La Nuova Sardegna

I buoni per fare la spesa la corsa è cominciata

di Antonello Palmas
I buoni per fare la spesa la corsa è cominciata

I Comuni hanno avviato la distribuzione, oltre 40mila le domande presentate

10 aprile 2020
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SASSARI. Una misura necessaria per restituire la speranza e ossigeno alle tante famiglie piegate economicamente dal Covid-19. I 400 milioni stanziati dallo Stato tramite il decreto 658 della protezione civile che i Comuni stanno trasformando in buoni spesa per l’acquisto di beni di prima necessità sono destinati a quelli che potremmo definire i “nuovi poveri” creati dall’emergenza sanitaria: gente che sino a ieri aveva un lavoro e uno stipendio e che oggi si ritrova con l’azienda bloccata o col negozio chiuso dalle direttive nazionali. Si stima che il numero dei sardi che alla fine avranno fatto domanda sarà intorno a 40mila, anche se ancora con ci sono dati totali. Di quella cifra alla Sardegna spettano 12,551 milioni di euro, suddivisi per ciascuno dei 377 comuni isolani. La divisione è stata fatta sulla base di due criteri: la quota A (l’80%), è legata al numero degli abitanti; la quota B (il 20%), è data dalla differenza tra reddito comunale pro capite e reddito medio nazionale pro capite. Sassari è il Comune che ha ricevuto di più (oltre 821mila euro), seguita da Cagliari (814mila), mentre Baradili – il comune più piccolo dell’isola – è in coda con 708 euro.

Manuela Pintus, sindaca di Arborea, parla di «un numero di domande in crescita costante per accedere ai 30.785 euro a disposizione per il nostro Comune. Il decreto prevede che vi sia una priorità per le famiglie messe in crisi dall’emergenza Covid. Dopo la domanda fatta per via telematica, occorre verificare che non ci siano altre forme di sostegno in corso (reddito di cittadinanza, Rei). La metà dei soldi sono già stati impegnati nel giro di 4 giorni dall’avviso. Sinora abbiamo ricevuto 40 domande». Le cifre erogate variano: una famiglia con un solo componente può vedersi accreditare da 50 a 200 euro a seconda della situazione. Per due persone si va da un minimo di 100 euro a un massimo di 300, sino ad arrivare ai 700 euro massimo per sei componenti. La modalità di erogazione scelta, al via in queste ore, è quella dei carnet con 5 buoni da 10 euro, timbrati a secco per evitare falsificazioni.

Diversa la scelta del Comune di Fonni: la sindaca Daniela Falconi, spiega che «si è deciso di non dare un buono, ma un aiuto economico versato direttamente sul conto corrente con l’obbligo per il beneficiario di spendere nei beni previsti e presentarci poi le pezze giustificative. Lo scopo è mantenere la riservatezza in un paese così piccolo ma anche favorire l’acquisto di beni come un agnello da un pastore che altrimenti sarebbe stato difficile e che aiuta la nostra economia. Abbiamo evaso tutte le domande, 50, dei 38mila euro del budget ne sono rimasti 3-4000. A ogni famiglia spettava un massimo di 500 euro. Inoltre siamo consorziati col banco alimentare e le parrocchie che raccolgono le donazioni, stiamo ragionando con calma sull’idea di aggiungere fondi dal bilancio comunale, l’emergenza potrebbe durare». «La maggior parte di coloro che hanno fatto domanda a Guasila, che usufruisce di 25mila euro, un centinaio, sono persone che sinora non erano note ai servizi sociali, imprenditori o dipendenti che si sono visti chiudere l’attività, spesso ristoranti o addetti dell’edilizia – spiega la sindaca Paola Casula – Noi con i carnet abbiamo già consegnato gli aiuti a 54 famiglie, altre 20 contiamo di accontentarle in queste ore e lasciamo per ora fuori altri 20 che non rientrano tra i casi prioritari». Per dare un’idea, un nucleo di due persone prende da 150 a 300 euro. I commercianti del circuito di negozi aderenti saranno saldati a consegnando una nota di pagamento una volta alla settimana. Da sottolineare la solidarietà delle imprese in un momento affatto facile: 2000 euro in buoni spesa che potranno essere aggiunti al budget. E poi gli sconti di alcuni esercizi commerciali per chi è in difficoltà, le collette alimentari. Probabile il taglio della tassazione per le attività: «Non ce la sentiamo di chiedere imposte in questo momento».

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