Coronavirus, il virologo Burioni: «In Sardegna si può riaprire per gradi»

Gli esperti appoggiano l’idea lanciata da Crisanti di fare dell’isola un laboratorio. «Sì ad aree pilota dove monitorare l’evoluzione del contagio». Cautela sui tempi
CAGLIARI. «Sì, quella della Sardegna rispetto al quadro nazionale sembra una situazione fortunata, quindi l’idea di creare delle aree pilota circoscritte dove in prospettiva ridurre gradualmente le misure di contenimento e tracciare il contagio è realizzabile»: a parlare è Roberto Burioni, virologo, docente all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e star della divulgazione scientifica via web e televisione, che ha accettato di commentare l’idea lanciata dal collega Pietro Crisanti dell’Università di Padova, fare dell’isola un laboratorio in vista della fase 2, primo step verso il riavvicinamento del Paese alla normalità. Burioni non vede controindicazioni e neppure rischi in una scelta che farebbe della Sardegna il battistrada scientifico nella lotta alla pandemia da Covid-19, un’isola dove il monitoraggio del contagio potrebbe essere eseguito con rigore e precisione grazie agli strumenti offerti dalla tecnologia. Verrebbero create zone protette, dove chiunque entri deve avere a disposizione uno smartphone e un’applicazione che lo mantiene all’interno di una rete in cui movimenti e contatti siano immediatamente visibili e registrabili. Questo sistema pregiudicherebbe la privacy ma garantirebbe la possibilità di muoversi, perché l’eventuale contagio risulterebbe mappabile. È un’idea che piace alla scienza ma che potrebbe suscitare reazioni diverse fra i cittadini, forse non tutti disponibili a partecipare a un Grande fratello in chiave di prevenzione sanitaria.
L’utilità però non è discutibile: «Conosco i dati sardi sul contagio, sui ricoveri e sui decessi - conferma Burioni - e se sono esatti, come non ho alcuna ragione di dubitare, non vedo rischi ad avviare al momento opportuno la nuova fase. Cagliari e Oristano potrebbero essere le aree più indicate per cominciare, ma tutta la Sardegna gode di una situazione favorevole, se non altro perché si tratta di un’isola». Sui tempi per un’eventuale partenza Burioni non si sbilancia, allineandosi alla posizione ormai diffusa nella comunità scientifica nazionale, mai più previsioni di fronte a un virus che ancor’oggi offre più misteri che certezze: «Non si può parlare di tempi, bisognerà valutare in base ai dati disponibili – sono le parole del virologo – la certezza per il prossimo futuro è che dovrà essere imposto l’uso delle mascherine a tutti e in tutte le situazioni, mentre l’ipotesi di distanziare anche i conviventi dipende dalla presenza in casa di una persona positiva. In quel caso è inevitabile».
Indecifrabile perché non esposta l’opinione di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani di Roma. Non appena il cronista ha fatto riferimento nella prima domanda al collega Crisanti il celebre virologo ha chiuso bruscamente la conversazione: «No, non rispondo a queste provocazioni – ha detto con tono alterato – il collega... no, non si mischia la lana con la seta, buonasera».