo essere stata anticipata dal servizio del 118, nel primo caso, e dal sindaco del Comune della Romangia, nel secondo. Le altre due vittime sono ancora due anziani: un uomo di Siniscola, aveva 86 anni, e una donna di Fonni, 80. Il bollettino non dice altro, ma si sa che tutti i sei pazienti erano ricoverati da diversi giorni in condizioni gravissime ed erano affetti da patologie pregresse. Sono comunque le loro date di nascita a ribadire che sono sempre gli anziani la parte sociale più a rischio. «Lo sappiamo purtroppo sin dall’inizio – ha detto con tristezza il governatore Christian Solinas nel consueto punto stampa – e stiamo facendo di tutto per proteggerli il più possibile. Soprattutto da giorni siamo impegnati a innalzare il cordone sanitario in tutte le case di riposo, che sono un’emergenza nell’emergenza, e infatti continuerà senza sosta lo screening a tappeto nelle strutture per ridurre al minimo i focolai». Anche se i cinici modelli matematici sono impietosi nelle loro proiezioni: «La percentuale dei decessi finora ha oscillato e continuerà a oscillare intorno al 5 per cento di chi è risultato positivo al tampone». La Sardegna è allineata su questa media, ma «più riusciremo a interrompere la catena dei contagi – ha sottolineato Solinas – più diminuiranno queste tragiche percentuali».

I contagiati. Il numero è salito a 794, con un ennesimo picco rispetto a mercoledì. I nuovi casi sono 49, in gran parte concentrati nel Nord Sardegna, quindi da Sassari fino a Olbia, dov’è stato toccato il 70 per cento dei positivi al test. Ora in quell’area i contagiati sono 528, il 66 per cento abbondante del totale regionale. Al secondo posto c’è sempre la Città metropolitana di Cagliari, 126 casi, poi la Provincia del Sud Sardegna, 62, che ha superato Nuoro, 60, mentre Oristano ha avuto un incremento di tre positivi, passando da 15 a 18.

I ricoverati. In Sardegna continua a essere basso il numero di ricoverati, sono 141 in tutto di cui 24 in terapia intensiva. È in crescita invece il numero di positivi in quarantena sanitaria a casa, sono ormai l’80 per cento, ed è in aumento anche quello dei guariti, saliti a 36. Finora in Sardegna sono stati eseguiti 5970 tamponi e per fortuna la curva di quelli risultati negativi aumenta di giorno in giorno.

L’obiettivo. «La riduzione del numero di morti è il vero traguardo da raggiungere – ha detto il governatore – e lo potremo centrare solo quando cominceremo a raccogliere gli effetti delle prescrizioni di contenimento sociale messe in campo. Lo ripeto: sono divieti che tutti dobbiamo rispettare in questa fase molto delicata ma soprattutto decisiva se puntiamo, come dobbiamo puntare, a far scendere in picchiata la curva dei contagi».

L’analisi. Nella parte finale del punto stampa, il governatore ha commentato anche l’ipotesi di un nuovo accentramento della sanità nelle mani dello Stato. «Sarebbe un errore – ha detto – Tutte le Regioni hanno dimostrato grande capacità di reagire con tempestività all’epidemia, riuscendo ciascuna a far fronte alle esigenze reali del territorio anche nelle situazioni più drammatiche. Credo, invece, che nell’emergenza lo Stato debba caricarsi sulle spalle solo il compito di sostenere le Regioni con mezzi e risorse».

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