La Nuova Sardegna

Il Pd: soldi a fondo perduto per salvare le imprese

di Umberto Aime
Il Pd: soldi a fondo perduto per salvare le imprese

La proposta di legge per restituire liquidità a 60mila aziende oggi chiuse Bonus immediati fino a 10mila euro coperti da 200 milioni di Fondi europei

20 aprile 2020
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CAGLIARI. Micro e piccole imprese hanno bisogno di soldi freschi, a fondo perduto, per far fronte ai costi fissi – dagli affitti alle bollette – che hanno pagato e dovranno continuare a farlo nonostante la chiusura e una ripartenza ancora tutta da decifrare. Da questa analisi, molto realistica, nasce la proposta di legge del gruppo del Pd in Consiglio regionale per destinare 200 milioni di contributi a «un mondo, quelle appunto delle micro e piccole imprese che da solo vale il 99 per cento della nostra economia e oltre l’83 per cento dell’occupazione». Tra l’altro, ribadisce Cesare Moriconi, vicepresidente della commissione bilancio, sarebbe un «intervento pronta cassa, a burocrazia zero, che permetterebbe alle aziende di ripartire, potendo contare su una liquidità appena ritirano su le serrande, o comunque riprendere l’attività con le spalle più coperte».

La proposta. In attesa di conoscere le intenzioni della Giunta per quanto riguarda gli annunciati «congrui prestiti a favore delle imprese», il disegno di legge ancora non è stato trasmesso al Consiglio regionale, i Dem si sono portati avanti col lavoro. «Chiederemo – ribadisce Moriconi – che la nostra proposta sia discussa in tempi rapidissimi in commissione e votata dall’Aula. Non c’è altro tempo da perdere, o correremo il rischio che queste imprese, pensiamo al commercio, riaprano sì i battenti, ma dopo pochi mesi finirebbero per richiudere, stavolta per sempre, proprio a causa di quei costi fissi, che non potranno essere pagati visto che la ripresa sarà comunque molto lenta».

Il meccanismo. La proposta del Pd è questa: un contributo a fondo perduto di 2mila euro destinato al titolare dell’azienda, più altri mille, sempre incassati dal proprietario, per ogni dipendente che ha in carico. Fino a un massimo di 10mila euro a fondo perduto. In concreto, stando ai dati Istat, in Sardegna sono oltre 100mila le micro imprese, da zero a 9 buste paga, e 3mila quelle piccole, da 10 a 49 lavoratori. Ma da questo primo censimento vanno sottratte quelle che hanno proseguito comunque l’attività, perché considerate indispensabili e quindi escluse dalla maxi chiusura. Al netto di questo calcolo, a beneficiare del contributo sarebbero 60mila imprese, chiuse da mesi, che danno lavoro a 150mila persone.

L’esempio. Un’impresa che, oltre al titolare, ha due dipendenti, con contratto annuale, o quattro, se assunti per sei mesi a testa, otterrebbe un contributo di 4mila euro. Duemila per il proprietario e il resto, altri 2mila, perché ha due dipendenti. Va chiarito: il bonus ipotizzato è a favore dell’imprenditore e lo potrà spendere come vuole per i costi aziendali. Non dei lavoratori, che invece, in questi mesi, hanno avuto gran parte dello stipendio garantito dalla cassa integrazione in deroga.

Zero burocrazia. La procedura proposta è molto snella. Basterà autocertificare l’iscrizione alla Camera di commercio, il tipo di attività e quanti sono i dipendenti. «In pochissimi giorni – sottolinea Moriconi – le imprese avrebbero a disposizione quella liquidità di cui hanno assoluto bisogno per ripartire».

La copertura finanziaria. Secondo il Pd, i 200 milioni necessari saranno garantiti dai finanziamenti europei per lo sviluppo regionale non ancora impegnati. «Sono soldi che la Regione ha in cassa – spiega Moriconi – vanno solo riassegnati ed è possibile farlo con un procedura snella che domani, in commissione bilancio, proporremo al Consiglio».

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