In stand by il “piano ripartenze”
Da lunedì le prime aperture, ma il decreto a cui sta lavorando Conte è ancora in fase di elaborazione
25 aprile 2020
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[FIRMA&LUOGO]di Serenella Mattera
<MC>ROMA
[TESTO]Il Veneto riapre un po', Milano lancia il suo «piano di adattamento», Roma fa le prove di trasporto pubblico a numero limitato. In attesa delle linee guida del governo per la «fase 2», sono gli enti locali e muovere i primi passi. Lo fanno le Regioni del Nord, che premono per aprire tutto quel che si può il prima possibile, magari il 27 aprile. Lo fanno i Comuni che, non senza qualche tensione con i governatori, rivendicano la loro centralità e, in nome di ciò, anche risorse. Mentre sindacati e imprese, dopo una maratona notturna al tavolo del governo, siglano l'intesa per rafforzare protocolli di sicurezza, dalle mascherine allo smart working, e sanzioni per chi sgarra che potrebbero essere inserite nel nuovo dpcm, con la sospensione delle imprese che non rispettano le nuove norme. È in coordinamento con tutti gli attori che vuole muoversi il governo e perciò sceglie di non entrare in conflitto con il presidente del Veneto Luca Zaia, che annuncia l'allentamento del lockdown in Veneto. Il premier Giuseppe Conte si prende qualche ora in più per scrivere il piano nazionale (e il dpcm) che detterà le regole per la ripartenza dal 4 maggio. Della fase 2 discute con i ministri in Cdm e poi in serata con i capi delegazione e con i ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo, perché c'è ancora la possibilità di far partire singoli settori dal 27: la pressione di imprese e governatori è fortissima e dunque oggi potrebbe arrivare un primo annuncio e lo sblocco, con decreto del ministro dello Sviluppo. I ministri ne discutono con il premier per ore, da posizioni diverse. Quanto alla ripartenza per tutti, il piano potrebbe arrivare domenica e il dpcm con tutte le norme entro l'inizio della prossima settimana. Prima di firmarlo, Conte tornerà a riunire la cabina di regia con gli enti locali. E un nuovo confronto potrebbe esserci anche con il comitato tecnico scientifico e con Vittorio Colao, che dovrebbe riunire la sua task force nelle prossime ore per proseguire il lavoro sulla fase 2. L'idea resta quella di allentare il lockdown dal 4 maggio, eliminando anche l'autocertificazione per gli spostamenti se non al di fuori della propria Regione, e poi entro il mese scaglionare le aperture, con l'idea di aprire i negozi l'11, i bar e ristoranti il 18. Si studiano misure per permettere anche ai musei di riaprire e soluzioni per lo sport. La preoccupazione, in generale, è non riuscire più a contenere la stanchezza dei cittadini, che si somma alle difficoltà economiche: i ministri lo dicono nel confronto al tavolo del Cdm, che a tratti si fa vivace, in cui ognuno presenta le sue proposte, dall'apertura dei campi estivi sostenuta da Elena Bonetti, al grande tema dei trasporti, che è al momento forse quello che più impensierisce. Non solo con la limitazione del ricorso ai mezzi pubblici potrebbe esserci un caos per il traffico nelle vie cittadine, ma servono anche risorse ingenti per garantire adeguamenti dei mezzi e personale che controlli gli accessi. E bisogna essere pronti dal 4 maggio. Per poter essere pronti, i Comuni chiedono al governo risorse ingenti: sono loro, è il messaggio che i rappresentanti dell'Anci ribadiscono anche ai capigruppo di maggioranza, l'epicentro della crisi e lo snodo cruciale. E intanto spiegano che lavorano per farsi trovare pronti: i presidenti di Anci Antonio Decaro e di Upi, Michele de Pascale, al termine di un incontro con il ministro Paola de Micheli, annunciano un accordo sui protocolli di sicurezza, per far ripartire i cantieri pubblici, dalle scuole alle carceri, «anche prima del 4 maggio».
<MC>ROMA
[TESTO]Il Veneto riapre un po', Milano lancia il suo «piano di adattamento», Roma fa le prove di trasporto pubblico a numero limitato. In attesa delle linee guida del governo per la «fase 2», sono gli enti locali e muovere i primi passi. Lo fanno le Regioni del Nord, che premono per aprire tutto quel che si può il prima possibile, magari il 27 aprile. Lo fanno i Comuni che, non senza qualche tensione con i governatori, rivendicano la loro centralità e, in nome di ciò, anche risorse. Mentre sindacati e imprese, dopo una maratona notturna al tavolo del governo, siglano l'intesa per rafforzare protocolli di sicurezza, dalle mascherine allo smart working, e sanzioni per chi sgarra che potrebbero essere inserite nel nuovo dpcm, con la sospensione delle imprese che non rispettano le nuove norme. È in coordinamento con tutti gli attori che vuole muoversi il governo e perciò sceglie di non entrare in conflitto con il presidente del Veneto Luca Zaia, che annuncia l'allentamento del lockdown in Veneto. Il premier Giuseppe Conte si prende qualche ora in più per scrivere il piano nazionale (e il dpcm) che detterà le regole per la ripartenza dal 4 maggio. Della fase 2 discute con i ministri in Cdm e poi in serata con i capi delegazione e con i ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro, Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo, perché c'è ancora la possibilità di far partire singoli settori dal 27: la pressione di imprese e governatori è fortissima e dunque oggi potrebbe arrivare un primo annuncio e lo sblocco, con decreto del ministro dello Sviluppo. I ministri ne discutono con il premier per ore, da posizioni diverse. Quanto alla ripartenza per tutti, il piano potrebbe arrivare domenica e il dpcm con tutte le norme entro l'inizio della prossima settimana. Prima di firmarlo, Conte tornerà a riunire la cabina di regia con gli enti locali. E un nuovo confronto potrebbe esserci anche con il comitato tecnico scientifico e con Vittorio Colao, che dovrebbe riunire la sua task force nelle prossime ore per proseguire il lavoro sulla fase 2. L'idea resta quella di allentare il lockdown dal 4 maggio, eliminando anche l'autocertificazione per gli spostamenti se non al di fuori della propria Regione, e poi entro il mese scaglionare le aperture, con l'idea di aprire i negozi l'11, i bar e ristoranti il 18. Si studiano misure per permettere anche ai musei di riaprire e soluzioni per lo sport. La preoccupazione, in generale, è non riuscire più a contenere la stanchezza dei cittadini, che si somma alle difficoltà economiche: i ministri lo dicono nel confronto al tavolo del Cdm, che a tratti si fa vivace, in cui ognuno presenta le sue proposte, dall'apertura dei campi estivi sostenuta da Elena Bonetti, al grande tema dei trasporti, che è al momento forse quello che più impensierisce. Non solo con la limitazione del ricorso ai mezzi pubblici potrebbe esserci un caos per il traffico nelle vie cittadine, ma servono anche risorse ingenti per garantire adeguamenti dei mezzi e personale che controlli gli accessi. E bisogna essere pronti dal 4 maggio. Per poter essere pronti, i Comuni chiedono al governo risorse ingenti: sono loro, è il messaggio che i rappresentanti dell'Anci ribadiscono anche ai capigruppo di maggioranza, l'epicentro della crisi e lo snodo cruciale. E intanto spiegano che lavorano per farsi trovare pronti: i presidenti di Anci Antonio Decaro e di Upi, Michele de Pascale, al termine di un incontro con il ministro Paola de Micheli, annunciano un accordo sui protocolli di sicurezza, per far ripartire i cantieri pubblici, dalle scuole alle carceri, «anche prima del 4 maggio».