La Nuova Sardegna

Frana il ponte ricostruito dopo l’alluvione del 2013

di Dario Budroni
Frana il ponte ricostruito dopo l’alluvione del 2013

Le basi in cemento armato sono crollate dopo la forte pioggia dei giorni scorsi I lavori sulla Olbia-Tempio fermi da un anno: la ripresa era prevista per aprile

01 maggio 2020
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OLBIA. Le basi in cemento armato sono collassate. La potenza dell’acqua ha smontato l’attraversamento idraulico di un fiumiciattolo che scorre giù dalla montagna. Per via della forte pioggia dei giorni scorsi, la gigantesca struttura si è mossa e infine spaccata. È uno scenario che farebbe accapponare la pelle in qualsiasi contesto. Ma tutto diventa ancora più inquietante perché è successo proprio sulla strada di Monte Pino. Esattamente a poche centinaia di metri dal luogo in cui, nell’alluvione del 2013, tre persone hanno perso la vita dopo che le loro auto erano state inghiottite da una voragine aperta dal fango. La struttura danneggiata non era stata ancora completata. Era stata lasciata neanche a metà come l’intero cantiere che, se non si fosse fermato, avrebbe dovuto permettere la riapertura della strada provinciale 38 bis che collega Olbia con Tempio.

Cosa è successo. I lavori per ricostruire la strada di Monte Pino, tagliata in due dalla frana del 18 novembre 2013, erano cominciati nel maggio 2018 e sarebbero dovuti terminare nell’agosto 2019. Lo scorso giugno, invece, l’impresa vincitrice dell’appalto, l’Imp di Carloforte, aveva comunicato all’Anas di aver fermato le ruspe per via di alcune difficoltà. Il cantiere era stato quindi lasciato incompiuto, inchiodato al 30%. Compresi i nove attraversamenti idraulici che sarebbero dovuti servire per far scorrere l’acqua sotto il livello stradale. Tunnel in cemento armato progettati e in parte costruiti per sostituire i vecchi e troppo stretti tubolari di ferro. Ed è proprio uno dei nuovi attraversamenti idraulici a essere stato travolto dalla piena di un rigagnolo. Un ruscello che la pioggia della scorsa settimana ha trasformato in un fiume impazzito.

Nuovo scandalo. L’impresa, prima di andare via, aveva fatto in tempo a realizzare la base di cemento armato dell’attraversamento. Tutto poi era rimasto immobile, fino a quando, pochi giorni fa, l’acqua ha trascinato via la terra ed enormi massi di granito. Ma non solo. L’acqua piovana si è infilata sotto il basamento del nuovo tunnel, danneggiando la struttura a gradoni. L’attraversamento idraulico si è spaccato ed è clamorosamente collassato in più punti. Non servono gli occhi di un ingegnere per rendersi conto della portata del danno. Per fortuna, comunque, stavolta nessuno si è fatto male. Il cantiere è chiuso e la strada non è stata ancora ricostruita. Viene da chiedersi, però, cosa sarebbe successo se l’opera fosse stata terminata, considerato che sono migliaia le persone che ogni giorno si muovo tra l’alta e la bassa Gallura.

Eterna incompiuta. Quello dell’attraversamento idraulico travolto dall’acqua è solo l’ultimo e triste capitolo della storia della strada di Monte Pino. Il fatto più grave risale al 18 novembre del 2013, quando il fango aveva portato via la strada trascinando con sé anche due auto. Tre i morti: Bruno Fiore, Sebastiana Brundu e Maria Loriga. Il processo per fare luce sulla loro morte è ancora in corso. Invece nel maggio 2018, dopo un ritardo da record, erano stati finalmente avviati i lavori per la ricostruzione della strada. Ma circa un anno fa, quando il cantiere avrebbe dovuto trovarsi in prossimità del traguardo, il consigliere regionale Pd Giuseppe Meloni aveva denunciato nuovi e preoccupanti ritardi. Due settimane più tardi, l’impresa che si era aggiudicata l’appalto da quasi 6 milioni di euro (finanziato dall’Anas) aveva infine alzato bandiera bianca per motivi economici. Dopo mesi di silenzio, lo scorso 28 febbraio, poco prima del lockdown, era cominciata la messa in sicurezza del cantiere. L’assessore regionale ai Lavori pubblici, Roberto Frongia, aveva detto che il cantiere sarebbe stato riaperto entro aprile. Inoltre aveva spiegato che l’aggiudicazione dei lavori sarebbe dovuta avvenire attraverso un accordo quadro con l’obiettivo di semplificare l’iter di affidamento dell’appalto.

Disagi infiniti. La strada provinciale 38 unisce Olbia con Tempio. Una arteria di estrema importanza che dal 2013 si ritrova interrotta, causando una infinita serie di disagi per chi ogni giorno deve muoversi da una parte all’altra della Gallura. Nel corso degli anni è nato il Comitato Pro Monte Pino, che continua a battersi senza sosta per la riapertura della strada.

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