La Nuova Sardegna

Centri impiego, ecco gli sportelli digitali: 500 dipendenti per dare risposte ai disoccupati sardi

di Stefano Ambu
Colloqui in un centro per l'impiego
Colloqui in un centro per l'impiego

I primi dati sull'occupazione fanno presagire una crisi accelerata e verticale. Il direttore dell'Aspal Massimo Temussi: il personale in telelavoro fa fronte ogni giorno a un'onda di Sos  nonostante la chiusura all'utenza

21 aprile 2020
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CAGLIARI. C'è un grafico elaborato dall'Aspal che può spiegare anche a un bambino delle elementari l'impatto del Covid 19 sul lavoro in Sardegna. Riguarda la variazione percentuale di assunzioni tra le prime tredici settimane del 2019 e quelle del 2020. La linea del tragico anno in corso disegna quasi una collinetta, che significa più venti per cento, sino ai primi giorni di gennaio. Molto bene. Poi l'aria cambia, l'entusiasmo e le firme sui contratti diminuiscono. E, alla settima settimana, quando ci sono i primi casi in Italia, dalla collinetta parte una sentierino in discesa che si trasforma in un precipizio. Verso l'inferno del meno sessanta per cento.

Le voci percentualmente più consistenti sono quelle del turismo: tra alberghi e ristoranti - 60 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Pesante il bilancio anche per attività artistiche (-61 per cento), trasporti (-54), servizi immobiliari (-59). Numeri che diventeranno, facile tirare le somme, disoccupati in più. Che busseranno alle porte anche dell’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro.

Per l'Aspal una svolta quasi storica: se gli ospedali sono la prima linea della battaglia all'emergenza sanitaria i centri per l'impiego saranno verosimilmente l'equivalente per la lotta alla crisi economica e occupazionale. Una guerra da combattere con mezzi nuovi. Perché ci saranno più richieste. Ma bisognerà tenere conto del fatto che dovranno essere affrontate con le regole della distanza e della dotazione di dispositivi di protezione. E con un'esigenza che è già nella testa degli utenti: evitare il più possibile uffici e sale d'aspetto. Ma l'Aspal è già "dentro" la sfida. Il futuro? È già presente. Dai colloqui ai video colloqui. Primi test già effettuati- conferma il direttore Massimo Temussi- ma l'obiettivo è quello di sperimentarli entro il mese in tutti e ventotto Cpi della Sardegna.

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"Il Covid - conferma il numero uno dell'Agenzia di via Is Mirrionis a Cagliari-, dai dati che Aspal raccoglie e rappresenta nell'osservatorio, ha accelerato alcune procedure senza diminuire l'attenzione all'utente che è il nostro punto di forza. Infatti oltre 500 dipendenti oggi sono in telelavoro ma rispondono ogni giorno telematicamente nonostante la chiusura all'utenza, anche se intendiamo ripartire al più presto con regole nuove che garantiscano la sicurezza sanitaria".

Cambiamenti che si vedranno subito. "Già da maggio la logistica dei Cpi- continua- cambierà con regole di accesso pianificate e utilizzo di nuovi strumenti telematici che sono oggi in sperimentazione come il video colloquio, registrazioni video in remoto e massimo utilizzo di strumenti informatici già possibili ma che tardavano a decollare. Questo aspetto paradossalmente ha velocizzato alcune procedure che prima facevamo in presenza e che sono invece perfettamente funzionali a distanza".

Inevitabile uno sguardo sulla disoccupazione post Covid. "I primi dati elaborati settimanalmente fanno presagire una crisi molto diversa dal passato, accelerata e verticale nel breve periodo, che necessita di interventi di politica passiva e attiva assieme per evitare di ricadere nell'assistenzialismo che ha lasciato segni pesanti nella nostra economia per diversi anni. Nella crisi 2008 i paesi che hanno vinto la sfida del lavoro sono Germania e paesi del nord Europa che hanno triplicato investimenti sui centri per l'impiego e formazione. L'Italia contrariamente a questo li aveva dimezzati".

Accelerazione anche sulle competenze richieste ai futuri lavoratori: "I percorsi formativi di politica attiva vedranno un’impennata nei prossimi anni di professioni digitali oggi imprescindibili come materie specialistiche o trasversali a tutti i percorsi universitari o scolastici. La formazione professionale nel breve periodo può aiutare ad accorciare le distanze ed è la politica attiva per eccellenza. Abbiamo dimostrato come in un mese il lavoro a distanza sia decuplicato e possibile con strumenti telematici. Sempre più le professioni del futuro saranno legate a questi skills che proprio in questa crisi pandemica rappresentano una importante via d'uscita e soluzione da cui difficilmente torneremo indietro anche a crisi finita, sia nel settore pubblico che privato".

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